Bisognerebbe smetterla di considerare divertente un programma che manda in onda le reazioni scomposte di uomini violenti e possessivi. Che dichiarano di perdere il controllo per "troppo amore"

Esistono in apparenza programmi perfetti come i delitti: centellinati per creare l’attesa, confezionati come un abito d’alta moda, una perla qui, un ricamo lì, ritmo, cura maniacale. Insomma, quelli firmati da Maria De Filippi, motore immobile in grado di far alzare la curva degli ascolti neanche fosse un elettrocardiogramma, mostrando con perfidia il meglio del peggio di chi la tv la guarda ma preferirebbe essere guardato. 

 

Però a furia di accavallare confessioni, lettere, fegatelli e tanto tanto cuore viene voglia di spingere, andare oltre, e pazienza se la situazione sfugge di mano. È quello che accade nella nuova edizione di "Temptation Island”, una scatola di successo che ha abituato da tempo il pubblico a precipitare simpaticamente in un non luogo di tradimenti succulenti, brandelli di umanità colorita dove le donne sono "tipe" e i maschi vogliono essere loro stessi, ovvero provarci con le tipe, sempre. E basta. Come se non ne avessero mai vista una, entomologi concentrati su questo universo sconosciuto fatto di carne da soppesare con lo sguardo, dandosi di gomito per la soddisfazione. 

 

Quest’anno però, in barba a un sopravvalutato codice etico, nell’accurata scelta del cast è sembrata una buona idea passare dal cattivo gusto al film dell’orrore: «La sua gelosia non è sana, è possessione» dice una lei che si è prestata al “gioco”. «Vuole andare a convivere per avere più potere su di me. Lui si sente il padrone. Quando lavoro al ristorante lui si siede a un tavolo e mi osserva, sta attento a come mi rivolgo ai clienti». E ancora: «Mi fa sempre sentire sbagliata anche quando mi diverto. Pensa che non sia giusto fare niente con nessun altro tranne lui». Poi c’è il trenino e tanta allegria e tra un balletto e uno sguardo lascivo il lui in questione respira forte e cerca di scaricare la rabbia perché l’ha addirittura vista vicino ad altri: «Se mi sale il sangue in testa è finita. Se me parte la nave non rispondo. La situazione è pericolosa. Mi bruciano le mani». 

 

Ma passiamo alle altre coppie, con il giusto brio: «Ho dovuto smettere di lavorare perché lui non voleva. Mi spaventa quando si ingelosisce perché ha reazioni esagerate e poi mi giudica, mi critica», «Non mi fa neanche muovere», «Non posso fare niente perché lui pensa che il mondo sia pericoloso per me, ma vuole solo proteggermi». Bello vero? In prima serata, come se nulla fosse, facendo finta di considerarlo trash, tra un falò e una frase iconica. Perché ciò che conta è stravincere, non importa come. E se poi questi personaggi verranno riciclati nei reality a venire ancora meglio. Tanto si sa il delitto perfetto non esiste ma neppure il programma.

 

 

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DA GUARDARE 
“Io sono: Céline Dion” (Prime Video) è un racconto a senso unico del dolore. Crudo, orrendo, sgradevole, esposto, a tratti urlato. La discesa infernale e inesorabile di quella voce infinita che ha incantato il mondo, nell’abisso oscuro della malattia. Troppo? Probabile. Da vedere? Sicuramente.

 

MA ANCHE NO
“Cucine da incubo” (Sky) è quel programma in cui se il tuo ristorante va male perché il cibo è pessimo e il servizio anche, basta chiamare lo chef psicologo Cannavacciuolo, fare con lui una breve seduta in cui guardare le foto d’infanzia, e come per magia ogni piatto torna a essere buono. Incredibile il potere della psico tv.