Il risultato
«Per sigillare la volontà di tutelare i diritti dell'individuo tutti i giorni»: L'Espresso ottiene la certificazione sulla parità di genere
Ambiente inclusivo, uguali stipendi. E l’impegno per un luogo di lavoro equo, senza distinzioni. Per le aziende ora c’è un attestato. E il nostro giornale lo ha ottenuto
La parità tra i generi non può aspettare: è fondamentale per favorire lo sviluppo sostenibile, la crescita economica e la lotta alla povertà. Eppure, secondo l’ultimo report del World Economic Forum, servono ancora 134 anni prima che l’uguaglianza tra uomo e donna venga raggiunta in tutto il mondo. Ad andarci più vicino tra gli Stati, con il 93,5 per cento del divario colmato, è l’Islanda. Mentre l’Italia ha perso 8 posizioni rispetto al 2023, scendendo all’87°posto su 146 Paesi. A pesare sono soprattutto la scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro e le differenze di salario con gli uomini.
Proprio per rimediare ai ritardi che caratterizzano l’Italia, tra le missioni del Pnrr, che recepisce gli obiettivi dell’agenda Onu 2030, c’è quella di mobilitare le energie femminili, fondamentali per la ripresa della Nazione. «A partire dalle discriminazioni che le donne vivono sul luogo di lavoro», spiega Luigi Esposito, auditor di Quality Italia, ente accreditato per certificare le aziende che si impegnano a garantire la parità di genere tra i dipendenti: «La certificazione deriva dalla prassi di riferimento Uni 125 del 2022 emanata dall’Ente italiano di normazione. Attesta che l’impresa ha avviato un insieme di procedure, regolamenti, azioni - quindi un sistema di gestione - volto a raggiungere la parità di genere tra i dipendenti. Soddisfacendo i requisiti previsti dalla prassi di riferimento».
La Pdr Uni 125, in vigore dal marzo 2022, definisce le linee guida che servono per indirizzare il cambiamento dentro le imprese. Sono indicatori, chiamati Kpi, attraverso cui misurare l’impegno delle aziende in sei aree individuate come strategiche da un tavolo tecnico costruito con i rappresentati dipartimento per le Politiche della famiglia, del ministero dell’Economia e delle Finanze, del ministero dello Sviluppo economico, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dalla Consigliera nazionale di parità. «Ottenere la certificazione non è un obbligo. È necessaria per partecipare ad alcuni bandi indetti dalla pubblica amministrazione, ma per il resto è su base volontaria e può essere richiesta da qualsiasi tipo di organizzazione. Da quando è attivo il sistema di certificazione, luglio 2022, a oggi sono 2267 le imprese certificate», chiarisce l’auditor di Quality Italia.
Tra le aziende che hanno ottenuto l’attestato della parità di genere c’è anche L’Espresso, una delle poche società nel settore dell’editoria ad averlo fatto: «Sono stati i vertici dell’azienda a volerlo, per sigillare l’impegno a tutelare i diritti dell’individuo anche nella pratica quotidiana. Un gesto degno di nota», conclude Esposito.
«Abbiamo implementato misure concrete per garantire che tutti i dipendenti, indipendentemente dal genere, abbiano pari opportunità di carriera e retribuzione, un ambiente di lavoro rispettoso e inclusivo e il supporto necessario per conciliare vita professionale e personale», chiarisce, infatti, Angela Ammaturo, consigliera d’amministrazione dell’Espresso media: «Crediamo che un ambiente di lavoro diversificato e inclusivo stimoli l’innovazione, migliori il benessere dei dipendenti e contribuisca a creare contenuti editoriali di alta qualità che riflettano la pluralità della nostra società. Continueremo a lavorare con dedizione per mantenere e migliorare gli standard di parità di genere, assicurando che L’Espresso rimanga un luogo di lavoro equo e inclusivo per tutti».