Analisi
Meloni e Schlein, tornano destra e sinistra: due modelli per l’Europa
Il risultato del voto conferma l’Italia come avanguardia: continua l’ondata nera iniziata nel settembre 2022, ma si apre anche una strada nuova per la sinistra, che vince praticamente solo nel nostro Paese. Un bipolarismo di nuovo conio, che privilegia la radicalità delle posizioni e taglia fuori neocentrismi e paludismi
Giorgia Meloni regina dell’Europa di destra, Elly Schlein possibile modello per l’Europa di sinistra, e un bipolarismo di nuovo conio – solo un milione di voti separa il primo partito, Fdi, dal secondo, Pd - che privilegia la chiarezza e la radicalità delle posizioni, mai visto prima nel nostro Paese.
L’Italia politica si sveglia un po' diversa, dopo queste elezioni europee: per la prima volta è andata a votare meno della metà degli elettori, per la prima volta il meccanismo elettorale – pur proporzionale – ha privilegiato la verticalità sulla consueta italica orizzontalità delle posizioni, l'ipotassi sulla paratassi, sfrondando via dal panorama tutta una serie di partiti piccoli e piccolini, adusi a fare da aghi della bilancia del quadro generale e invece stavolta rimasti fuori dalla porta. Nel campo dell’opposizione, in particolare, si è prodotto uno sfrondamento analogo a quello che, a destra, si era prodotto già nel 2022, e che questi risultati confermano: fuori Renzi e gli Stati uniti d’europa, fuori Calenda; giù il Movimento di Conte, in parallelo al crollo della Lega, che si conferma. Festeggiano Avs, fortemente a sinistra. E Forza italia, fortemente moderata.
Con queste elezioni europee l’Italia si conferma, ancora una volta, avanguardia nel panorama politico del vecchio continente. L’ascesa della leader di Fratelli d’Italia nel 2022 ha anticipato l’onda nera che adesso avvolge tutta l’Europa, con il Rassemblement national di Marine Le Pen che in Francia doppia i voti del macroniano Renaissance (provocando lo scioglimento anticipato dell’Assemblea nazionale), con i sovranisti dell’Afd che superano Spd in Germania, con l’exploit del Fpoe in Austria.
La fotografia di oggi è ancora questa, con Meloni al 28,8 per cento, corteggiatissima dai popolari europei per formare di nuovo la “maggioranza Ursula”, uscita ammaccata ma non doma da questa tornata elettorale. Si staglia tuttavia un fantasmone alle spalle della premier: quello di Marine Le Pen.
Se vincerà le elezioni legislative in Francia, già fissate per il 30 giugno-7 luglio, la leader di Rassemblement national le ruberà il ruolo di reginetta della destra. In qualche modo, il partito di Le Pen è una Lega che ce l’ha fatta, e che non voterà Ursula von der Leyen. Non è un caso che Matteo Salvini, salutando «Marine» sin dalla conferenza stampa nella notte del voto in modo più caloroso di quanto non abbia fatto parlando di «Giorgia», si sia precipitato ad annunciare un incontro con la leader della destra francese già mercoledì. Pronto ad abbarbicarsi a lei.
Sul fronte opposto, il voto appena celebrato svela una sinistra molto vitale rispetto al resto dell’Europa: l’Italia è infatti praticamente l’unico Paese nel quale il principale partito d’area socialista guadagna voti, facendo meglio anche del Psoe di Pedro Sanchez.
Guardando all’intero arco parlamentare italiano, ci sono solo due partiti che in termini assoluti hanno preso più voti rispetto alle elezioni politiche 2022. Il Pd di Elly Schlein, che ha preso più di 200mila voti in più rispetto al Pd di Enrico Letta, e Alleanza Verdi Sinistra che ha raccolto più di un milione e mezzo di voti, il cinquanta per cento in più rispetto al 2022. Fratelli d’Italia, il partito della premier, pur avendo guadagnato in termini percentuali quasi tre punti, in termini assoluti ha perso in realtà oltre 600mila voti. «Il messaggio è chiaro: Giorgia Meloni stiamo arrivando», dice Elly Schlein cominciando la sua conferenza stampa.
Se l’Italia è un laboratorio, che ha visto la svolta a destra prima che in altri paesi europei, anche il lavoro attorno alla possibile costruzione di una risposta, potrebbe cominciare a delinearsi. Anche se un minuto dopo la chiusura delle urne, le esclusioni reciproche tra gli sconfitti e gli esclusi, da Renzi a Calenda, hanno già cominciato a saettare. D’altra parte il risultato del voto solidifica il governo di Giorgia Meloni: ci sarà tempo per occuparsene.