Bufera su La Russa per le parole sul premierato. Crosetto ancora contro la magistratura. Coalizione Usa per garantire la sicurezza nel mar Rosso. I fatti da conoscere

La Russa: «Il premierato riporta poteri Colle a quanto prevede Carta». È polemica 
Se lui avesse avuto «una bacchetta magica» avrebbe «previsto senz'altro l'elezione diretta del Presidente della Repubblica», seppur con «tutti i contrappesi del caso», ma siccome non tocca a lui decidere, da solo, riconosce che quella messa in campo dal governo per il premierato è senz'altro un'ottima riforma, la «meno invasiva», «il minimo che si potesse fare». Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel suo incontro con la stampa parlamentare per il tradizionale scambio di auguri per le feste, è un fiume in piena. Non solo risponde alle domande che gli pone il presidente dell'Asp, Adalberto Signore, ma rompe gli schemi cristallizzati da prassi decennali trasformando l'incontro di Palazzo Giustiniani, nonostante l'obiezione del portavoce Emiliano Arrigo, in una conferenza stampa dove tiene banco la riforma costituzionale che difende a spada tratta.

A scatenare l'ira delle opposizioni è, in particolare, il passaggio sul Quirinale. Secondo La Russa «i poteri costituzionali del Presidente della Repubblica non verranno intaccati» dalla riforma, nel senso che «nessuno degli articoli» che li riguardano verrà modificato. Ma, aggiunge, «c'è una Costituzione materiale ormai che attribuisce al Capo dello Stato poteri più grandi di quelli che originariamente la Costituzione prevedeva e un'elezione diretta del presidente del Consiglio potrebbe ridimensionare l'utilizzo costante di questi ulteriori poteri, ridimensionarli non eliminarli. Sarebbe un atto di salute per la nostra Costituzione non un atto di debolezza, perché lascerebbe ai presidenti della Repubblica quei compiti che i padri costituenti vollero in larga parte e che i presidenti hanno dovuto meritoriamente allargare nel tempo per supplire alle carenze della politica, tra le quali quella della necessità della politica di difendersi dalla durata troppo breve dei governi».

Una presa di posizione sui poteri del Colle che fa insorgere anche il Pd, con il deputato Federico Fornaro che accusa la seconda carica dello Stato di «aver gettato la maschera» indicando quale sia «il vero obiettivo della riforma del premierato: ridurre gli attuali poteri del Presidente della Repubblica, nonostante la maggioranza degli italiani abbia sempre dimostrato di avere piena fiducia nell' operato del Quirinale». «La Russa dice che il Presidente della Repubblica agisce al di fuori della Costituzione - incalza Bonelli - un attacco così diretto al Capo dello Stato non può che richiedere dimissioni immediate». Ma il presidente del Senato si difende e, in una nota, riporta parola per parola quanto detto ammettendo di dimenticare «sempre che quando si parla di riforme bisogna stare attenti a chi non capisce per analfabetismo costituzionale o a chi fa finta di non capire per inveterata malafede». Quindi, ribadisce il suo «totale rispetto» verso Mattarella che «è tanto ovvio quanto conclamato». Ma la precisazione non placa gli animi. Con il capogruppo Dem al Senato, Francesco Boccia, che avverte: «Giù le mani dal Capo dello Stato», definendo «un disegno pericoloso» quello che «porta avanti» la riforma sul premierato cioè «depotenziare il ruolo del Presidente della Repubblica, modificare l'equilibrio tra i poteri». 

 

 

Delrio: «Sotto attacco l'equilibrio tra i poteri»
«È grave l'attacco di La Russa al Quirinale. Sono preoccupato anche per i toni da 'arringa popolo' della premier Giorgia Meloni». A sottolinearlo, in un'intervista a La Repubblica, Graziano Delrio, presidente del Comitato parlamentare Schengen ed ex ministro dem. «Il presidente della Repubblica è arbitro - prosegue - . Quando i capi dello Stato hanno preso delle iniziative è stato per salvare il Paese dalle debolezza della politica. Il fatto grave oggi è l'attacco della destra all'equilibrio dei poteri fissati dalla Costituzione». Secondo Delrio, «il premierato ridimensiona la figura dell'arbitro. È una riforma sbagliata che non esiste in nessun Paese e che mira a consegnare un ruolo ancillare al presidente della Repubblica». E aggiunge: «Il premierato è l'espressione di una democrazia populista, che si preoccupa solo del contatto diretto tra il capo e il popolo. È il riflesso autoritario che scatta nella destra».

 

Crosetto: «Il Parlamento decide le regole dello Stato, non la magistratura»  
«Penso sia legittimo che noi ci chiediamo e definiamo, con questo Parlamento e non il governo, le regole entro le quali si confrontano, interagiscono, lavorano i poteri dello Stato: la rappresentanza appartiene alla politica. La rappresentanza non appartiene alla magistratura e neppure all'Esecutivo: appartiene per la Costituzione a quest'aula e a quella del Senato, appartiene al Parlamento». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto alla Camera nell'informativa urgente in merito alle sue recenti dichiarazioni sulla magistratura. Nel suo intervento in Aula il ministro Crosetto, a cui siede a fianco il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha citato una serie di passaggi emersi da convegni con dichiarazioni di magistrati. L'informativa urgente del governo è avvenuta in merito alle recenti dichiarazioni relative alla magistratura rilasciate dal ministro della Difesa al Corriere della Sera lo scorso 26 novembre, in cui Crosetto aveva detto: «A me raccontano di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni. Siccome ne abbiamo viste fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle Europee...», aveva detto il ministro, aggiungendo, inoltre, che l'attuale governo di centrodestra può essere messo a rischio soltanto dalla «opposizione giudiziaria». Oltre ad aver già risposto in Parlamento sul tema lo scorso primo di dicembre ad una interpellanza del capogruppo della Camera di +Europa Benedetto Della Vedova, il ministro è stato anche ascoltato il 6 dicembre in Procura a Roma, come persona informata sui fatti, in merito ai suoi timori. Venerdì scorso Crosetto ha anche incontrato al ministero il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia: incontro definito cordiale nel quale - a quanto appreso - ci sarebbe stato un chiarimento sulla questione.

