Promulgata, ma con riserva. Il presidente della Repubblica ha dato il via libera alla “ legge Morandi”, approvata definitivamente lo scorso 20 marzo, per il riconoscimento dei benefici per le vittime di eventi dannosi derivanti da "cedimenti di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale". Ma la promulgazione è stata accompagnata da una lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, e alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con cui il capo dello Stato ha segnalato alcune “discriminazioni” che dovranno essere sanate. “Ho provveduto alla promulgazione riscontrando nella decisione del Parlamento una significativa manifestazione di solidarietà nei confronti della sofferenza dei familiari di vittime di eventi drammatici – ha scritto Mattarella –. Non posso peraltro sottrarmi al dovere di segnalare taluni punti che non appaiono in linea con principi e norme della Costituzione”.
Cosa prevede la legge sulle vittime del Ponte Morandi
Dopo un percorso di elaborazione durato quattro anni, con il via libera bipartisan in Commissione ambiente, lo Stato ha riconosciuto un sostegno per i familiari delle vittime di “cedimenti infrastrutturali”, nato su impulso del comitato che riunisce i familiari dei 43 morti del crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto del 2018, e della presidente Egle Possetti. Sono stati così riconosciuti e introdotti risarcimenti diretti in caso di crollli di infrastrutture stradali e autostradali, riconoscendo una reponsabilità dello Stato in caso di mala-gestione di beni pubblici. Come nel caso di vittime della mafie o "del dovere", si prevedono benefici automatici con la previsione di indennizzi superstiti con invalidità superiore al 50 per cento o per i familiari delle vittime. È stato inoltre istituito un fondo da 7 milioni di euro per il 2025 e da 1,5 per il 2026 con cui si prevedono una serie di interventi a favore delle vittime, tra cui borse di studio e assunzioni negli organici pubblici.
Unioni civili discriminate rispetto al matrimonio
Ma accanto alle buone intenzioni del provvedimento ci sono una serie di distorsioni che Mattarella ha chiesto di correggere. Innanzitutto, come scrive il capo dello Stato, la legge contiene una norma “discriminatoria” delle unioni civili rispetto al matrimonio, nonché “una inaccettabile discriminazione tra i figli delle vittime sulla base dello stato civile dei genitori”. In particolare, nella lettera si fa riferimento al secondo articolo del provvedimento, che esplicita i criteri di priorità da seguire nel processo di elargizione. E viene stabilito che dovrà essere corrisposta per ciascuna vittima ai membri della famiglia seguendo quest’ordine: a) Il coniuge; b) i figli; c) la parte dell’unione civile; d) i genitori; e) fratelli e sorelle conviventi.
“L'articolo 2 – scrive Mattarella – nel definire l'ordine di priorità per l'attribuzione dell'elargizione spettante ai parenti delle vittime, alla lettera c), colloca la persona stabilmente convivente o l'altra parte dell'unione civile al terzo posto, dopo aver menzionato, alla lettera a), il coniuge e, alla lettera b), i figli. Tale collocazione appare discriminatoria”. La giurisprudenza costituzionale – continua il capo dello Stato – "ha costantemente riconosciuto i diritti derivanti dalla convivenza stabile e dalle unioni civili”, quali “rapporti ormai entrati nell’uso”, comunemente accettati accanto a quello fondato sul vincolo coniugale”, affermando che ai conviventi di fatto e alle parti delle unioni civili “vanno riconosciute le stesse prerogative patrimoniali e partecipative del coniuge”. Un altro motivo di perplessità consiste nel fatto che il provvedimento, “al fine dell’attribuzione dell’elargizione, equipara al coniuge il convivente stabile nel solo caso in cui vi siano figli minori nati dal rapporto di convivenza” senza “tenere conto della giurisprudenza costituzionale che ne esige l’equiparazione anche in assenza di figli minori”.
I dubbi sul limite delle sole strade nazionali
Non solo. “Suscita riserve” anche la limitazione dei benefici a “vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale” sia per “l’incertezza interpretativa di infrastruttura ‘di rilievo nazionale’ che non risulta di agevole determinazione” ma anche per “l’esclusione di analoghi benefici nel caso di vittime di cedimenti di altre sedi stradali” diverse dalle arterie nazionali. Mattarella, nella sua lettera, cita le “vittime di eventi relativi a strutture di altra natura, in particolare il cedimento di scuole, primo fra tutti il caso del crollo di una scuola elementare con la morte di tani bambini presenti nelle aule con i loro maestri”.
Problematica previsione di fondi limitati
C'è poi un ultimo punto su cui Mattarella ha chiesto correttivi. "L'articolo 4 demanda a norme secondarie il compito di individuare gli eventi dannosi - presenti e futuri - nonché i soggetti aventi diritto ai benefici economici previsti, attribuendo a tali fonti ampio margine di discrezionalità. Tale previsione non appare in linea con il sistema costituzionale", scrive il capo dello Stato. "Come costantemente affermato dalla Corte costituzionale - aggiunge - la fonte primaria deve assicurare una disciplina sufficientemente dettagliata della materia in ordine ai criteri di esercizio della discrezionalità amministrativa. Va considerato, inoltre, che la legge è finanziata attraverso limiti di impegno - 7,1 milioni per il 2025 e 1,6 milioni a decorrere dal 2026 - e il disporre di risorse limitate rende ancora più problematico l'esercizio della predetta discrezionalità al fine di garantire il soddisfacimento dei diritti".