IL PRESIDENTE IRANIANO RAISI MORTO IN UN INCIDENTE
"Non c'è alcun segno di vita" sul luogo dell'incidente dell'elicottero che ieri aveva a bordo il presidente della Repubblica islamica d'Iran, Ebrahim Raisi. A riferirlo alla televisione di Stato è stato il responsabile della Mezzaluna Rossa, Pir Hossein Kolivand. La notizia è stata confermata anche dall'agenzia Mehr. "Tutti i passeggeri dell'elicottero che trasportava il presidente e il ministro degli Esteri iraniani sono diventati martiri", si legge. E la stessa tv di Stato ha confermato ufficialmente dla morte di Raisi, definendolo "martire del servizio" e precisando che saranno resi noti presto il luogo e l'ora della cerimonia funebre. A bordo, con il presidente, c'erano anche il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, il governatore dell'Azerbaigian orientale, Malek Rahmati, e l'ayatollah Mohammad Ali Ale-Hashem, rappresentante del leader della rivoluzione islamica nella provincia dell'Azarbaigian orientale. Secondo le prime informazioni, l'elicottero del presidente che era diretto a Tabriz, in un convoglio con altri due velivoli, si sarebbe schiantato in un'area con una fitta foresta nell'Azerbaigian orientale, nei pressi del villaggio di Uzi, nelle foreste di Asbaran. Le condizioni meteorologiche erano pessime, c'era una densa nebbia, e dopo essere precipitato, l'elicottero sarebbe andato in fiamme, bruciando completamente. Dopo ore di ricerche nella zona, ostacolate dalle condizioni meteo che hanno causato la perdita di contatto con i membri delle squadre di soccorso inviate sul posto, la tv di stato iraniana ha riferito che sono stati ritrovati i rottami dell'elicottero precipitato. Il capo della Mezzaluna Rossa iraniana, Pir Hossein Kolivand, ha quindi dichiarato alla TV di stato: "Possiamo vedere i rottami e la situazione non sembra buona". Le prime immagini girate sul posto, sembrano mostrare che l'elicottero di Raisi si sarebbe schiantato contro la cima di una montagna, secondo i media statali iraniani, che al momento non si sbilanciano sulle cause dello schianto. L'ipotesi per ora più accreditata è che l'elicottero sia precipitato a causa del maltempo.
MELONI CHIAMA LE DESTRE A RACCOLTA, 'UNITI PER CAMBIARE L'UE'
I migranti e le "follie" green. La famiglia e il no alle teorie gender, la difesa delle imprese e degli agricoltori da concorrenti che non hanno regole. Giorgia Meloni appare in video a ora di pranzo alla kermesse di Vox, rispolvera i temi identitari e condivisi (non l'Ucraina),chiama i conservatori, tutti, all'unità di fronte alla sfida "decisiva" delle elezioni europee. E rilancia, di fronte a una platea già galvanizzata, il sogno di una maggioranza tutta di centrodestra che metta fine a quelle "alleanze innaturali e controproducenti" che hanno governato finora a Bruxelles. Anche se le destre sono in crescita, rispedire all'opposizione i socialisti resta una partita difficilissima, sondaggi alla mano, ma in piena campagna elettorale tutti i partiti sono impegnati a capitalizzare il più possibile il consenso. Ecco allora che l'Europa deve ritrovare "orgoglio e identità" che la sinistra vuole "cancellare", scandisce la premier, con toni ben più moderati di altre apparizioni alla kermesse del partito dell'estrema destra spagnola. Oggi la sua posizione è diversa da quel 2021 di "yo soy Giorgia" gridato in presenza sempre alla convention di Vox. "Sono la prima presidente del Consiglio di destra, la prima donna", rivendica, respingendo al mittente le accuse di volere "distruggere l'Europa" che non hanno fatto che "rafforzarci". Oggi Meloni si collega in video, "per non sottrarre tempo ai suoi impegni istituzionali" come ripetono dal partito, anche se poi attacca a testa bassa quelle scelte e "priorità" tutte "sbagliate" dell'ultima legislatura europea a traino socialista. "Ci attacca dalla Spagna dicendo che la sinistra cancella l'identità" ma "le ricordiamo dall'Italia che dopo un anno e mezzo al governo lei sta cancellando la libertà delle persone", insorge Elly Schlein. Mentre Italia Viva accusa Meloni di posizioni "strumentali" perché "si appresta a spalancare le braccia a Marine Le Pen e a Vicktor Orban così come ieri (strumentalmente) abbracciava una Von der Leyen oggi ammaccata, e per questo rapidamente scaricata". Certo le critiche sono esplicitamente rivolte ai socialisti ma il convitato di pietra resta in effetti von der Leyen, che ha guidato la Commissione in questi 5 anni ed è espressione di quel Ppe che