Ok da Israele e Hamas a un governo ad interim a Gaza. Lo scudo anti-Putin della Nato. Il leader dei democratici al Senato pronto a scaricare Biden. L'Ursula bis non è scontato. Le notizie del giorno

Toti resta ai domiciliari: "Persiste la pericolosità"
Giovanni Toti resta ai domiciliari nella sua residenza di Ameglia. Il Tribunale del Riesame di Genova, presieduto dal giudice Massimo Cusatti, ha respinto l'appello del governatore ligure, sospeso dal 7 maggio scorso quando è scattata la misura cautelare in seguito alla maxi indagine per corruzione. Confermata, dunque, la decisione in prima istanza della gip Paola Faggioni, come richiesto anche dalla Procura. Secondo quanto già annunciato dal suo legale, Stefano Savi, Toti dovrebbe ora ricorrere in Cassazione. "È quella tecnico amministrativa e non quella squisitamente politica l'area in cui si inserisce la persistente pericolosità di Toti al quale - non a caso - viene contestato di aver scambiato utilità economiche con l'adozione di specifici provvedimenti amministrativi e non certo di aver adottato scelte 'politiche' nella sua veste di presidente della Regione". Scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Genova nell'ordinanza. In questo contesto, secondo il collegio giudicante, "persiste la concreta probabilità che l'indagato reiteri condotte di analogo disvalore, confidando nel malinteso senso di 'tutela del bene pubblico' cui ha ammesso di essersi ispirato all'epoca dei fatti nei rapporti che ha intrattenuto con Spinelli e Moncada e che, sulla scorta di un quadro gravemente indiziario nemmeno formalmente contestato, ad oggi risultano correttamente qualificate in termini di corruzione".

 

Ok da Israele e Hamas a un governo ad interim a Gaza
Un alto funzionario statunitense ha detto al giornalista del Washington Post David Ignatius che “il quadro è concordato” su un piano di cessate il fuoco a Gaza e che le parti stanno ora “negoziando i dettagli su come verrà implementato”, processo che potrebbe richiedere tempo. L'accordo, descritto dai funzionari statunitensi, prevede una risoluzione del conflitto in tre fasi. Israele e Hamas hanno entrambi accettato un piano di "governance ad interim" che inizierebbe con la Fase 2, in cui né Hamas né Israele governerebbero Gaza. La sicurezza sarebbe fornita da una forza addestrata dagli Stati Uniti e sostenuta da alleati arabi moderati, tratti da un gruppo di circa 2.500 sostenitori dell'Autorità Nazionale Palestinese a Gaza che sono già stati esaminati da Israele.

Hamas ha detto ai mediatori che è "pronta a cedere l'autorità all'accordo di governance ad interim", ha assicurato un funzionario statunitense. La prima fase, invece, sarebbe un cessate il fuoco di sei settimane, durante il quale Hamas rilascerebbe 33 ostaggi israeliani, tra cui tutte le prigioniere, tutti gli uomini sopra i 50 anni e tutti i feriti. Israele rilascerebbe centinaia di palestinesi dalle sue prigioni e ritirerebbe le sue truppe dalle aree densamente popolate verso il confine orientale di Gaza. Gli aiuti umanitari affluirebbero, gli ospedali verrebbero riparati e le squadre inizierebbero a sgomberare le macerie. Il piano di pace prevede infine una terza fase, con quello che la risoluzione delle Nazioni Unite descrive come un “piano di ricostruzione pluriennale”.

