Biden spinge per la tregua a Gaza. Ucraina, doppio fronte per Meloni che sente Netanyahu. L'avanzata ucraina a Kursk I fatti da conoscere

Le Olimpiadi rilanciano lo Ius soli. Schlein: "Continueremo a batterci per cambiare la legge"

Le immagini di Parigi riverberano sui muri di Roma. L'Italia olimpica e multietnica della pallavolo finisce sul murales dedicato alla campionessa Paola Egonu. Ma è l'atto vandalico che deturpa l'opera "antirazzista" della street artist Laika, a riaccendere un dibattito da tempo fuori dai radar della politica: quello sulla necessità di modificare l'attuale legge sulla cittadinanza. Sport e arte si intrecciano, ma è la politica a cogliere la palla al balzo. A partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein, che lancia un appello netto. "Per noi - scrive - chi nasce o cresce in Italia è italiana o italiano e continueremo a batterci per cambiare la legge". Il riferimento implicito è allo Ius Soli, modello di cittadinanza sostenuto dal Pd che divide gli schieramenti. La legge in vigore è datata 1992. Prevede che "lo straniero che sia nato in Italia" possa diventare cittadino italiano "a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età". La richiesta di cittadinanza, quindi, può arrivare entro dodici mesi dal compimento del diciottesimo anno. Impianto che per le opposizioni è "fuori dal tempo". Il Pd spinge per il modello dello Ius soli, secondo cui la cittadinanza può essere acquisita per il fatto di essere nati sul territorio italiano. 

Posizione sostenuta senza tentennamenti da Alleanza Verdi e Sinistra, Azione e +Europa. Riccardo Magi (+E) torna a ribadire: "di queste Olimpiadi tengo stretta la fotografia di un'Italia fatta anche di stranieri di seconda generazione, sarebbe importante prenderne atto". Il suo partito è al lavoro su un quesito referendario che punta a modificare la legge esistente in direzione dello Ius soli. E per Magi potrebbe già essere pronto entro fine agosto. Iniziativa che per ora trova il favore esplicito della deputata del Pd Laura Boldrini. "Di fronte al rifiuto ideologico della destra, - spiega - il referendum può essere un pungolo per la maggioranza". In Parlamento ci sono diverse proposte delle opposizioni che puntano a rivedere la legge sulla cittadinanza. Ma il loro cammino non si preannuncia facile. Ai rinnovati appelli, il centrodestra chiude già le porte. "Queste Olimpiadi hanno dimostrato che lo Ius Soli non serve", taglia corto Luca Toccalini della Lega. 

Chiusura anche da parte di Forza Italia. "Noi siamo contrari perché è una misura che incentiva lo sbarco clandestino", dichiara il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Dalle parti di FdI si sottolinea una posizione da sempre contraria allo Ius soli. Seppure sullo Ius scholae, con percorsi scolastici di 10 anni per ottenere la cittadinanza, si potrebbe ragionare. Anche se resta un tema fuori dall'agenda politica del partito. Lo Ius scholae, immaginato dalla parti di FdI, è un modello ben più stringente rispetto a quello che piace sia al M5s che a Italia Viva. Per i pentastellati, un ciclo scolastico anche di 5 anni basterebbe per acquisire la cittadinanza. Dopo la recente apertura allo Ius soli da parte del capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, è la responsabile Diritti M5s Alessandra Maiorino a fissare il punto: "lo Ius scholae è un modo, se ce ne sono altri, non credo che sia un punto su cui non si possano trovare convergenze con Avs e Pd". Iv, invece, è da sempre favorevole allo ius scholae, dai tempi del governo Renzi. I punti di vista nell'emiciclo restano distanti, ma chissà che le Olimpiadi non servano da sprone per i partiti dopo il monito lanciato dallo stesso presidente Sergio Mattarella. Che qualche settimana fa, da Rio de Janeiro, aveva sottolineato "il mix di etnie" dell'impero Romano e lodato la "lezione di civiltà" del Brasile, "capace di rendere cittadini persone venute da tante parti del mondo"

 

 

