Dal voto contestato dello scorso marzo le due fazioni in lotta non hanno smesso di scontrarsi. In ballo c’è il controllo della maggiore obbedienza italiana e di un patrimonio di molte decine di milioni

Litigare su tutto. Il risultato elettorale, gli ordinamenti interni, le compravendite immobiliari. E naturalmente sulle infiltrazioni della criminalità che le due principali fazioni valutano in modo diverso, se non contrapposto. È la guerra del Grande oriente d’Italia (Goi), la principale associazione della massoneria nazionale. Dalla copertina che tre mesi fa l’Espresso ha dedicato al conflitto interno al Goi lo scontro è esploso con una virulenza senza precedenti anche per gli alti standard di rissosità dei liberatori muratori italiani.

 

Dopo dieci anni con Stefano Bisi al vertice, il cosentino Antonio Seminario, erede e delfino del giornalista senese, ha rimesso in moto la macchina dei processi massonici che hanno colpito gli avversari politici raccolti intorno all’imprenditore ravennate Leo Taroni.

 

Il 9 maggio il notaio messinese Silverio Magno, già avversario di Bisi nella tornata elettorale del 2014, ha ricevuto una tavola d’accusa, come i massoni chiamano l’inizio di un procedimento disciplinare. Il 29 maggio, due mesi dopo l’elezione contestata, Seminario ha dato via libera al processo contro il cagliaritano Claudio Solinas, presidente della circoscrizione Sardegna. Secondo l’imputazione mossa da altri tre fratelli sardi, Solinas avrebbe «impropriamente utilizzato l'account istituzionale, impropriamente rappresentato l'Ufficio nel mondo profano e diffuso messaggi e documenti». Dove per diffusione si intende la pubblicazione su canali Telegram come il Cavaliere Nero, poi disattivato, e Libero muratore channel. Il processo inizierà il 26 luglio prossimo nella sede del Goi, Villa del Vascello a Roma.

 

Per quanto Magno e Solinas siano figure di peso nell’organizzazione, in pochi si aspettavano la reazione del Rito scozzese antico e accettato (Rsaa) che ha sospeso lo stesso Bisi, attuale Gran maestro onorario del Goi. Per chi non masticasse di massoneria è necessario spiegare che il Goi è l’ordine, la struttura di base con tre gradi (apprendista, compagno e maestro). Al di sopra di questo gruppo di circa 23 mila iscritti, ci sono i riti che hanno un livello iniziatico superiore e arrivano al vertice con il grado 33. Il Sovrano Gran Commendatore del rito scozzese, Giulio Nigro, ha imputato a Bisi la doppia appartenenza al Rsaa e al rito di York. Seminario ha reagito con il decreto numero 10 del 13 giugno e ha vietato ogni rapporto degli iscritti al Goi con il Rsaa, pena incolpazione massonica.

 

«Dopo avere ricevuto quel documento da parte del Sovrano del Rito scozzese, di cui io stesso faccio parte, non potevo rimanere indifferente», dice Seminario. «Nel documento si asserisce che il Rsaa poteva attingere a fratelli iscritti ad altre obbedienze, cosa espressamente vietata dall'articolo terzo della costituzione del Goi. Inoltre, le sentenze disciplinari emesse dalla Corte centrale dall'ordine non avrebbero avuto effetto sul rito. È chiaro che in questo modo si sarebbe creata un'obbedienza nell'obbedienza».

 

Le conseguenze internazionali saranno pesanti. Il rito scozzese è il più influente politicamente, vista la sua dipendenza dal Supremo consiglio di Washington detto Madre del Mondo, e già nell’ultima Gran loggia di Rimini avevano disertato delegazioni importanti come gli Stati Uniti, la Germania, la Svizzera.

 

Sul fronte dei bilanci non si sono spente le polemiche sulla ristrutturazione della galassia societaria targata Grande oriente. Dopo la liquidazione dell’immobiliare Augusta 2002, le varie sedi massoniche erano confluite in Urbs srl. A parte la sede centrale di Villa del Vascello sul Gianicolo, Urbs ha avuto in portafoglio dodici case massoniche a Siena, Ivrea, San Sepolcro, Jesi, Frosinone, Gallipoli, Montegrotto Terme, Lanciano, Pavia, Bologna, Cosenza, più la romana Casa Ernesto Nathan, intitolata al sindaco della capitale fra il 1907 e il 1913. Dieci mutui su tredici chiesti da Urbs sono stati deliberati dal Monte dei Paschi.

 

Il 13 dicembre del 2019 la giunta del Gran maestro Bisi ha costituito una nuova società, la Fondazione Goi onlus, con lo scopo di conferire gradualmente gli immobili. Gli avversari del governo massonico in carica hanno obiettato che la onlus, creata per motivi fiscali, non solo è un doppione ma sfugge al controllo dei liberi muratori che ogni anno finanziano il Goi con una retta annuale di 190 euro, oltre alle donazioni straordinarie, per un totale di circa 4,5 milioni di euro.

