Acqua, notti, mistero, maschere. La Compagnia Finzi Pasca insegue lo spirito della Laguna

«Bene, bene», dice ai suoi interpreti, Daniele Finzi Pasca, il regista, salendo sul palco durante una delle ultime prove generali. È tutto pronto, dopo molti mesi di lavoro, per quello che è uno spettacolo pensato e progettato per il più antico teatro di Venezia. “Titizé - A Venetian Dream”, che debutterà il 18 luglio dando vita a una originale stagione estiva per il Teatro Goldoni, rappresenta la scoperta di un mondo di sogno, riflesso chimerico della città di acqua e pietra, che prenderà vita tra le mura dello storico teatro a pochi passi dal ponte di Rialto, completamente restaurato due anni fa in occasione dei quattrocento anni di esistenza (fu infatti inaugurato nel 1622). Lo spettacolo acrobatico, che vedrà sul palcoscenico undici interpreti, tra attori, acrobati e musicisti, resterà in scena per quattro mesi, con l’ultima replica domenica 13 ottobre. I biglietti sono già in vendita: ogni settimana, dal giovedì alla domenica, “Titizé” tornerà sul palcoscenico del Teatro Goldoni. L’esibizione, parte del progetto di rilancio internazionale del teatro anche durante la stagione estiva, è una co-produzione della Fondazione Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale (che segue le stagioni anche del Teatro del Monaco di Treviso e del Teatro Verdi a Padova) assieme alla Compagnia Finzi Pasca e in collaborazione con la Compagnia Gli Ipocriti Melina Balsamo.

 

Momenti dello spettacolo “Titizé – A Venetian Dream”, official show della città di Venezia

 

“Titizé”, titolo che gioca sul dialetto veneziano e significa «tu sei», si riferisce all’esperienza universale che il pubblico potrà conoscere: si tratta di uno spettacolo pensato per i molti visitatori della città, che fuori potranno perdersi esplorando calli e campi della città, mentre entrando a teatro potranno farsi rapire da quello che la compagnia di base a Lugano definisce teatro dello stupore, che non ha bisogno di testi e parole, ma si esprime attraverso il linguaggio del corpo, le acrobazie, macchine sceniche sorprendenti, atmosfere irripetibili. E una accattivante leggerezza.«Questo spettacolo nasce da un’intuizione», racconta il regista Daniele Finzi Pasca: «C’è questo teatro, è chiuso d'estate, e sarebbe bello farlo vivere. Raccontare di Venezia, ma farlo in modo che chiunque venga in visita a Venezia possa sentirlo proprio, e quindi allontanandolo dalla parola che racconta, ma procedendo piuttosto per allusioni e immagini. E che poi possa essere uno spettacolo destinato a viaggiare per il mondo, per portare a tutti un po’ dello spirito di questa città».Il regista, drammaturgo e attore svizzero oggi 60enne, ha iniziato molto presto con la compagnia di cui è uno dei membri fondatori, attiva ormai da quarant’anni. La Compagnia Finzi Pasca, con la sua estetica unica, ha prodotto più di 35 spettacoli, collaborando con il Cirque du Soleil (per gli spettacoli Corteo del 2005 e Luzia nel 2016) e realizzando diverse opere liriche, muovendosi tra piccoli teatri e manifestazioni imponenti, come nelle tre cerimonie olimpiche, l’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006 e i giochi di Sochi del 2014, seguendo la cerimonia olimpica e quella paralimpica. La compagnia di Lugano ha lavorato in quasi cinquanta Paesi diversi, raggiungendo oltre 15 milioni di spettatori.In laguna, la compagnia ha incontrato tuttavia uno spirito peculiare, capace di ispirare come pochi altri luoghi.

