Il personaggio

Incoronata Boccia detta Cora, l'irresistibile ascesa del soldato di Tele Meloni

di Beatrice Dondi   2 aprile 2024

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La stima di Rossi. Il mentore Mellone. Dalla gavetta alla vicedirezione del Tg1. E ora lo sbarco su Rai Tre. Chi è la giornalista folgorata sulla via della Destra

Si definisce un soldato di mamma Rai e il suo mentore è il «comandante coraggioso» Angelo Mellone, direttore del Day Time. Il generale al momento manca, però c’è il presidente (Meloni), su cui Incoronata Boccia, detta Cora, non tentenna: «Il linguaggio di genere deve essere una scelta, non un obbligo, e ci sono tanti giornalisti che come me sceglieranno di chiamarla il presidente per rispetto della sua scelta politica». Come si dice, severa ma giusta. Animata da una solida fede, sempre in prima linea in difesa del presepe e abituata a parlare di sé in terza persona («Cora è una ragazza di provincia che ce l’ha fatta con le sue forze»), Boccia ha affrontato una dura gavetta prima di essere eletta volto della nuova Rai di lotta e di governo.

A quei pochi che le attribuiscono una carriera fulminate grazie alla sua vita privata in quanto moglie di Ignazio Artizzu, capoufficio stampa dell’ex governatore sardo Christian Solinas sotto le bandiere del centrodestra, risponde con sacrosanta indignazione: «Sono in Rai dal 2001. Essere bollata come “moglie di” dopo ventuno anni di professione giornalistica in Rai lo trovo umiliante non per me, ma per tutte le donne». Infatti per come è lanciata in questi ultimi tempi, sarebbe il caso di ribaltare i piani e attribuire ad Artizzu l’appellativo di “marito di”. Perché Incoronata Boccia detta Cora, la sua irresistibile ascesa l’ha letteralmente appena cominciata. 

Cinque anni da inviata di Michele Cucuzza per la “Vita in diretta” dei tempi che furono e una lunga stagione al Tg regionale sardo, ha compiuto il grande salto in appena due anni: in quota Fratelli d’Italia, stimata da Giampaolo Rossi e voce parlante del novello sindacato conservatore Unirai, Boccia si vede affidare ben 22 puntate di “Weekly”, spin-off di “Unomattina Estate” prima di essere nominata nientemeno che vicedirettrice del Tg1. In mezzo giusto il tempo per partecipare alla giuria del ministero della Cultura che ha eletto Taurianova Capitale del Libro 2024 e per una sentita presenza ad Atreju per presentare il libro “La traversata della destra. Dal Msi a Fratelli d’Italia e al governo Meloni” di Adalberto Baldoni e Federico Gennaccari, ricordando per l’occasione che «l’impegno civico e politico delle nuove generazioni è speranza per il futuro, ma per essere cittadini consapevoli bisogna conoscere il passato». Insomma una gran bella occasione di ascolto di storie di militanza, scrive Incoronata detta Cora sul suo Instagram.

Ma guai a etichettarla come giornalista di destra: «Le etichette, anche quando sono legate a simpatie politiche, sono sempre molto sgradevoli e strumentali, soprattutto quando servono a denigrare la professionalità di una persona». Certo qualche sospetto sul suo equilibrio sfiora a sentirla commentare le Regionali in Sardegna («Truzzu ha perso solo perché l’Isola è piena di cantieri: se si fosse votato il prossimo anno avrebbe vinto lui», dice ad “Agorà”) o le gesta del premier a “DiMartedì”: «La Rai è la casa di tutti gli italiani e vi sono tanti professionisti nella mia casa che finalmente con Meloni avranno un’opportunità. Il popolo non è bue, non vota per moda, vota perché vede il taglio del cuneo fiscale, il progetto del Ponte sullo Stretto, vota perché una mamma come me riceve aiuti». 

Ma la giornalista cresciuta a seadas, Piccole donne e Indro Montanelli, che sognerebbe di incontrare Oriana Fallaci per chiederle di farle da maestra, sente la sua schiena ben dritta al punto che rumors di varia natura la vedono prossima alla conduzione di un talk politico di prima serata in compagnia di Marcello Foa. Però il futuro è lontano, lo dice la parola. Per questo la vice di Gian Marco Chiocci è sbarcata ufficialmente su Rai Tre con un programma tutto suo il sabato pomeriggio, per festeggiare il primo secolo della radio e i settant’anni della televisione. Scritto e interpretato da lei medesima, “100 anni di notizie” «meriterebbe di essere studiato nelle scuole di giornalismo e della comunicazione», ha dichiarato con un pizzico di umiltà. 

D’altronde, chi meglio di Boccia potrebbe interpretare il sacro fuoco per l’informazione che da sempre anima la Rai? Un assaggio di quanto passa per sei settimane sulla rete che fu di Angelo Guglielmi si è avuto sulle pagine di CulturaIdentità, il mensile della destra illuminata diretto da Edoardo Sylos Labini, su cui Boccia è stata descritta come uno dei volti più apprezzati del giornalismo, per competenza, proprietà di linguaggio ed eleganza. Ed effettivamente a lei si deve l’utilizzo di pronomi come “taluno” o di locuzioni come “quand’anche”, espresse in tono sempre sommesso, con lo sguardo profondo proprio di chi questo mestiere lo manovra con agio. 

Peccato che poi il suo fare così compìto a volte non venga compreso sino in fondo, come quando ha cavalcato l’esaltazione per la vendetta di Israele «in difesa della libertà e dei valori della democrazia dell’Occidente», definito l’evasione fiscale dei commercianti «di sopravvivenza» o si sia più e più volte lamentata dei continui attacchi al Tg1, solo perché «simpatizzanti» o filogovernativi. Insomma per una giornalista di tal calibro, che crede profondamente nella meritocrazia, si prevede un futuro luminoso senza ombre di sorta se non quelle dettate da un sano spirito critico. D’altronde come lei ha dichiarato testualmente, «ho i dubbi perché come diceva Bertrand Russell gli stolti sono pieni di certezze, mentre i dubbi li coltivano gli intelligenti».