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Politica
febbraio, 2025

Corte circuito. I superavvocati alla Consulta

Il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale
Il Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale

Da legali quotatissimi hanno difeso davanti ai giudici costituzionali Regioni, Comuni e aziende. Ora, scelti dai partiti e indossata un’altra toga, si trovano dalla parte opposta

Quanto è piccolo il mondo. Per gli avvocati, quelli bravi bravissimi, ancora di più.

 

Prendete Francesco Saverio Marini, classe 1973. Così quotato da meritarsi l’incarico (s’intende a titolo gratuito) di consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni. E tanto esperto da essere ingaggiato da molte Regioni per patrocinarle proprio davanti alla Consulta. L’ultima volta qualche mese fa, quando si è trovato a difendere la Regione Liguria allora ancora presieduta da Giovanni Toti in una causa, pensate un po’, contro la presidente del Consiglio di cui il medesimo Marini è sommo suggeritore giuridico. Consigliere a Palazzo Chigi, avversario davanti al giudice.

 

Un corto circuito assai curioso, sfociato nella sentenza numero 153 emanata il 3 luglio 2024, dove il governo non si è visto riconoscere completamente le proprie ragioni. Che però non è stato neppure l’unico. Perché lo scorso anno l’avvocato Marini ha supportato la Regione Valle d’Aosta in altre due controversie con il governo Meloni: sul trattamento degli affitti turistici brevi e le misure adottate dall’esecutivo contro il cosiddetto «caro bollette». Vincendo in entrambi i casi.

 

Però è questo il suo lavoro, per tradizione familiare. «A mio padre devo tutto, da lui ho imparato tantissimo», ha detto in un’intervista. Il padre è Annibale Marini, per otto mesi fra il 2005 e il 2006 presidente della Corte costituzionale. Era stato nominato giudice della Consulta, nel 1997, come espressione del centrodestra e di Alleanza nazionale di Gianfranco Fini. Seguendone le orme, Francesco Saverio è diventato giudice costituzionale per volontà di Giorgia Meloni, che quando papà era presidente della Corte aveva appena debuttato in Parlamento con An.

 

La presidente del Consiglio l’ha imposto superando ogni ostacolo. Soprattutto quelli di chi ne sosteneva l’ineleggibilità perché in conflitto d’interessi in quanto ideatore della riforma costituzionale del cosiddetto premierato, e che in futuro da giudice della Consulta potrebbe essere chiamato a esprimersi sulla sua stessa riforma. Oltre a ricoprire un incarico governativo in quanto consigliere giuridico di Giorgia Meloni, che su quella riforma dice di volersi giocare tutto.

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