Immaginiamo, chiedendo scusa a Flaiano, il proverbiale marziano che arriva sulla terra, anzi in Italia, e pensa che un buon modo per capire cosa succede dalle nostre parti dell’universo sia ascoltare canzoni, specchio e riflesso della realtà. Si mette in ascolto, magari prendendo la classifica dei più venduti e, a mano a mano che le canzoni scorrono, comincia a farsi un’idea di come vanno le cose. «Beh...», commenta con i suoi compagni di missione: «Sembra proprio che da queste parti del sistema solare le cose vadano a gonfie vele». Effettivamente le canzoni parlano al massimo di qualche dispiacere d’amore, di giovani goffi o un poco incoscienti (Bresh e AchilleLauro), i problemi sembrano ridursi a domande tipo «chiamo io o chiami tu?» (Gaia), su dove mettere i “cuoricini”, se è meglio vedersi a Mykonos o a Palma Di Maiorca, e che la cosa più terribile che possa capitare nella vita è essere lasciati. Che intorno il mondo vada a scatafascio, che in Europa si consigli alla popolazione di preparare un kit di sopravvivenza di almeno tre giorni vedi mai scoppiasse la guerra, che in America uno degli uomini più potenti si comporti come un pistolero spaccone sulla testa di tutti noi, che ci siano guerre dappertutto, che i social invadano la nostra vita quotidiana, che nelle strade si percepisca aggressività, degrado, violenza, niente, di tutto questo nelle canzoni non vi è la minima traccia. Dovessimo fidarci delle canzoni sembrerebbe di vivere nel Paese dei campanelli, frivoli e spensierati, perfino a tratti giulivi. Vero è che, secondo molti, le canzoni devono alleggerire, allietarci l’esistenza. Sarà un caso che tra le nuove uscite di questi giorni ci siano ben due pezzi che girano intorno alla parola “stupido”, ovvero “Cose stupide” di Alessandra Amoroso, e “Nullatenente” di Dargen D’Amico, ma sappiamo bene (vedi le “canzonette” di Edoardo Bennato) che quando c’è la parola “stupido” poi le canzoni sono tutt’altro che quello. Per trovare segni di una musica che rifletta l’esistente dobbiamo andare al nuovo disco dei Baustelle, tornati in grande stile a ballare sul mondo e su visioni penetranti e intense. Chissà se da qualche parte è già pronto un novello Bob Dylan in grado di scrivere, come lui fece nel 1964 che “the times they are-a changin” ovvero che i tempi stanno cambiando. Dylan era minaccioso, avvertiva l’establishment che il mondo stava cambiando in positivo e chiamava a raccolta le forze del nuovo. Oggi suonerebbe a rovescio perché se i tempi stanno cambiando non è verso un orizzonte di sogni e speranze. I tempi stanno cambiando in peggio, ma i nostri cantautori non se ne sono accorti.
UP & DOWN
Torna nella sale cinematografiche (dal 24 al 30 aprile), restaurato e ripulito, col titolo di “Pink Floyd a Pompei MCMLXXII”, il celebre film diretto da Adrian Maben nel quale, con mossa geniale, la band suonava nell’anfiteatro antico senza pubblico, creando un insuperabile effetto di straniamento.
Lady Gaga al Coachella ha portato uno show davvero pazzesco. Di una qualità altissima. Peccato che per il pubblico sia stato una sorta di incubo. Sotto un caldo rovente, per arrivare allo spazio ci sono state file e ritardi che hanno toccato le 12 ore. Una follia. Si può soffrire così per vedere un bel concerto?