Voti, comunicazioni con i genitori, ma anche minigames e pubblicità di consulenza psicologica. Sul registro elettronico ClasseViva, tra i più usati nelle scuole italiane, sono apparsi pubblicità e giochi online, causando indignazione e stupore tra associazioni, insegnanti, genitori e anche nel ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
A scriverlo è La Stampa, che ha riportato il caso di una project manager di Torino, Giovanna Garrone, che ha denunciato l’accaduto. La donna, navigando sull’app del nuovo registro elettronico della figlia liceale, si è imbattuta nell’estensione “My Tools”, dove ha trovato delle funzionalità inaspettate, oltre che inappropriate per una piattaforma ufficiale, che dovrebbe essere destinata soltanto alle attività scolastiche e alle comunicazioni scuola-famiglia.
Genitori e studenti si trovano, qui, a poter atterrare sullo Scuola Shop del Gruppo Spaggiari (il fornitore della piattaforma), o a giocare ai minigames. Non solo: tra le opzioni, c’è anche la possibilità di richiedere con un clic consulenze con lo psicologo o con la sessuologa. “L’estensione è attiva su accettazione dei dirigenti scolastici solo in 300 scuole e quindi raggiungibile da 200 mila genitori e 100 mila studenti”, su un totale di 2,5 milioni di genitori, un milione di studenti e 300 mila insegnanti, tra le 2.800 scuole che utilizzano ClasseViva, ha dichiarato Spaggiari.
"È inaccettabile che sul registro elettronico compaia della pubblicità. Questo lo dico al di là del caso specifico. È improprio che su uno strumento scolastico vi siano giochi elettronici e pubblicità”, ha commentato il ministro Valditara. “I registri elettronici sin dal 2013 sono gestiti da società private: sono le scuole che li scelgono in virtù della loro autonomia. Il Ministero - aggiunge - sta facendo un’analisi per la valutazione dei costi benefici in termini di efficienza e di impatto economico sull’eventuale adozione di un software unico a livello nazionale per i registri elettronici”.
A fargli eco, anche diverse associazioni, tra cui Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) e Andis, (Associazione nazionale dei dirigenti scolastici), contrarie a questo tipo di gestione dello strumento scolastico: "No a pubblicità e giochi", è lo slogan delle associazioni, che chiedono al ministro proprio "un registro unico comune".
Sull’estensione My Tools “viene chiesto il consenso, ma quello è un consenso meno libero perché lì mi trovo su uno strumento ad uso obbligatorio da parte di genitori e studenti”, ha osservato il giurista e componente del Garante per la Protezione dei Dati Personali, Agostino Ghiglia. “Poi mi sono imbattuto in pubblicità che contengono cookies. E come se io andassi sul sito dell’Agenzia delle Entrate e mi trovassi la pubblicità dei salamini”. L’Autorità della Privacy da gennaio sta portando avanti ispezioni nelle scuole sui fornitori dei registri elettronici. Il risultato dell’indagine dovrebbe essere noto tra un paio di mesi.