Una strana coppia della politica europea. Si sono sostenute a vicenda, suscitando stupore e irritazione negli altri leader. E, dopo il voto, si rivelano ancora decisive per gli equilibri Ue

Dopo la sbornia di risultati elettorali delle prime ore è adesso tempo di un bilancio a freddo di queste Europee, che in Italia segnano innanzitutto un ritorno del bipolarismo, con l’affermazione di Elly Schlein e Giorgia Meloni, a discapito di un terzo polo formato da Matteo Renzi e Carlo Calenda. Pesante il ridimensionamento del Movimento 5 Stelle, che arriva a mettere in forse la leadership di Giuseppe Conte. Ottimo, infine, il risultato del Pd, guidato da Schlein, che riduce la distanza da FdI a 4,8 punti e raddoppia l’esito dei 5 Stelle. Intanto in Puglia si è aperto un G7 dagli equilibri modificati, con un’Italia che vuole contare di più, in controtendenza rispetto a Francia e Germania, dove i partiti di governo sono stati tutti penalizzati dal voto europeo.

 

Ma queste elezioni sanciscono anche il consolidamento di una nuova inedita coppia formata da Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. Probabilmente erano state le uniche a scommettere l’una sull’altra. Meloni aveva visto in von der Leyen la stampella per sostenere la sua “svolta” europeista e accreditarsi a Bruxelles. Von der Leyen aveva invece già  immaginato Meloni come l’ancora alla quale aggrapparsi per la sua riconferma alla guida della Commissione.

 

Una scelta che ha portato Ursula, negli ultimi mesi del suo mandato, a farsi vedere sempre più spesso con Giorgia. In Emilia-Romagna tra le case alluvionate, a Tunisi per il memorandum sull’immigrazione, a Roma per il Piano Mattei. Giorgia chiamava, Ursula rispondeva. Giorgia difendeva il lavoro sul Pnrr, Ursula confermava che l’Italia stava andando bene. Un sodalizio vero e proprio, tanto inspiegabile quanto irritante per chi aveva visto la Commissione abbandonare la logica della solidarietà e dell’accoglienza sui migranti, per quel nuovo «aiutiamoli a casa loro», declinato negli accordi e nei finanziamenti ai Paesi di origine e transito. Sotto la lanterna dell’Europa Building iniziarono i mugugni; il Ppe incoronò Ursula spitzenkandidat tra tanti no, Emmanuel Macron e Olaf Scholz liquidarono anzitempo il suo secondo mandato.

 

Ma la strana coppia della politica europea oggi sorprende ancora. Giorgia vince in casa, ma i conservatori non sfondano a Strasburgo. Ursula e il Ppe vanno oltre i sondaggi e si preparano a dare le carte, ma hanno bisogno di una sponda di sicurezza. Macron e Scholz perdono le elezioni e il loro potere di veto non è più tale. Ecco allora che le due Lady di ferro tornano a scommettere su loro stesse. Meloni potrebbe sostenere von der Leyen e la sua maggioranza ibrida con socialisti e liberali, in cambio di un vicepresidente forte e di una Commissione che torni a confermare sostegno alle idee italiane. Von der Leyen riconoscerebbe a Meloni il ruolo di interlocutrice unica di questa nuova destra che avanza ovunque.

 

Potere in cambio di altro potere. Ancora una volta insieme, ancora una volta loro due. Parti opposte di un’Europa che rischia di non avere alternative. Con buona pace di Macron che puntava su Mario Draghi, convinto così di controllare anche le mosse di Berlino. Ma nessuno aveva realmente fatto i conti con questa strana coppia della politica europea e neanche con il voto degli elettori.