Sono solo 375 gli studenti che hanno scelto di accedere al nuovo percorso di studi. Lo 0,08 per cento del totale. Un progetto, come spiegato da L'Espresso, nato male, pensato peggio e sviluppato in gran fretta solo per ragioni propagandistiche

Il liceo del made in Italy ha fatto flop. Era prevedibile, visto che gli studenti si sarebbero dovuti iscrivere senza sapere niente del programma di studi. Unica informazione fornita: le materie affrontate nel primo biennio sarebbero state quasi identiche a quelle del liceo di Scienze umane, indirizzo socio-economico. Tutto qui, nessun accenno a quelle discipline specifiche, legate a settori più volte definiti strategici per lo sviluppo del Paese dai rappresentati di Governo, come l’enogastronomia, il design, a moda o l’industria aerospaziale. Materie di cui il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva parlato proprio per annunciare la campagna di lancio del nuovo percorso di studi, a pochi giorni dall’apertura delle iscrizioni alle scuole superiori, lo scorso 18 febbraio.

 

Tre giorni fa, il 10 febbraio, le iscrizioni per l’anno 2024/2025 si sono chiuse. E i dati parlano chiaro: sono solo 375 gli studenti che hanno scelto di accedere al nuovo Liceo in tutta Italia, lo 0,08 per cento di tutti quelli che si sono iscritti alle superiori. E sono state appena 92 le scuole che hanno voluto attivare il percorso.

 

Un fallimento secondo Flc Cgil: «Dopo la bocciatura dei collegi dei docenti arriva anche quella  delle famiglie. I dati delle iscrizioni sono inequivocabili. Non aver cercato una reale condivisione con chi la scuola la vive è stato un errore. A questo punto il Governo si fermi, non si fanno le riforme contro il personale e contro gli studenti», ha scritto in una nota il sindacato della scuola. Non è d’accordo il ministro Urso. Per cui 375 iscritti sono, invece, un buon risultato: «Si tratta di un percorso scolastico innovativo e strettamente orientato al mondo produttivo che nel prossimo "anno pilota", potrà ulteriormente migliorare».

 

Anche i numeri ottenuti dalla nuova sperimentazione tanto voluta da Valditara, la “filiera formativa tecnologico-professionale” che restringe le scuole superiori in 4 anni fanno riflettere. Lanciata in fretta e furia, dovrebbe servire per accrescere il raccordo del mondo dell’istruzione con quello del lavoro, del territorio e con quello della formazione post diploma. Ma, forse anche in questo caso a causa della mancanza di informazioni sul programma di studio, per il prossimo anno gli iscritti saranno solo 1.669 in tutto il Paese: un risultato andato oltre le aspettative secondo il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che si dice «grato alle scuole che si sono candidate e alle famiglie che ci hanno creduto». Come se decidere a che tipo di formazione accedere fosse una scelta da basare sulla fiducia invece che di ragionamento.