ha perpetuato l'alleanza con la sinistra. La premier non la cita mai a differenza di Marine Le Pen che la addita come nemica della "vera Europa" a braccetto con Emmanuel Macron. Immediati gli applausi della Lega di Matteo Salvini, che torna subito a chiedere che "la totalità dei partiti alternativi alla sinistra, anche in Italia, confermino l'indisponibilità ad alleanze innaturali con i socialisti o con il bellicista Macron". Uno scenario, auspicato peraltro anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto ("spero in un'alleanza che comprenda il centrodestra e la destra" ha detto in tv), ma che non piace per niente a Forza Italia e ai moderati. Il perno a Bruxelles, è il ragionamento, rimane il Ppe (che sarà peraltro con ogni probabilità di nuovo il gruppo più numeroso) e le intese non si possono fare con chi "è ostile all'Europa" come Le Pen, ribadisce Maurizio Gasparri proprio nel giorno in cui si registrano segnali di riavvicinamento tra la leader del Rassemblement National e la premier. "Ci sono punti in comune", dice Le Pen prima di parlare davanti ai "patrioti" riuniti al Palacio Vistalegre di Madrid, acclamatissima, quasi quanto il presidente argentino Javier Milei. E' lui il più atteso e il più applaudito, anche se i "circa 10mila" presenti, secondo i calcoli di Vox, apprezzano tutti gli interventi, compreso quello di Viktor Orban che invita i "patrioti" a "occupare Bruxelles". Milei però si prende la scena in stile rockstar e apre il suo intervento cantando 'Panic show', pezzo hard rock del gruppo argentino La Renga. Cambia pure le parole per attaccare 'los zurdos', i detestati rivali della sinistra. E poi, con impeto, prende di mira la moglie di Pedro Sanchez: "è corrotta" dice Milei, ricevendo la condanna da parte dell'Alto rappresentante per la Politica estera della Ue, Josep Borrell, e scatenando una crisi diplomatica con la Spagna, che convoca l'ambasciatore
SETTIMANA DECISIVA PER L'INCHIESTA LIGURIA. AL VIA COPIE DISPOSITIVI DI TOTI. BUCCI OGGI DAI PM
Una settimana che potrebbe essere decisiva per l'inchiesta sulla presunta corruzione che ha terremotato la regione Liguria facendo finire agli arresti domiciliari il presidente Toti. Già domani dovrebbero essere effettuate le copie forensi di telefoni, computer e altri dispositivi del governatore e poi degli altri indagati. Saranno acquisiti messaggi e mail, verosimilmente con l'uso di parole chiave. Tutto materiale che servirà ad integrare e a cercare riscontri alla già corposa documentazione e alle intercettazioni alla base dell'inchiesta. Sempre domani inoltre scadono i termini per i ricorsi da presentare al Tribunale del Riesame. Per ora l'unico a fare appello è stato l'imprenditore Mauro Vianello. Toti, ha fatto sapere la difesa, non ricorrerà al Riesame. Così come Aldo Spinelli, ai domiciliari come il governatore. Toti attende, come ribadito dal legale Stefano Savi, di essere interrogato dai pm ma i magistrati hanno fatto sapere che prima di ascoltarlo intendono approfondire i punti dell'inchiesta. In questo senso determinanti saranno le audizioni di testi in programma da domani tra cui anche il sindaco di Genova Bucci. Inoltre i pm hanno manifestato l'intenzione di volere riascoltare, forse già domani, il file della registrazione dell'interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, e in particolare le parole trascritte come "finanziamenti illeciti". Parole poi contestate da Spinelli jr con una comunicazione dei legali sostenendo di avere parlato di "finanziamenti leciti". Per gli inquirenti allo stato fa fede la trascrizione effettuata e, comunque, da quanto chiarito, questo aspetto non cambia il quadro per l'imputazione di corruzione anche a carico del Governatore, per come delineata. A rafforzare questa accusa, secondo la Procura, l'episodio in cui una manager della società Icon, proprietaria del 45% delle quote sociali della Spinelli srl (a sua volta socio di maggioranza della Terminal Rinfuse Genova), Ivana Semeraro, replicando a Spinelli senior che le chiedeva aiuto per le donazioni a Toti, lo metteva esplicitamente in guardia su un possibile risvolto penale: "questa è corruzione, non pago", diceva all'imprenditore al telefono. La conversazione è del 20 settembre 2021 e la manager fa presente a Aldo Spinelli che per "un problema di reputazione non possiamo fare donazioni a partiti politici, perché può essere vista come corruzione". L'episodio è stato affrontato anche durante l'interrogatorio di garanzia