Biden spinge per la tregua a Gaza

"E' quello che mi aspetto". Ha risposto così Joe Biden, il presidente degli Stati Uniti, quando gli è stato chiesto se prevedesse una rinuncia dell'Iran all'attacco di rappresaglia contro Israele in caso di raggiungimento di un cessate-il-fuoco a Gaza. L'Iran ha promesso di vendicarsi per l'omicidio del 31 maggio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, ma non lo ha ancora fatto. Stati Uniti, Egitto e Qatar stanno organizzando un vertice per finalizzare un accordo sugli ostaggi giovedì, il giorno di Ferragosto: Hamas ha finora indicato che non parteciperà. Lo stato ebraico ha accettato di inviare una delegazione, ma il premier Benjamin Netanyahu è finito sempre più nel mirino per aver aggiunto nuove richieste che, secondo i critici, mirano a ostacolare un accordo. Il premier ha insistito che la sua ultima proposta contiene solo chiarimenti e non nuove richieste.

 

 

Ucraina, doppio fronte per Meloni che sente Netanyahu

Un conflitto in Medio Oriente che non accenna a spegnersi. Le trame dell'Iran che fanno tremare i governi occidentali. E un'escalation sul fronte russo-ucraino che continua a portarsi dietro morti e a mettere a dura prova la politica internazionale. La premier Giorgia Meloni, nonostante sia ai primi giorni di riposo nella masseria di Ceglie Messapica, manda un segnale: nell'ambito dei continui contatti che sta intrattenendo sulla crisi in Medio Oriente, Palazzo Chigi ha infatti fatto sapere che la presidente del Consiglio, ha avuto oggi una nuova conversazione telefonica con il Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu che segue di pochi giorni - era l'8 agosto - il colloquio con il Presidente della Repubblica Islamica d'Iran, Masoud Pezeshkian. Anche in questa occasione è stato "reiterato il forte auspicio" che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco "sostenibile" a Gaza e il rilascio degli ostaggi, in linea con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La telefonata è arrivata proprio a ridosso del prossimo round negoziale del 15 agosto, così la premier ha ribadito il convinto sostegno alla mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Nel riconoscere il diritto all'autodifesa di Israele, ha però "sottolineato l'importanza di una de-escalation a livello regionale, incluso lungo il confine israelo-libanese dove è presente la forza di interposizione delle Nazioni Unite, Unifil,". L'appello di Meloni a una de-scalation a Gaza non convince però le opposizioni. E così è Angelo Bonelli, uno dei leader di Alleanza Verdi Sinistra, ad ammonire la premier, dandole "dell'ipocrita": "Oggi ho provato vergogna nel leggere che il Governo italiano sia così ipocrita da parlare di cessate al fuoco sostenibile", il commento di Bonelli. "Giorgia Meloni ha parlato con il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, quale occasione migliore per chiedere l'immediata cessazione dei bombardamenti su Gaza? Invece, la nota di Palazzo Chigi parla 'cessate il fuoco sostenibile' per chi?", chiede il deputato Avs, rinnovando la richiesta di ritirare l'ambasciatore italiano da Israele. Il governo, anche per bocca del ministro degli esteri Antonio Tajani, conferma la propria linea: "L'Italia incoraggia tutti i protagonisti a lavorare per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza con la liberazione degli ostaggi israeliani. L'Iran rinunci ad azioni", il post su X, arrivato dopo le polemiche per la mancata firma dell'Italia all'appello alla moderazione fatto all'Iran da Francia, Germania e Regno Unito. Le problematiche del fronte italiano sulla guerra non si esauriscono però alla questione mediorientale. Infatti, negli ultimi giorni, l'offensiva ucraina in territorio russo, con armi occidentali, ha mostrato crepe nella posizione totalmente pro-ucraina del centrodestra. "Per quanto ci riguarda non possiamo che stigmatizzare l'utilizzo di mezzi e di armamenti dell'Alleanza Atlantica per offendere un altro Stato sul proprio territorio", aveva affermato Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario di FdI al Senato. I temi di sicurezza nazionale e di una non meglio precisata difesa missilistica, infine, si materializzano in un fuori programma - senza conseguenze - della vacanza della premier: due uomini si sono infatti presentati oggi davanti alla masseria che la sta ospitando per sottoporle il progetto di un innovativo sistema militare per la sicurezza nazionale. I due, della provincia di Brindisi, hanno citofonato spiegando il loro intento ma dopo il primo "no grazie" sono stati allontanati dalla sicurezza. 

