L’allarme dell’Onu sui rischi cui sono esposti i giornalisti impegnati a difesa delle risorse del pianeta

L’Unesco denuncia come negli ultimi quindici anni gli attacchi contro i giornalisti siano cresciuti in maniera esponenziale. Sono stati 750 e continuano ad aumentare. Mentre le condanne sono pochissime, lasciando più del 90% delle violenze impunite. È più facile chiudere la bocca di coloro che fanno informazione. In particolar modo dei giornalisti “ambientali”, i più esposti in questa nuova epoca della storia. L’ha denunciato il segretario generale delle Nazioni Unite lo scorso 3 maggio. Negli ultimi anni sono stati uccisi centinaia di giornalisti che si sono occupati delle conseguenze dei conflitti ecologico-distributivi, ovunque in aumento a causa di un capitalismo estrattivo che ha bisogno di prendere dalla Terra molto di più rispetto alle sue capacità di autorigenerazione e autorganizzazione.

 

È questo che genera ovunque impatti catastrofici in termini sociali e ambientali. Rifugiati climatici, maggiori disuguaglianze, distruzione delle economie locali, aumento delle emissioni in atmosfera, perdita di biodiversità, pandemie, guerre: solo per citarne alcuni. Raccontare, dare voce, approfondire le conseguenze sui territori e sulle vite delle persone generate dal modello di sviluppo, denunciare il ricatto economico e il razzismo ambientale a cui intere comunità o popolazioni vengono sottoposte, è sempre più pericoloso per i giornalisti ambientali.

 

Nell’epoca in cui l’umanità vive una crisi senza precedenti la libertà dei media è ancora più importante. I giornalisti ambientali hanno un ruolo determinante per far comprendere ai cittadini la vera posta in gioco. Sui temi legati alla crisi ecologica e alle sue soluzioni, il diritto a una buona informazione di qualità è fondamentale per garantire la democrazia.

 

Le destre al governo, fedeli esecutrici degli interessi delle lobby del fossile e delle armi, lo ritengono evidentemente un privilegio accessorio (più che un diritto). Come vorrebbero anche nel nostro Paese, visti i continui tentativi di bavaglio, censura, intimidazione e utilizzo spropositato del proprio potere istituzionale. Ci preferiscono sudditi, più che cittadini. Altro che Dio, patria e famiglia. Soldi, armi e fossili sono i veri riferimenti delle destre nel mondo.

 

Oggi è sempre più forte e denso il grumo di interessi che mette insieme economia estrattiva, armi, destre, finanza speculativa e criminalità organizzata. Non deve sorprendere che sempre più spesso vengano uccisi o minacciati giornalisti impegnati a raccontare la verità su megaprogetti estrattivi, disboscamenti, desertificazione, innalzamento dei mari, gestione rifiuti, bracconaggio, sversamenti, privatizzazioni dei beni comuni, distruzione di biodiversità e paesaggi. L’obiettivo è rendere invisibili le vite e le voci delle vittime, delle comunità e, soprattutto, delle alternative possibili. Perché, se grazie al lavoro dei giornalisti ambientali venissimo correttamente informati del fallimento di queste politiche e dell’insostenibilità del modello di sviluppo neoliberista, i cittadini e le cittadine si mobiliterebbero e agirebbero per dare voce e gambe alle alternative.

 

Se vogliamo che continui a esistere un’opinione pubblica, oggi è ancora più importante difendere e sostenere la libertà di stampa e dei giornalisti a fare il proprio lavoro. Facciamo Eco!