del figlio di Spinelli che in proposito ha detto ai magistrati: "Quando Semeraro mi ha detto che non poteva autorizzare il pagamento io ero l'uomo più felice del mondo… Mio padre poi ci dribblava, dava l'ordine diretto, ho fatto legge, non posso chiedere a un fondo di schermarmi". E sulle vicende portuali è stato ascoltati per 5 ore venerdì Giorgio Carozzi, membro del Comitato Portuale che assegnò la concessione a Spinelli. "Ho votato in scienza e coscienza, nessuno mi ha fatto pressioni", ha detto ma la testimonianza avrebbe confermato quanto emerge dalle intercettazioni, le "pressioni degli Spinelli" per ottenere la proroga per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse.
CHICO FORTI TRASFERITO A VERONA, PRESTO VEDRÀ LA MADRE MENTRE IL CODACONS CHIEDE UN'INDAGINE SULLE SPESE PER IL RIENTRO
Da Miami a Roma. Da Roma a Verona. Sempre dietro le sbarre, ma più vicino a casa. E con la prospettiva di rivedere dopo ben 16 anni la madre 96enne. Per Chico Forti, l'ergastolano trentino rientrato sabato in Italia dopo 24 anni di condanna scontati in Florida, gli ultimi giorni sono stati pieni di emozioni e di speranza. Il 65enne ha passato la sua prima notte del rientro in Patria nel carcere di Rebibbia, dopo essere stato accolto dalla premier Giorgia Meloni al suo arrivo all'aeroporto militare di Pratica di Mare. In mattinata, a bordo di un mezzo della Polizia penitenziaria, è stato trasferito nel carcere di Verona. La sua prima richiesta, rivedere la madre: "è per lei che mi sono mantenuto così, spero di poterla visitare presto. Non vedo l'ora di riabbracciarla", ha detto. In un appello rivolto lo scorso anno alla premier, Maria Loner Forti ha ricordato l'ultima volta che aveva visto il figlio: "andai a trovarlo in carcere in America per i miei 80 anni. Poi non ho più avuto la forza di muovermi. Avevo perso quasi tutte le speranze. Poi Chico, ogni volta che lo sentivo, mi esortava a resistere fino a quando non lo avessi ancora abbracciato. E così ho sempre fatto". Appena arrivato nell'istituto di pena scaligero l'uomo ha compilato ed inoltrato agli uffici competenti la richiesta di avere un permesso urgente per raggiungere Trento e vedere l'anziana donna. La domanda per il permesso, che sarà di poche ore, deve essere vagliata ed accordata dal Tribunale di sorveglianza. Secondo il legale, Carlo Della Vedova, "non è possibile il diniego" della richiesta, visto che è "un diritto di tutti i detenuti". Una decisione potrebbe dunque essere imminente, tenendo anche conto che il trasferimento a Verona, inizialmente preventivato per lunedì, è stato invece anticipato di un giorno. I passi successivi, per Forti, punteranno ad ottenere la libertà condizionale. Un beneficio - non previsto con la sua condanna negli Usa dove vige il 'fine pena mai'. 'lifetime without parole - che si può concedere "dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo e se il condannato ha dimostrato condotta irreprensibile". Allo scadere del 26/o anno - manca poco più di un anno - potrebbe così uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni di libertà vigilata al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà. L'uomo potrà ricevere visite. Una delle prime quella di Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fratelli d'Italia eletto all'estero e 'facilitatore' per il trasferimento del condannato in Italia. "In tutto il mondo - ha spiegato - ci sono oltre duemila italiani in prigione, la metà dei quali in regime di carcere preventivo. Farò di tutto per continuare il mio lavoro a garanzia di un giusto processo per chi non ne ha ancora avuto uno, per far liberare chi è innocente e far trasferire in Italia chi deve finire di scontare la sua pena, se le leggi internazionali lo permetteranno". E, come viene spesso in questi casi, non manca l'esposto del Codacons. L'associazione presenterà domani una denuncia alla magistratura contabile chiedendo di aprire un'indagine sulla spesa sostenuta dallo Stato italiano per il rientro del detenuto. "Al di là della scelta del tutto assurda della premier Meloni di accogliere Forti all'aeroporto di Pratica di mare - scrive il presidente Carlo Rienzi - appare indispensabile capire i motivi che hanno portato lo Stato a destinare ingenti risorse economiche per il rientro in Italia. Si apprende infatti che il ritorno dell'ex imprenditore da Miami sarebbe avvenuto con un Falcon 900 del 31esimo Stormo dell'Aeronautica italiana, aereo pagato dagli italiani con soldi pubblici".