 

«Venezia è stata, a un certo punto, la capitale mondiale del teatro», riflette Finzi Pasca. «Di questa città, e della grandiosa rivoluzione portata avanti dalla figura di Goldoni, abbiamo fatto un’elegia. Questo spettacolo ha una forma rapsodica, e permette così di osservare tutto questo attraverso dei quadri che si sovrappongono uno all’altro». Elementi che rimandano all’acqua, a una Venezia notturna, al mascheramento, alle varie epoche della città, dalla vita della Serenissima nel Settecento, agli anni Cinquanta in cui comincia a svilupparsi il turismo, ma anche alla commedia dell’arte, «che per noi che siamo in origine dei clown è un retaggio imprescindibile, un linguaggio che ci portiamo dentro».«Noi lavoriamo su suggestioni, descriviamo e raccontiamo mondi onirici», riflette lo scenografo Hugo Gargiulo, originario di Montevideo in Uruguay e co-fondatore della compagnia: «Fondamentale per me è il rapporto con l'acqua, che noi interpretiamo creando uno stato quasi di sospensione, con molte scene aeree, e con un aspetto quasi liquido, dove c’è un forte gioco di riflessi, l’uso di specchi e di cristalli, che ci permettono di intravedere, di vedere attraverso».

 

Momenti dello spettacolo acrobatico “Titizé”, che in veneziano vuol dire “tu sei”. Dal 18 luglio (al 13 ottobre) al Teatro Goldoni

 

Importantissima, elemento che fa da collante alle tante evoluzioni multidisciplinari di Titizé, è la musica. «Nel dialogo tra scena, suono e musica, io cerco di dare una dimensione in più. Dunque non voglio descrivere semplicemente la scena, ma penso a come aggiungere dei piani diversi grazie alla musica, che possano dare spazio all’immaginazione», racconta Maria Bonzanigo, compositrice autrice delle musiche e del sound design, da lungo tempo collaboratrice della compagnia. «Tutto questo è un po’ stata la mia vita», continua: «Sono compositrice ma sono stata anche danzatrice, attrice e spesso coreografa degli spettacoli che abbiamo messo in scena. Sono cose che ho sempre vissuto in modo molto legato, un po’ sinestetico, con immagine, musica e scena a ispirarsi a vicenda. E poi il fatto di aver lavorato per molti anni con le stesse persone ha i suoi punti di forza, ci permette di affinare continuamente il nostro lavoro». Ogni decisione, in una compagnia che lavora insieme da quarant’anni, viene presa in maniera collegiale, ma sorprende quanto ogni creativo sia ormai capace di anticipare le idee e le esigenze degli altri.Le musiche dello spettacolo sono eseguite dall’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Pasquale Corrado, assieme al coro Città di Piazzola sul Brenta, guidato da Paolo Piana.«L’acqua è una delle prime cose che viene alla mente pensando a Venezia» continua Maria Bonzanigo: «Dà un senso di continuo movimento. Mi è venuta anche la voglia di andare a registrare l’acqua di Venezia, le sonorità che la abitano. E la musica dello spettacolo rispecchia questo senso di instabilità, intesa come qualcosa che permette di avere uno spirito sempre in movimento. Questa per me è stata una delle fonti di ispirazione principali, tutti questi aspetti associati all’abitare in un luogo contornato dall’acqua e tutto quello che comporta nella storia di una comunità».Dopo Venezia, Titizé arriverà in Svizzera, per poi approdare a Parigi, in programmazione per un mese al 13me art, teatro in Place d’Italie. Saranno le prime tappe di una tournée italiana ed europea, che vedrà poi il ritorno dello spettacolo di nuovo a Venezia nell’estate del 2025.Nel frattempo la stagione del Teatro Goldoni proseguirà con un’immersione nella vita veneziana con il monologo di Marco Paolini ispirato in modo molto personale a “Il milione” di Marco Polo, intrecciando storie antiche e vicende contemporanee, per poi proseguire con “Molto rumore per nulla” rivisitato da Veronica Cruciani e Lodo Guenzi, il mondo fiabesco portato in scena da Emma Dante con “Re Chicchinella” e, per tornare alla commedia dell’arte, la vorticosa interpretazione di Andrea Pennacchi, con la regia di Marco Baliani, di un inaspettato “Arlecchino?”.

 

Ma prima, tra pochissimi giorni, è il momento della magia: lasciarsi andare e immergersi nella Venezia da sogno di “Titizé”.