Uomini e donne di poca fede, finalmente il servizio pubblico ha il programma giusto per ricondurre gli spaesati sulla retta via. La nuova perla del sabato sera, incastonata tra le inchieste di “Petrolio” e “Fuori Orario”, si chiama “Spes”, creato giusto per archiviare i punti di domanda rimasti in sospeso. Perché come recita la voce fuori campo: «Quello della speranza è un interrogativo che ci accompagna da secoli».
D’altronde se ne parla nella Bolla d’Indizione e chi siamo noi per non approfondire il tema, devono essersi detti gli autori della trasmissione di Rai Vaticano e Rai Approfondimento, scritta e interpretata dalla vicedirettrice del Tg1 e appoggiata del tutto casualmente su Rai Tre. Tra i temi delle nove puntate, i giovani, il creato e la natalità in crisi, ovvero «cosa si può fare per supportare le famiglie ad avere figli».
Ma Incoronata Boccia detta Cora, colei che aveva definito in diretta l’aborto «non è un diritto ma un delitto» e soldatessa di ferro della TeleMeloni degli esordi, si era premunita di garantire alla vigilia che “Spes” sarebbe stato un racconto laico (come il nostro Stato, dice ancora qualcuno) del Giubileo. Talmente laico che dopo l’introduzione di Papa Francesco, un monologo di monsignor Fisichella e il repertorio da piazza San Pietro, si passa a una approfondita intervista, in piedi a pochi passi dalla porta santa, con un cappellano che porta conforto ai malati in ospedale a cui la speranza sta un po’ sfuggendo di mano.
Non solo, perché anche di giovani il sacerdote se ne intende parecchio, visto che ha insegnato ben due anni un po’ alle elementari e un po’ alle medie. E appunto, in quanto persona informata sui fatti, don Andrea spiega allo sparuto pubblico che i nostri ragazzi assumono sostanze, bevono troppo, si chiudono in casa ma soprattutto hanno una visione materiale della realtà, perché cercano una qualche certezza nel futuro, tipo un lavoro. E quello che gli adulti dovrebbero fare per loro è un atteggiamento da «pacca sulla spalla» per fargli sentire che non sono soli.
Don Andrea, si scopre poi nell’avvincente susseguirsi dei minuti, va anche palestra. Quindi un’occasione ghiotta per lanciare il servizio su una “giovane speranza” (plauso al gioco di parole) dell’atletica. Il servizio è di Costanza Miriano, la giornalista che esordì in libreria con “Sposati e sii sottomessa”, poi passata nel comitato direttivo del Family Day e oggi firma di punta della struttura Rai che gestisce l’informazione a carattere religioso.
Così, di servizio in servizio si arriva alla fine di cotanta produzione di cui non sapevamo di avere bisogno. Certo, mancano ancora otto puntate ma si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire.
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DA GUARDARE
“Normal People” è finalmente in esclusiva su Rai Play a cinque anni dal suo esordio. E per quei fortunati che non l’hanno ancora visto sarà difficile non perdersi con Marianne e Connell, stretti da un legame naturale e incomprensibile, tra sconforto e passione, amore e amicizia, distanza siderale e fusione assoluta.
MA ANCHE NO
Per carità, ogni scelta personale merita rispetto. Ma vedere Amadeus prestarsi alle scenette barbariche nel baraccone nel serale di “Amici” solo per compiacere quell’istinto primordiale circense che anima il programma su Canale 5 lascia un pizzico di tristezza diffuso. E una sincera domanda: perché?