 

Lo scudo anti-Putin della Nato
Il vertice della Nato a Washington è iniziato nel migliore dei modi per l'Ucraina, anche se resta senza una data l'ingresso di Kiev nell'Alleanza. Gli Stati Uniti hanno, infatti, annunciato che i jet F16 promessi sono già partiti, dalla Danimarca e dai Paesi Bassi, ed entro l'estate saranno operativi sui cieli di Kiev per respingere gli attacchi della Russia. Una garanzia per Volodymyr Zelensky, presente nella capitale americana anche se non al vertice, assieme agli oltre 40 miliardi di euro in assistenza finanziaria e alla sicurezza che i membri dell'Alleanza atlantica sono pronti ad assicurargli nel prossimo anno. Il padrone di casa Joe Biden, che conta sul vertice per i 75 anni della Nato anche per voltare pagina e convincere partner ed americani a essere pronto a guidare gli Stati Uniti per un secondo mandato, ha assicurato che Kiev "può e fermerà Vladimir Putin", mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha sottolineato che l'invio dei jet è un segnale al leader del Cremlino.

Zelensky prima ha espresso soddisfazione, poi parlando alla Reagan Foundation ha incalzato che di "F16 ne servono almeno 128 per eguagliare la Russia nei cieli". Il segretario uscente dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, ha detto di essere convinto che da questa tre giorni nella capitale americana arriveranno "aiuti sostanziali" a Kiev, frutto di un piano elaborato da mesi per garantirle l'assistenza a lungo termine dell'Occidente, anche in caso di un eventuale cambio di leadership alla Casa Bianca. E anche il neo premier britannico, al suo debutto internazionale, ha assicurato a Zelensky il sostegno "incrollabile" del Regno Unito, come d'altra parte la premier italiana Giorgia Meloni, che ha promesso un secondo sistema difensivo Samp-T. Un fronte compatto quindi quello formato dai 32 leader riuniti a Washington, almeno per quanto riguarda l'assistenza militare.

 

La Cina accusa la Nato di "incitamento allo scontro"
La Cina esorta La Nato a smettere di "incitare allo scontro" dopo che le pesanti accuse mosse a Pechino in merito alla fornitura di aiuti cruciali a Mosca nella sua invasione dell'Ucraina. "La Nato dovrebbe smettere di esaltare la cosiddetta minaccia cinese, smettere di incitare allo scontro e alla rivalità e contribuire maggiormente alla pace e alla stabilità nel mondo", afferma in una nota un portavoce della missione cinese presso l'Unione Europea.

 

Il leader dei democratici al Senato pronto a scaricare Biden
Secondo quanto appreso da Axios, il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer è pronto a scaricare Joe Biden e sta comunicando privatamente ai donatori di essere aperto a una candidatura democratica alle prossime elezioni che non sia guidata dall'attuale presidente. In pubblico, Schumer ha insistito nel dire di essere "dalla parte di Joe" ma in privato la pensa diversamente. Tre persone a conoscenza della questione hanno raccontato che negli ultimi 12 giorni Schumer ha ascoltato le idee e i suggerimenti dei donatori sul modo migliore per far progredire il partito. "Come ho più volte affermato pubblicamente e privatamente, sostengo il presidente Biden e resto impegnato a garantire che Donald Trump venga sconfitto a novembre", ha affermato Schumer in una dichiarazione dopo la pubblicazione dell'articolo da parte di Axios. 

 

L'Onu, 'sull'ospedale di Kiev un missile mirato'
Le Nazioni Unite puntano il dito contro Mosca e denunciano che c'è "un'alta probabilità" che l'attacco all'ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev sia dovuto a "un colpo diretto" di un missile russo. Perché pur sottolineando la necessità di un'indagine più approfondita basata su filmati, la rappresentante dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani in Ucraina Danielle Bell ha affermato che la struttura è stata colpita da un missile da crociera Kh101 "lanciato dalla Federazione Russa".

Un'accusa che giunge mentre il mondo non supera l'orrore e montano le accuse di crimini di guerra contro l'esercito di Vladimir Putin, anche dall'Onu: "Gli ospedali godono di una protezione speciale ai sensi del diritto internazionale umanitario. E condurre attacchi intenzionali contro un ospedale protetto è un crimine di guerra e i responsabili devono essere chiamati a risponderne", ha sottolineato Joyce Msuya, sottosegretario generale ad interim per gli affari umanitari al Consiglio di Sicurezza Onu sull'Ucraina.

