La nuova edizione del dating show su Real Time ancora una volta unisce single etero direttamente all'altare. Perfetti sconosciuti messi insieme dagli esperti. E se la coppia scoppia, pazienza. L'importante è credere nell'amore, a favor di telecamera

Accade, nel 2025, che giovani uomini e giovani donne, serenamente dotati di bell’aspetto e persino, a volte, di proprietà linguistica, si cerchino vicendevolmente affidandosi in toto alla televisione. Anziché uscire e dilettarsi in un bar o simili, chiamano la redazione di un programma, si concedono alle insapide mani di millantati esperti e accettano con la serenità che contraddistingue i partecipanti ai reality e simili di accoppiarsi direttamente davanti all’altare. Così puntuale come il polline di primavera, è sbarcata su Real time (e in anteprima su Discovery+) l’ennesima edizione di “Matrimonio a prima vista”, solida versione telecamere alla mano del giorno della marmotta. E ancora una volta, si vola altissimo. 

 

Nelle passate edizioni del programma, sono stati sei i sodalizi ancora duraturi. Due invece hanno divorziato dopo un anno o due. Gli altri? Un sereno (più o meno) addio, stretta di mano e arrivederci a mai più, a parte quelli che con generosità si sono poi riaccoppiati mischiando le carte. Questa volta il copione è assolutamente identico a se stesso, con tanto di mascherina all’altare indossata solo per rovinare trucco e parrucco proprio sul più bello. Ma soprattutto si mantiene intatta quell’ipocrisia di facciata per cui va bene la follia delle fedi scambiate al buio, ma solo per coppie rigorosamente etero. Perché saremo pure nel mondo al contrario come dice qualcuno, ma a tutto c’è un limite, soprattutto in tv. 

 

Per la durata del programma i due novelli sposi debbono prestarsi al sogno comprensivo di foto di rito col sorriso ebete, viaggio di nozze, prima allungata reciproca di mani, convivenza casuale, scambio di informazioni, confronto e decisione finale. E come spesso accade, gli spiriti affini sulla carta hanno quelle leggerissime differenze strutturali per le quali vale la pena di guardare almeno una puntata. 

 

Lo vuoi alto? Sarà basso. Ti piace perderti tra le onde dell’oceano? Lei non sa nuotare. Se a cena non trovi una bottiglia di vino neppure ti siedi? Probabilmente la partner che ti è stata affibbiata dopo un oculato studio degli esperti sarà astemia, giudicante, dito alzato di rimprovero contro il gomito altrui, anch’esso alzato ma per scopi assai più ludici. Alla fine, tutto è bene solo quel che finisce male, perché lo spettatore crudele ama vedere infrangere i sogni d’amore dei sei ex single, altrimenti che gusto c’è. D’altronde siamo il Paese che ha eletto la famiglia tradizionale come valore forzatamente comune. Se poi dura solo lo spazio di un palinsesto, pazienza.

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