Fino a ieri, per comprare qualcosa online facevi quello che abbiamo fatto tutti per anni: aprivi Google, cercavi “miglior frullatore 2024” o “scarpe da corsa leggere ma ammortizzate”, cliccavi su qualche sito tra i risultati, leggevi due articoli (se avevi voglia), guardavi tre recensioni, e poi finivi su Amazon o su un e-commerce specializzato. Oggi, invece, sta succedendo qualcosa che cambia radicalmente il gioco: sempre più persone stanno saltando Google e si rivolgono direttamente all’intelligenza artificiale per chiedere consiglio. «Hey ChatGpt, mi consigli delle cuffie noise cancelling sotto i 100 euro?», oppure «Grok, qual è il miglior rasoio elettrico per pelli sensibili?». E la cosa sorprendente è che l’Ia non solo risponde, ma spesso ti porta direttamente su un prodotto, su un link, su un sito.
È in quel momento che capisci che la vera rivoluzione non è solo nella tecnologia, ma nel modo in cui le persone stanno cambiando il loro approccio alle decisioni d'acquisto. Non cercano più tra una lista di link su Google: ora ricevono una risposta diretta da un chatbot. E allora ti chiedi: come si fa a essere inclusi in quella risposta? Questa è la nuova sfida. I dati parlano chiaro: il traffico verso i siti di e-commerce dagli strumenti di AI generativa è salito del 1.300 per cento durante le festività negli Stati Uniti, con picchi fino al 1.950 per cento nel Cyber Monday. E non si è trattato di un’ondata passeggera: anche a febbraio 2025, quindi fuori da ogni periodo promozionale, il traffico da Ia è cresciuto del 1.200 per cento rispetto a luglio 2024. Insomma, è un trend strutturale, non una moda. Gli utenti iniziano a fidarsi dell’Ia per fare ricerche, confronti, decisioni. E anche se il traffico generato da questi strumenti è ancora più piccolo rispetto a Google Ads o alle campagne via email, sta crescendo a velocità doppia ogni due mesi. Roba da lasciarti a bocca aperta se lavori nel marketing o hai un business online.
La domanda da un milione di euro, quindi, è: come si fa a comparire nei risultati di ChatGpt, Grok, Claude o Gemini, se il meccanismo non è più quello classico del motore di ricerca, ma una conversazione mediata dall’intelligenza artificiale? Non si tratta più di Seo come la conoscevamo. Non ci sono più dieci link da scalare su Google, né descrizioni ottimizzate da scrivere. Ora c'è una risposta sola, generata dall'Ia, e dentro quella risposta ci stanno uno, due, massimo tre nomi. Se il tuo non c'è, semplicemente sei fuori. Chi viene citato, prende tutto.
Quindi come ci si entra, in quella risposta? Non esiste una formula magica (non ancora, almeno), ma iniziano a emergere delle logiche. Intanto, l’Ia ha bisogno di fonti: attinge a contenuti pubblici, spesso molto strutturati, autorevoli, ben scritti e facili da interpretare. Quindi la qualità del contenuto è più importante che mai. Tradotto: devi iniziare a creare contenuti che rispondano davvero alle domande delle persone, in modo chiaro, aggiornato, e con una voce riconoscibile. Poi c’è il tema della presenza in database e knowledge graph: se il tuo brand è presente in siti strutturati, se viene recensito da testate, se è linkato in Wikipedia o in portali tematici, le probabilità che venga intercettato da un’Ia salgono. La tua “traccia” digitale conta. Quindi sì, serve un mix di content marketing di alto livello, Pr intelligenti e una presenza online curata in modo strategico.
Ma non è solo una questione tecnica: è una questione di mentalità. Serve cambiare prospettiva. Se fino a ieri l’obiettivo era “essere primi su Google”, oggi potrebbe essere “essere l’unico citato da ChatGpt in una risposta”. È un cambiamento enorme, ma anche un’enorme opportunità, perché ancora non tutti stanno giocando questa partita. Chi parte adesso può costruire un importante vantaggio competitivo.
Ovviamente non si può ancora puntare tutto solo sull’Ia, e Google non sta certo per scomparire domani mattina. Ma sarebbe un errore grossolano ignorare quello che sta succedendo. È un po’ come nel 2007 dire che Facebook era solo un gioco da ragazzi, o nel ’98 pensare che avere un sito web fosse superfluo. La verità è che stiamo entrando in una nuova fase, dove chi sa creare contenuti in grado di parlare non solo alle persone, ma anche all’intelligenza artificiale, avrà un vantaggio reale.