Luci e ombre per la filiera legno-arredo italiana che ha chiuso il 2024 con un fatturato alla produzione pari a 51,6 miliardi di euro, in flessione del 3,1 per cento rispetto all’anno precedente. Flessione del 3,5 per cento che riguarda le vendite sul mercato interno che pesa per 32,2 miliardi di euro e rappresenta oltre il 60 per cento del giro d’affari complessivo. Le cause sono da ricondurre in gran parte alla riduzione degli incentivi fiscali previsti negli anni precedenti. Per quanto riguarda l’export, che costituisce il 38 per cento del fatturato totale della filiera, chiude a -2,3 per cento con un valore pari a 19,4 miliardi di euro. Secondo i dati forniti dal Centro Studi FederlegnoArredo, a contenere la contrazione del macrosistema sono soprattutto le maggiori esportazioni verso Paesi quali Emirati Arabi Uniti, +21,6 per cento pari a 317,6 milioni di euro e Arabia Saudita, +22,8 per cento pari a 193,5 milioni di euro. La parola d’ordine quindi è: internazionalizzazione. Per cercare nuovi mercati in cui promuovere il design “made in Italy”.
«Partiamo da un dato interessante: i Paesi arabi non hanno produzione di mobili e illuminazione ma negli ultimi anni stanno costruendo tantissimi edifici con tipologie di prezzi e usi diversi», esordisce Maria Porro, presidente di Salone del Mobile di Milano, alla sua quarta esperienza nel ruolo. «Le potenzialità di questi mercati sono davvero alte anche per le nostre aziende di fascia media e non solo per il design costoso. Se pensiamo poi agli innumerevoli alberghi che stanno sorgendo, il bisogno di materiali da costruzione, rivestimenti, sanitari, luci per il segmento contract è in aumento costante». Recentemente il Salone del Mobile di Milano ha firmato un memorandum of Understanding per promuovere il design italiano in Arabia Saudita con l’obbiettivo di sviluppare iniziative congiunte, inclusa l’organizzazione di esposizioni. «È il primo passo per creare un ponte culturale e commerciale fra i due Paesi: Saudi Vision 2030 è un’idea di futuro in cui il design, nelle sue molteplici dimensioni, occupa un posto di primo piano. Perché il design è un costruttore di mondi. Anche la nostra fiera, da oltre 60 anni, ha questo ruolo strategico, connette ciò che è realizzato in Italia con oltre 150 Paesi. È un acceleratore per la competitività di imprese che hanno come know-how tre parole-chiave: qualità, innovazione, sostenibilità. Il Salone è la punta di diamante di una filiera che conta oltre 66.500 imprese, pari al 14,8 per cento del manifatturiero nazionale e 300 mila addetti», continua Porro. Fra i Paesi sotto la lente d’ingrandimento c’è anche l’India dove il Salone ha fatto tappa nel febbraio scorso: «In India la cultura artigianale è molto forte così come quella dei materiali: dai metalli preziosi alla ceramica, dai tessuti ai tappeti. Il settore arredo, sostenuto da una congiuntura economica favorevole e dall’aumento del potere d’acquisto della popolazione sta spingendo la richiesta di prodotti d’eccellenza da mescolare con i loro tipici. E crescono anche le università dedicate al design che richiamano studenti di varie estrazioni sociali, sviluppano progetti di rigenerazione urbana e sfornano bravi professionisti. Al dialogo India-Italia abbiamo dedicato una tavola rotonda dal titolo When design meets art and craft», sottolinea Maria Porro. Che guarda invece con una certa preoccupazione agli Stati Uniti, fra i cinque migliori Paesi per incremento della Filiera Legno- Arredo nel 2024.

«I dazi americani peseranno molto sulle nostre esportazioni e colpiranno soprattutto le categorie di prodotto medio-basse. L’Assarredo (di cui Maria Porro è presidente dal 2020, ndr) sta monitorando la situazione e sostenendo le imprese in questa fase delicata insieme alle altre associazioni europee. Perché è in Europa che nasce la tradizione e la storia del design», sottolinea. Al motto di: “La qualità non va mai compromessa”, Maria Porro parla anche di «cultura del progetto». Un progetto che, in questa edizione del Salone del Mobile di Milano, coinvolge le aziende di illuminazione con la 31ma edizione di Euroluce: «Un comparto che sta raccogliendo buoni frutti con un +10 per cento di espositori rispetto a due anni fa e che vede un netto aumento di vendite in Francia. The City of Lights è il concept scelto, declinato in eventi, mostre, installazioni, con un layout sviluppato dallo studio Lombardini22 per Euroluce». E conclude: «Stiamo vivendo un momento non facile, in cui regna l’incertezza. Lo sforzo per mantenere alta l’asticella della qualità del prodotto unita alla ricerca e alla bellezza è sempre più impegnativo. Da imprenditrice (quest’anno la Porro Spa, fondata dal nonno Giulio nel 1925, compie cento anni, ndr) sostengo che non basta fare un pezzo che sia solo bello. Ogni oggetto deve essere pensato per rimanere nel tempo, attraverso le generazioni. E accrescere il suo valore».