Migliaia di persone sono scese in piazza in Turchia per la quinta sera consecutiva, ma sono altre tre le notizie che danno il senso di quello che sta succedendo nel Paese dall'arresto di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul nonché principale rivale di Recep Tayyp Erdogan. La prima è che la magistratura turca ha convalidato l’arresto del primo cittadino. La seconda, conseguenza della prima, è che il ministero degli Interni turco lo ha sospeso dalla sua carica. La terza è che, come prevedibile, Imamoglu è stato formalmente incoronato quale principale sfidante di Erdogan per le elezioni del 2028 alle primarie del Chp, il Partito popolare repubblicano fondato da Mustafa Kemal Ataturk. Imamoglu è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Marmare, dove sono detenuti altri oppositori politici. E di accuse politiche parla apertamente lui stesso: “Questa è un’esecuzione senza processo. Non mi piegherò mai”. E poi la chiamata a scendere in strada: “Non siate tristi, scoraggiati, non perdete la speranza. Assicuratevi di esprimere il vostro voto oggi. Poi unitevi a noi a Sarachane di Istanbul e nelle piazze della democrazia”. Le piazze, nel quinto giorno consecutivo di proteste, si sono riempite non solo a Istanbul, ma anche ad Ankara o a Diyabarkir, la più grande città a maggioranza curda. In totale le manifestazioni hanno coinvolto almeno 55 delle 81 province turche - nonostante il divieto imposto dalle autorità - e, in un solo giorno, sono state arrestate 323 persone.
Ma ieri - 22 marzo - è stato anche il giorno dei numeri record delle primarie del Chp. Secondo i dati diffusi dal partito, al voto hanno partecipato circa 15 milioni di persone ma, di queste, solo 1,6 erano iscritte. Imamoglu era l’unico candidato, ma l’affluenza - soprattutto tra i non tesserati - è un segnale forte del consenso di cui gode il principale oppositore di Erdogan nel Paese. Il “semplice” arresto non impedisce a Imamoglu di candidarsi alle presidenziali ma, se dovesse venire condannato, allora sarebbe costretto a fare un passo indietro. Per ora il tribunale di Istanbul ha convalidato il fermo per le accuse di corruzione ma non, per ora, per terrorismo. “Sebbene vi sia un forte sospetto che aiuti un’organizzazione terroristica armata - ha sottolineato la Corte - al momento è stato già deciso che sia arrestato per reati finanziari”.
Tra le oltre 300 persone arrestate in meno di 24 ore, nove sono giornalisti che hanno seguito le proteste a Istanbul. E intanto sono state annunciate forti restrizioni all'ingresso e all'uscita dalla provincia di Istanbul per "individui, gruppi e veicoli che potrebbero prendere parte ad azioni illegali, individualmente o collettivamente", come ha affermato il governo provinciale.