Sono 8.938 le persone scomparse nel 2024 migrando, nel tentativo di raggiungere una vita migliore. La cifra più alta negli ultimi dieci anni. Di questi, 2.452 sono annegati tra le onde del Mar Mediterraneo. Quello stesso mare che, dal 2014, ha inghiottito più di 30.856 vite, rendendo il Mediterraneo centrale la rotta più letale al mondo.
Qui ogni giorno le navi umanitarie colmano il vuoto lasciato dai governi nella ricerca e nel soccorso in mare, combattendo una vera e propria guerra contro la violenza delle frontiere. Una guerra contro il tempo, per far sì che più persone possibile vengano salvate, prima che diventino altri numeri seppelliti dalle onde.
Ci troviamo a bordo della Humanity 1, la nave della Ong tedesca Sos Humanity, che durante il secondo pattugliamento in mare della sua 18esima missione ha portato in salvo 88 persone. La metà di loro sono minori non accompagnati e neonati provenienti da Egitto, Sierra Leone, Guinea, Camerun, Pakistan, Sudan, Yemen, Ghana e Costa D’Avorio.
“In questa missione ho coordinato due diversi soccorsi: uno di una barca in legno partita dalla Libia e, subito dopo, uno di un barchino in ferro partito dalla Tunisia - dichiara Rocco Aiello, Sar coordinator della Humanity 1 -. Entrambi stavano in mare da più di tre giorni con onde alte fino a 2,5 metri e venti a 24 nodi. Si tratta di due dei soccorsi più impegnativi mai fatti nella mia vita”.
Per volontà delle autorità italiane i naufraghi a bordo sono stati costretti ad altri quattro giorni di navigazione e sbarcheranno domani al porto di Genova.