Il caso
Scuola, i prof restano precari anche se hanno superato il concorso: «La cosa assurda è che i posti ci sono»
È quello che succede agli idonei delle prove del 2020 (ma svolte nel 2022 causa Covid) e del 2023, nonostante i posti vacanti ci siano e siano stati "congelati" dal ministero per una successiva selezione
Si sono laureati. Hanno ottenuto i 24 cfu che fino a pochi mesi fa erano necessari per insegnare. Hanno superato le prove del concorso straordinario 2020 (che si è svolto nel 2022). Eppure fanno ancora parte di quei 250 mila professori precari sulle cui spalle da settembre si reggerà la scuola.
É successo perché quasi 30 mila persone (secondo il Movimento “Idonei 2020 per il ruolo, gli invisibili”), pur avendo superato il concorso ordinario 2020 per le immissioni in ruolo che a causa del Covid-19 è slittato fino al 2022, alla fine delle prove non hanno ottenuto un punteggio abbastanza alto da ottenere subito una cattedra. Così gli “idonei all’insegnamento ma non vincitori del concorso” sono entrati a far parte di un elenco da cui gli Uffici scolastici regionali attingono per le stabilizzazioni.
Soltanto che a passargli davanti ci sono sia i vincitori dei concorsi precedenti che quelli del successivo, del 2023, indetto in base a quanto indicato dal Pnrr. E i professori che vinceranno la prova che si svolgerà nei mesi a venire, che segue sempre le indicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma che non è ancora bandita. Per cui il ministero ha accantonato - cioè tenuto da parte - più di 18 mila posti sui 64.156 che erano vacanti per il 2024/2025, affidandoli ai supplenti.
In questo modo il numero dei precari continua a crescere, visto che anche chi ha vinto i concorsi resta tale. E gli idonei 2020 rischiano di vedere la loro assunzione slittare per anni. Per immaginare di quanto, basta pensare che ancora oggi scorrono le graduatorie per l’immissione in ruolo di chi ha fatto il concorso nel 2016.
A sottolineare il senso di ingiustizia che sperimenta chi ha superato il concorso ma non l’ha vinto ci sono anche quelli del concorso del 2023: «Questa prova a differenza delle precedenti, nel caso non si rientri nei posti disponibili, non dà diritto né a una graduatoria di merito permanente da cui attingere per le future immissioni in ruolo, né all’abilitazione» racconta una professoressa a L’Espresso: «Cosi moltissimi docenti come me, dopo aver superato brillantemente tutte le prove, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Siamo considerati in pratica idonei all'insegnamento, ma non possiamo essere assunti a tempo indeterminato. La cosa assurda è che i posti ci sono e che saranno spesi di nuovo soldi pubblici per fare altri concorsi ma ci sono gli idonei del 2020 e noi del 2023 che potremmo coprire i posti a disposizione».
Con una petizione che ha già raccolto quasi 30 mila firme, chi ha superato il concorso del 2023 ma non ha ottenuto l'immissione in ruolo chiede di rimandare la prossima prova che dovrebbe essere bandita in autunno, di rientrare in una graduatoria di merito permanente da cui attingere per le future assunzioni e di poter conseguire l'abilitazione con i corsi da 30 cfu come i vincitori del concorso e non da 60. Mentre gli idonei del concorso 2020 si preparano a scendere nelle piazze di almeno 10 regioni il prossimo 30 agosto.