 

 

 

Zelensky: "Avanziamo a Kursk e controlliamo 74 insediamenti" 

L'Ucraina controlla 74 località all'interno del territorio della Russia. Lo ha rivendicato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un messaggio sui suoi profili social in cui fornisce un aggiornamento sull'offensiva nella regione di Kursk. "Sono in costante contatto con il comandante in capo Oleksandr Syrskyi e ricevo rapporti sulla situazione al fronte e sulle nostre operazioni nella regione di Kursk", ha detto Zelensky sul social network, "Malgrado i difficili e intensi combattimenti, le nostre forze continuano ad avanzare nella regione di Kursk e il "fondo di scambio" del nostro stato sta crescendo". Secondo il presidente ucraino, "74 località sono sotto il controllo" di Kiev. "Sono grato ai nostri combattenti per il loro eroico servizio", ha aggiunto Zelensky, "I preparativi per i nostri prossimi passi proseguono".

 

 

 

Crisi in Giappone, Kishida lascerà a settembre

Crisi politica in Giappone: il primo ministro del Giappone Fumio Kishida ha annunciato la sua intenzione di ritirarsi dalla corsa per guidare il suo partito a settembre, il che significa che lascerà il suo incarico di capo del governo, oltre un anno in anticipo rispetto alla scadenza naturale prevista nell'autunno del 2025."In queste elezioni per la presidenza del partito, e' necessario mostrare alla gente che il PLD (Partito Liberal Democratico, destra conservatrice) sta cambiando. Il primo passo più ovvio per dimostrare che il PLD cambierà è che io mi dimetta. Non mi candiderò alle prossime elezioni presidenziali", ha detto Kishida in una conferenza stampa. "Ho preso questa pesante decisione con la ferma convinzione che la politica è possibile solo con la fiducia delle persone e che andremo avanti con le riforme politiche", ha aggiunto. Il Partito Liberal Democratico (PLD), al potere in Giappone quasi ininterrottamente dal 1945, ha in programma per settembre la designazione del nuovo leader, che corrisponde a chi ricopre la carica di primo ministro, tramite un'elezione interna. 

Fumio Kishida, 67 anni, è in carica dall'ottobre 2021 e la sua popolarità è in forte calo, soprattutto a causa dall'inflazione che ha colpito le famiglie giapponesi ma anche degli scandali politico-finanziari che hanno coinvolto il partito. Secondo un sondaggio della NHK, l'indice di gradimento del suo governo e' intorno al 25%. Il Giappone, quarta economia mondiale, sta faticando a rimettersi in carreggiata dopo il periodo Covid, con la produzione industriale in calo dello 0,7% nel primo trimestre del 2024. Lo scorso novembre, Kishida aveva varato un pacchetto di "stimoli" del valore di oltre 100 miliardi di dollari (17mila miliardi di yen) nel tentativo di ridurre la pressione inflazionistica. Nonostante la parziale ripresa nelle ultime settimane, lo yen è stata una delle valute con le peggiori performance a livello mondiale nell'ultimo anno, e anche se questo è positivo per gli esportatori giapponesi, rende le importazioni più costose e alimenta l'inflazione. Quanto al partito di governo, è coinvolto da mesi in uno scandalo che riguarda presunti pagamenti a favore di esponenti del partito, accusati di aver superato le quote di vendita dei biglietti per la raccolta fondi. Al momento della sua elezione, Kishida fu considerato una "scelta di compromesso" da parte del suo partito; figlio e nipote di politici eletti a Hiroshima, è un mediatore non molto carismatico. Dato che guidava solo una piccola fazione parlamentare moderata del PLD, ha dovuto costantemente impegnarsi con altre correnti più potenti del suo partito, in particolare all'ala ultranazionalista controllata dal suo ex mentore ed ex primo ministro Shinzo Abe fino al suo assassinio, avvenuto nel 2022. Ora si apre la non scontata corsa alla sua successione.