 

Urbs infatti è controllata dall’associazione Grande oriente che nomina gli amministratori cioè il fiorentino Enzo Viani, processato e assolto per la vicenda dell’aeroporto di Siena, e il commercialista campano Amedeo Sacrestano, sindaco di Leonardo logistics. Secondo i critici, la fondazione del Goi, che partecipa all’elenco dei contributi del 5 per mille, è un corpo estraneo al controllo dell’associazione, con una dirigenza guidata dal Gran maestro in carica sotto il controllo della giunta che lui stesso ha nominato.

 

Il patrimonio immobiliare del Goi è stimato ufficiosamente a 240 milioni di euro. L’ultimo bilancio disponibile di Urbs (2022) segnala immobilizzazioni materiali per 25,7 milioni di euro ma è un valore largamente sottostimato. Il pezzo forte del patrimonio, che l’anno scorso si è arricchito di un nuovo acquisto a Pesaro, è Villa del Vascello, comprata dal Goi nel 1983, due anni dopo la scoperta degli elenchi degli iscritti alla P2, loggia coperta del Goi. «È impossibile fissare un valore della Villa», dice Seminario. «Potrebbe valere anche cento milioni di euro ma voglio sottolineare che, nei dieci anni in cui Stefano Bisi è stato gran maestro, il patrimonio immobiliare del Goi è raddoppiato rispetto ai quarant'anni precedenti. Nello stesso periodo lo stato debitorio si è dimezzato».

 

Sul problema del recount elettorale si è tenuta un’udienza non risolutiva a Villa del Vascello venerdì 21 giugno. La corte ha aperto i plichi delle schede di votazione in presenza di un notaio, ha filmato tutto e ha rinviato a data da destinarsi la comparizione delle parti per procedere a nuovo conteggio delle schede. A questo punto, si aprono due strade. Una è la conferma dell’elezione di Seminario, che rivendica di essere stato il primo a chiedere una verifica sul voto. L’altra è il ritorno alle urne ma in condizioni che sarebbero drasticamente cambiate a favore della lista Seminario.

 

Le liti interne hanno già portato a un esodo robusto di dissidenti del Goi verso altre obbedienze. Antonino Salsone, ex capo delle logge lombarde espulso insieme all’ex membro della giunta Bisi Claudio Bonvecchio per un commento considerato irrispettoso sulla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, inquadra così la nuova situazione: «Seminario si muove su due direttrici. Una è l’epurazione degli oppositori. L’altra è la modifica del corpo elettorale. Solo in Calabria circa 170 massoni con il grado di compagno sono stati elevati al grado di maestro, l’unico che consenta di votare. In Sicilia è successo lo stesso. Su una base elettorale di 12 mila votanti gli bastano quattrocento o cinquecento nuovi maestri per essere sicuro della conferma visto quanto è ristretto il margine». In ogni caso, la decisione della giustizia massonica  sulle elezioni del 2024 sarà portata davanti alla magistratura ordinaria, come accade sempre più spesso nelle varie obbedienze. L’incapacità di lavare i grembiuli sporchi in famiglia è di per sé un segnale di debolezza. «Del resto», chiosa Salsone, «la qualità dei massoni riflette quella della società italiana attuale. Il fratello medio vuole che la guerra la facciano gli altri». Con tanti auguri a chi pensa che la libera muratoria debba essere un processo di miglioramento dell’individuo.

 

La realtà dice altro. L’elenco di massoni coinvolti in procedimenti contro il crimine organizzato è corposo, dall’ex parlamentare calabrese di Forza Italia Giancarlo Pittelli ad Alfonso Tumbarello, medico curante del boss Matteo Messina Denaro. Nel servizio dell’Espresso del marzo 2024 Bisi aveva celebrato la natura antigarantista del Goi e una decina di sospensioni dall’ordine anche per processi bagatellari. Ma proprio la tavola d’accusa lanciata contro il notaio Magno da altri fratelli siciliani mostra che la questione delle infiltrazioni criminali è ben lontana dall’essere stata metabolizzata dopo il blitz del 2017, quando la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi aveva disposto il sequestro degli elenchi delle principali obbedienze massoniche.

 

Il notaio Magno, che in passato ha sempre evitato di rilasciare commenti, ha parlato attraverso documenti ufficiali di cui l’Espresso può dare notizia. L’ultima testimonianza del professionista siciliano è datata 7 giugno e recita: «La mentalità mafiosa è qua, dentro le colonne. È dentro le telefonate di minaccia, con cui si cerca di sapere chi c'è in una chat. È dentro quelle ispezioni che non hanno né capo né coda. Questa è mafia, fratelli, è mafia e abuso di determinate posizioni per incutere timore. I fratelli hanno paura e quanti messaggi devo continuare a leggere di fratelli che mi dicono “non vengo perché il giorno dopo mi tormenterebbero”, in Sicilia e in Calabria e non altrove. Parlando di accostamento mafia massoneria, che ci importa se si parla di massomafia? L'istituzione va bene perché illuminiamo campetti di calcio (riferimento alla riparazione del campo di Norcia dopo il terremoto del 2016, ndr). Questa vi assicuro è la realtà. È necessario ribadire che non avere condotto una ferma condanna del fenomeno mafioso con iniziative importanti ha alimentato l'uso di un termine che è un'offesa per tutti noi e di chi ci ha preceduto fra le colonne?»  Parole pesanti che Magno confermerà davanti ai giudici della corte centrale.