Le operazioni di ricerca e soccorso tra i detriti dell'ospedale pediatrico si sono concluse solamente dopo oltre 24 ore dal raid, parte di un massiccio attacco missilistico russo sulla capitale e su altre città ucraine che ha provocato, secondo alcuni report, 41 morti - due dei quali nella struttura pediatrica, entrambi adulti - e 190 feriti. La capitale ucraina ha vissuto una giornata di lutto cittadino con bandiere a mezz'asta ed eventi rinviati, mentre tutto il mondo occidentale fa fatica a riprendersi dalle immagini dei bambini malati e feriti in fuga, degli infermieri sotto shock. Anche Papa Francesco ha espresso "grave dolore" e "profondo turbamento per l'accrescersi della violenza" in Ucraina. Auspicando "che si possano presto identificare percorsi concreti che mettano termine ai conflitti in corso". Da Mosca, il Cremlino insiste intanto nel lavarsene le mani: le forze russe "non colpiscono obiettivi civili", ha detto il portavoce Peskov prima di lanciare una grave accusa contro Kiev: "È stata una specie di trovata pubblicitaria costruita sul sangue", che viene "deliberatamente utilizzata come sfondo" per la partecipazione di Zelensky al summit Nato.

 

Dubbi e paletti nei filo-Ue, l'Ursula bis non è scontato
Riserve, dubbi, il moltiplicarsi di paletti sulle alleanze. E la silenziosa tentazione di un clamoroso colpo di coda. Il cammino di Ursula von der Leyen verso il bis va incontro ai giorni più difficili. Il sorriso della presidente della Commissione designata, negli incontri organizzati all'Eurocamera con i diversi gruppi, resta intatto. Il suo staff continua a diffondere tranquillità. Ma nei partiti europeisti chiamati a decidere alla Plenaria di Strasburgo le certezze non sono così solide. "Non votarla getterebbe l'Ue nell'instabilità e sarebbe un regalo a Orban", avvertono dal Ppe. Ma, tra gli stessi Popolari, restano divergenze. Sul ruolo dei Verdi, ad esempio, che spingono per entrare stabilmente in maggioranza, incontrando resistenze proprio nel partito che ha candidato von der Leyen.

La presidente dell'esecutivo Ue ha dedicato gli incontri del mercoledì ai Liberali e, appunto, ai Greens. Entrambi hanno scandito che un'alleanza con i Conservatori e Riformisti va esclusa nella maniera più assoluta. A entrambi von der Leyen ha assicurato che non ci sarà alcuna "cooperazione strutturale" con Ecr. È questa la formula con la quale la Spiztenkandidat prova a giocare su più tavoli: prendendo i voti di una parte dei Conservatori ma provando a mantenere compatta la piattaforma filo-Ue che include Renew e Socialisti. E, allo stesso tempo, incassando anche il sì dei 53 eletti Verdi. La partita è ostica, e va incontro comunque a un bivio: il discorso programmatico che von der Leyen dovrà fare a Strasburgo.

Non a caso, dopo tre ore di incontro, i Verdi hanno sottolineato come ci siano "dei passi avanti" ma non ancora la conclusione dei negoziati. "Decideremo giovedì", ha sottolineato il co-presidente Bas Eickhout. L'ordine degli incontri scelto da von der Leyen è stato significativo. Prima i Popolari, poi i Socialisti. Quindi Renew e i Greens. Solo la prossima settimana - rispettivamente lunedì e martedì - la presidente designata vedrà The Left e Ecr. La riunione con la Sinistra, almeno ufficialmente, non preannuncia nessuna svolta del gruppo dominato da France Insoumise: The Left non voterà Ursula e proporrà un suo candidato come alternativa a Roberta Metsola alla guida dell'Eurocamera. Tuttavia, nei loro confronti i filo-Ue non hanno issato alcun cordone sanitario.