GENTILONI: "LE QUOTE DEI FONDI UE FURONO DECISE DA UN ALGORITMO"
"Emettere debito comune per 800 miliardi senza dedicare un euro a progetti comuni è stata un'occasione persa. Tutti questi soldi sono stati dati in base a un algoritmo ai vari Paesi, mentre è chiaro che i finanziamenti comuni europei dovrebbero innanzitutto andare a progetti comuni". Lo ha detto il commissario europeo Paolo Gentiloni, in un'intervista rilasciata nel libro di Paolo Valentino 'Nelle vene di Bruxelles. Storie e segreti della capitale d'Europa', edito da Solferino, di cui il Corriere della sera pubblica un estratto. "Parlo delle quote di finanziamento assegnate ai diversi Paesi. Non sono state negoziate dai capi di governo. Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l'altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi). C'è un po' di retorica italiana sul fatto che abbiamo conquistato un sacco di soldi. Non è vero. L'Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all'algoritmo", spiega Gentiloni. Per l'ex premier "è una situazione un po' delicata quella in cui si svolgono queste elezioni, dove il grande tema è che l'Unione ha fatto dei passi avanti straordinari ma il mondo è avanzato ancora più velocemente. Jacques Delors diceva che, se il mondo accelera, anche noi dobbiamo farlo. Il problema è che noi abbiamo accelerato ma il mondo ha accelerato molto molto di più".
ROBERTO SALIS: "NON SI SA LA DATA DEI DOMICILIARI DI ILARIA"
"Non sappiamo ancora la data" in cui Ilaria Salis potrà essere trasferita ai domiciliari in Ungheria, "stiamo aspettando l'espletamento della burocrazia relativa al trasferimento dei fondi. Il bonifico è stato fatto e aspettiamo che arrivi il prima possibile". Così Roberto Salis, padre di Ilaria, a margine dell'incontro "Per l'Europa libera, giusta e sostenibile" in corso a Milano, spiegando che lei "è euforica ma anche un po' stressata, perché sapere che puoi finalmente uscire ma senza sapere quando, crea un po' di stress". "Sembrava che la potessero mandare ai domiciliari già venerdì e addirittura le hanno portato via il cellulare che usa per comunicare", ha spiegato. "Poi però hanno capito che era stato deciso ma che era condizionato dall'arrivo dei fondi, per cui è tornato tutto indietro e le hanno dato un altro cellulare". Una volta che sarà stata spostata ai domiciliari rimarrà poi il problema "gravissimo" della sicurezza e bisognerà "considerare anche quella di tutte le persone che stanno intorno a Ilaria e che dovranno andare al suo domicilio per assisterla e accudirla in tutte le sue necessità". A chi gli ha chiesto se il trasferimento ai domiciliari possa influire sulla campagna elettorale, Roberto Salis ha detto "no" perché "tutte le persone che stanno accingendosi a votarla hanno capito perfettamente che comunque non è cambiato nulla. Il processo ingiusto è ancora in corso, Ilaria rischia fino a 24 anni di carcere e il passaggio ai domiciliari peggiora la situazione perché un giorno in carcere vale un giorno, un giorno ai domiciliari vale un quinto di un giorno".