Nonostante il divieto imposto dalle autorità e il blocco di strade e social, i manifestanti continuano a riversarsi nelle piazze del Paese. Il primo cittadino, durante la deposizione della sua testimonianza, ha respinto tutte le accuse a suo carico. Erdoğan insiste: "Non consegneremo il Paese al terrorismo di strada”.

Strade chiuse, social limitati e divieti delle autorità paralizzano Istanbul e il resto della Turchia, ma non impediscono ai manifestanti di riversarsi nelle piazze al grido “il governo deve dimettersi”. Diverse città del Paese stanno vivendo giornate concitate a causa delle proteste contro l’arresto, all’alba del 19 marzo, del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoğlu, a quattro giorni dalle primarie del suo partito (Chp). Il primo cittadino, durante la deposizione della sua testimonianza, ha respinto tutte le accuse a suo carico.

L'avversario alle presidenziali

Su carta le accuse sono molteplici: si parla di “frode", "estorsione”, “favoreggiamento nei confronti dell’organizzazione terroristica” curda, il Pkk. Il problema, in realtà, sembrerebbe tutt'altro che giudiziario. Imamoğlu è considerato l'avversario politico più forte del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Il 23 marzo, in occasioni delle primarie, il sindaco di Istanbul avrebbe dovuto essere investito della candidatura del Chp per le elezioni presidenziali del 2028. Ma l'arresto è arrivato pochi giorni prima, in un atto che il Chp ha definito “un golpe”. L’arresto del sindaco, alla guida della città da 16 milioni di abitanti da circa sei anni, è stato percepito dalla popolazione come una scelta politica, che mina le basi della democrazia e dello stato di diritto. Durante le proteste ci sono stati diversi scontri tra i civili e le forze dell’ordine. Il ministro dell'Interno turco, Ali Yerlikaya, ha fatto sapere che 54 persone sono state arrestate, sospettate di "incitamento a commettere un crimine" e "incitamento all'odio e all'ostilità" per dei messaggi condivisi sui social media. In totale sono 326 i sospetti identificati, 72 all'estero. "Non tollereremo che si disturbi l'ordine pubblico - ha detto Erdoğan, che sta cercando di attuare una serie di misure per scoraggiare i manifestanti. "Così come non ci siamo piegati al terrore della piazza in passato, non ci arrenderemo ora agli atti vandalici".  Per la nuova manifestazione prevista per questa sera, 21 marzo, la prefettura di Istanbul ha comunicato di avere chiuso per 24 ore le principali strade che portano verso la sede del comune. La zona è presidiata da centinaia di agenti di polizia e mezzi blindati.

Le proteste 

Un divieto di manifestare di quattro giorni - fino a domenica 23 marzo - è stato emanato dalle autorità di Istanbul, Ankara e Smirne, nel tentativo di ostacolare le proteste, che però non accennano a interrompersi. Anzi: nuove manifestazioni sono previste per questa sera, 21 marzo, convocate dal presidente del partito di IImamoğlu. "Invito milioni di persone a scendere in strada in modo democratico, a mostrare la nostra reazione democratica con manifestazioni pacifiche di decine di migliaia, centinaia di migliaia, milioni di persone e a esercitare il nostro diritto costituzionale", ha affermato Ozgur Ozel, rivolgendosi ai cittadini del Paese del Bosforo. La Turchia "non sarà consegnata al terrorismo di strada”, ha replicato Erdogan. "La via che il presidente del Chp ha indicato, non dimenticatelo, è un vicolo cieco”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è espressa sull'arresto di Imamoğlu, dicendosi profondamente preoccupata: "La Turchia è un Paese candidato all'adesione all'Ue e deve sostenere i valori democratici, in particolare i diritti dei funzionari eletti”, ha aggiunto, ribadendo il fondamentale rispetto di questi principi.

L'edicola

Voglia di nucleare - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 28 marzo, è disponibile in edicola e in app