Mario Vargas Llosa, premio Nobel per letteratura, è morto a 89 anni (compiuti il 28 marzo) a Lima, "in pace, circondato dalla sua famiglia".
A renderlo noto il figlio, Alvaro Vargas Llosa, sui social. Nato e cresciuto in Perù ma naturalizzato spagnolo, è stato uno degli scrittori più importanti del secolo scorso per la sua produzione saggistica e letteraria. Tra i romanzi più famosi La città e i cani (1963), La Casa verde (1966), Conversazione nella cattedrale (1969).
L’autore, nato nel ‘36, era tornato a vivere a Lima nel 2022 dopo essersi trasferito in Europa. Era arrivato prima in Spagna e poi a Parigi, scosso dalla sconfitta alle presidenziali in Perù, nel 1990, dove era candidato in quanto leader del Frente Democratico. Divenne scrittore per protesta, contro quel padre che credeva morto e che, quando aveva 10 anni, tornò per riprenderlo, riportarlo in Perù dalla Bolivia (dove si era trasferito) e iscriverlo, nel 1950, all’Accademia Militare Leoncio Prado. E per protesta anche contro la dittatura del generale Odría che avrebbe voluto sconfiggere alle urne.
Nel 2010 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura "per la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell’individuo". Un’arte, quella della scrittura, che lui stesso descrive come necessaria: “Un mondo senza letteratura sarebbe un mondo senza desideri, senza ideali e senza ribellione, un mondo di automi sprovvisti di ciò che rende davvero umano un essere umano: la capacità di uscire da se stesso e trasformarsi in un altro, in altri, plasmati con l'argilla dei nostri sogni”.