 

Medio Oriente: anche l'Italia nella coalizione Usa per Mar Rosso 
C'è anche l'Italia nella coalizione, al momento di 10 nazioni, a guida Usa per garantire la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, teatro di attacchi Huthi alle navi in transito. Il Pentagono annuncia che «l'operazione Prosperity Guardian sta riunendo più paesi tra cui Regno Unito, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Olanda, Norvegia, Seychelles e Spagna, per affrontare congiuntamente le sfide alla sicurezza nel Mar Rosso meridionale e nel Golfo di Aden, con l'obiettivo di garantire la libertà di navigazione per tutti i paesi e rafforzare la sicurezza e la prosperità regionale». Nella nota, il Pentagono afferma: «La recente escalation di sconsiderati attacchi Huthi provenienti dallo Yemen minaccia il libero flusso del commercio, mette in pericolo i marinai innocenti e viola il diritto internazionale. Il Mar Rosso è una via d'acqua fondamentale, essenziale per la libertà di navigazione, e un importante corridoio commerciale che facilita il commercio internazionale. I paesi che cercano di sostenere il principio fondamentale della libertà di navigazione devono unirsi per affrontare la sfida posta da questo attore non statale che lancia missili balistici e veicoli aerei senza equipaggio (UAV) contro navi mercantili di molte nazioni che transitano legalmente in acque internazionali. «Questa è una sfida internazionale che richiede un'azione collettiva. Pertanto, oggi annuncio l'istituzione dell'Operazione Prosperity Guardian, una nuova importante iniziativa multinazionale di sicurezza sotto l'egida delle Forze marittime combinate e la guida della sua Task Force 153, che si concentra sulla sicurezza nel Mar Rosso».  

 

Duello Meloni-Schlein sui migranti: «Lotto contro i trafficanti». Schlein: «Morti in mare per le scelte del Governo»
In attesa di capire se e quando la Corte costituzionale albanese darà via libera alla procedura parlamentare relativa al protocollo siglato sull'asse Roma-Tirana per la gestione dei migranti, contestato dalle opposizioni, in Italia il disegno di legge di ratifica dell'accordo è pronto a cominciare il suo iter. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha infatti firmato l'autorizzazione alla presentazione alle Camere del provvedimento. L'esame del ddl, secondo quanto si apprende, comincerà a Montecitorio. Nei sette articoli che compongono il testo si fa riferimento tra le altre cose alle disposizioni organizzative e finanziarie. Tra queste ultime, il particolare, si legge che "per la realizzazione delle strutture previste nelle aree" indicate nel protocollo (Shengjin per le procedure di sbarco e di identificazione e Gjader come centro di permanenza per i rimpatri) "è autorizzata, per l'anno 2024, la spesa di 31,2 milioni di euro in favore del ministero dell'Interno e di 8 milioni di euro in favore del ministero della Giustizia». Gli oneri derivanti dalla costituzione del fondo di garanzia del Protocollo e per il rimborso delle spese, viene indicato, sono "valutati in 28 milioni di euro per l’anno 2024 e in 16,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2028». Nelle due aree, viene specificato, potranno essere condotte "esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea, anche a seguito di operazioni di soccorso».

 

Venerdì il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani volerà in Albania proprio per visitare i luoghi dove saranno stabiliti i centri parte dell'accordo siglato lo scorso 6 novembre a palazzo Chigi tra il primo ministro albanese Edi Rama e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Quest'ultima intanto via social, oltre a ribadire la sintonia di vedute sul dossier migranti col premier britannico Rishi Sunak («il Regno Unito e l'Italia stanno lavorando fianco a fianco per difendere i nostri valori comuni e sconfiggere i trafficanti di esseri umani»), torna ad attaccare la segretaria del Pd. «Leggo dalle dichiarazioni di Elly Schlein che, nel corso del mio intervento ad Atreju, avrei 'alzato la voce per aizzare la platea contro i migranti che salgono sui barconi' - scrive Meloni -. Non so quale discorso abbia ascoltato, ma credo sia abbastanza chiaro che parlare di lotta ai trafficanti di esseri umani, di difesa dei confini europei, di dare una risposta vera, strutturale e definitiva all'immigrazione clandestina, nulla abbia a che fare con 'aizzare platee contro i migranti». «Consentire a migliaia di disperati di affidare le loro speranze a gente senza scrupoli, che mettono a rischio le loro vite, questo sì che è esser contro i migranti», attacca la premier ribadendo che continuerà «a lavorare per mettere fine alla tratta di esseri umani e alle morti in mare». A stretto giro ecco però la replica della Schlein che accusa la premier di non aver trovato, nel lungo discorso tenuto ad Atreju, «nemmeno un minuto per esprimere cordoglio per le 61 persone morte annegate nel naufragio di sabato». La dem sottolinea quindi che le scelte fatte dal governo col decreto Cutro hanno «il solo scopo di rendere più difficile salvare le vite in mare. Mentre fate la guerra alle Ong - aggiunge - volete spedire la Guardia Costiera italiana in Albania a scaricare persone sopravvissute ai naufragi come fossero dei pacchi, senza garantire adeguate tutele e facendo spendere all'Italia 300 milioni che potevate investire per aiutare i sindaci a garantire un'accoglienza diffusa e dignitosa. Non è così che si contrasta il traffico di esseri umani».