Nato da una crisi e regolato per garantire indipendenza e rapidità, il conclave continua a essere uno dei momenti più solenni della Chiesa cattolica

Con la morte di Papa Francesco, la chiesa cattolica si prepara al conclave che dovrà eleggere il nuovo Pontefice. Secondo le normative canoniche, il rito dovrebbe avere inizio dopo quindici giorni dal decesso. I cardinali elettori raggiungeranno Roma da ogni continente: si prospetta il conclave più internazionale della storia della chiesa. Come nasce questo rito dal fascino misterioso? 

Tutto inizia a Viterbo 

Il conclave, così come lo conosciamo oggi, nasce da una crisi istituzionale all’interno della chiesa. Nel 1268, alla morte di Papa Clemente IV, i cardinali si riunirono a Viterbo per eleggere il nuovo Pontefice. I cardinali elettori non riuscivano a decidersi sulla successione lasciando così la sede papale vacante. L’elezione rimase bloccata da fazioni interne e giochi di potere per quasi tre anni. L’attesa divenne instabilità politica tanto da spingere le autorità cittadine ad agire in modo drastico rinchiudendo a chiave i cardinali nella sala dell’elezione. Secondo la versione dei fatti più accreditata, i cittadini rimossero persino le assi di legno del tetto per esporli alle intemperie. Solo così, stremati dalla pressione, i cardinali giunsero finalmente a un accordo e nel 1271 fu eletto Gregorio X. Sconvolto da quanto accaduto, il nuovo Papa volle che un episodio simile non si ripetesse mai più. Nel 1274, durante il concilio di Lione, istituì formalmente il conclave (dal latino "cum clave", ovvero “sottochiave”) con la costituzione Ubi periculum. Da allora, l’elezione del Papa sarebbe dovuta avvenire in clausura, senza contatti con l’esterno, sotto regole precise e stringenti: la progressiva riduzione del vitto se l’elezione si prolungava oltre il terzo giorno, il divieto di comunicazioni con l’esterno e la necessità di un voto a maggioranza. Le nuove regole erano pensate per velocizzare la scelta e proteggerla da influenze politiche e pressioni esterne. 

Gli episodi passati alla storia 

Nel corso dei secoli non sono mancati episodi curiosi e sorprendenti. Se il conclave che elesse Gregorio X si trascinò per anni, quello che scelse Giulio II, nel 1503, durò meno di 10 ore. Anche in tempi più recenti non sono mancate sorprese: nel 1903, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe esercitò un antico diritto, lo ius exclusivae, per opporsi al cardinale Rampolla. Quella fu l’ultima volta nella storia che un potere politico cercò di influenzare l’elezione papale. Pio X, eletto in quell’occasione, abolì per sempre tale privilegio. Con l’ingresso nell’era moderna anche il conclave si è aggiornato coinvolgendo la tecnologia. Nel 2005 furono impiegate per la prima volta misure di sicurezza elettroniche sofisticate per garantire la segretezza del voto. 

Dal Medioevo a oggi 

Il conclave è rimasto un momento centrale nella vita della chiesa ma nel corso dei secoli ha subito modifiche. Le regole sono state aggiornate da numerosi pontefici, tra cui Pio X, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno adattato la procedura alle esigenze moderne. Attualmente il conclave si svolge nella suggestiva cornice della Cappella Sistina, mentre i cardinali elettori sono alloggiati nella Domus Sanctae Marthae, una residenza costruita nel 1996 per garantire maggiore riservatezza e comfort durante il periodo dell’elezione. Le regole attuali prevedono che possano partecipare solo i cardinali con meno di 80 anni, che ogni giorno si svolgano due votazioni al mattino e due al pomeriggio e che l’elezione del Papa richieda la maggioranza qualificata dei due terzi dei voti. Nonostante i cambiamenti organizzativi, il rito del conclave conserva intatta l’aura di mistero che lo avvolge da secoli.

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