A Bologna c'è stato il primo Forum sociale sull’abitare: per gestire l’emergenza è necessario coniugare i diritti della collettività con la giustizia ambientale

Quante sono le famiglie che rischiano di finire per strada in Italia? Quante vivono un’emergenza abitativa a causa dell’aumento degli affitti, dei mutui, dell’energia e della precarietà lavorativa? Quante invece vedono peggiorare il loro diritto all’abitare per la turistificazione e gentrificazione che aggredisce molti dei nostri centri storici? E quante ancora sono marginalizzate dai processi di privatizzazione dei servizi e degli spazi urbani che hanno reso certe aree troppo costose o inaccessibili? Sono più di 2,5 milioni le famiglie in emergenza e 150 al giorno vengono sfrattate. L’aumento delle disuguaglianze e l’assenza di risposte pubbliche mettono a rischio il diritto alla casa ed all’abitare la città ad un numero sempre maggiore di persone.

 

Per questo si sono incontrati a Bologna lo scorso mese più di 300 attivisti/e. Studiare e promuovere dal basso proposte e soluzioni condivise, attraverso un approccio sistemico e interdisciplinare che non guarda solo al tema della casa. È l’obiettivo che ha portato alla nascita del primo Forum sociale sull’abitare. Una coalizione sociale ampia e plurale che mette insieme Unione inquilini, Rete nazionale coabitare solidale, Alta tensione abitativa, FioPsd, Cgil, Banca Etica, Cnca, Arci e tante altre realtà di base. Insieme per affrontare la questione abitativa nel suo complesso, ripensando il ruolo del pubblico e della comunità. Perché rispondere oggi alla questione abitativa ci impone di guardare con occhi diversi alle nostre città, mettendo al centro l’impegno sui diritti sociali e la giustizia ambientale. Il diritto alla casa è oggi sempre più legato alle questioni del welfare, alla rigenerazione partecipata delle città, così come alle modalità con cui si costruiscono e portano avanti politiche di inclusione, piani di adattamento climatico, e così via.

 

I tre giorni di discussione hanno consentito scambi ed elaborazioni all’altezza dei cambiamenti e dei processi in corso. Diviso su tre tavoli di lavoro, il Forum sociale abitare ha affrontato la dimensione nazionale, quella locale e le pratiche innovative con cui in questi anni è stato modificato il nostro rapporto con il territorio. 

 

Sono 19 le proposte e gli obiettivi per un’agenda che finalmente guarda alla casa mettendo al centro la relazione tra equità sociale e sostenibilità ambientale. Sospensione di sfratti e sgomberi; nuove regole per il mercato degli affitti a breve; realizzazione di nuovi studentati e garanzia di sostegno per quelli fuori sede; stop alla dismissione degli alloggi pubblici e della gestione privatistica dell’Erp; utilizzo dei finanziamenti nazionali per il settore fuori dal Patto di stabilità come prevede la Risoluzione del Parlamento Europeo del gennaio 2021 sulla casa; nuovo piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e sociale per rispondere alla domanda di oltre 700 mila case popolari; riconversione energetica del patrimonio, inclusi i beni confiscati alle mafie; promozione dell’autorecupero nei regolamenti comunali; promozione di una legge che limiti le piattaforme e l’aumento degli affitti; analisi degli effetti negativi dell’intelligenza artificiale sulle città; abrogazione della legge Lupi e impegno contro il DL Bisa che vuole criminalizzare gli occupanti. Sono per citarne alcune.

 

Serve una nuova visione. Un cambiamento del senso sociale e culturale dell’abitare, sempre più relazionato e connesso a diritti sociali, giustizia ambientale ed ecologica. Facciamo Eco!