La prima vera reazione ai dazi del 25 per cento imposti da Trump e applicati a tutte le auto prodotte al di fuori degli Stati Uniti arriva dal gruppo Jaguar-Land Rover. Gli inglesi di proprietà dell’indiana Tata Motors hanno deciso di sospendere da lunedi 7 aprile le esportazioni verso gli Usa. A rivelarlo è il quotidiano britannico The Times. Jaguar-Land Rover ha venduto a livello globale nell’ultimo anno oltre 431.000 vetture, di cui il 25% in Nord America. Al momento, proprio l’industria automobilistica sembra tra le più colpite dal provvedimento di Trump anche perché ai dazi del 25% sulle auto si aggiungeranno entro il 3 maggio anche ulteriori tariffe del 25% sui ricambi auto spediti da paesi stranieri.
Ad aver preso le misure e studiato le prime risposte c’è anche la Ferrari che ha alzato i listini del 10% anche a quelle già ordinate e non ancora consegnate: “I contratti prevedono clausole chiare che consentono all’azienda di adeguare i prezzi nel caso in cui le condizioni commerciali cambino prima della consegna del veicolo”, ha spiegato un portavoce di Maranello. Tra i costruttori più danneggiati dai dazi c’è indubbiamente il gruppo Volkswagen che possiede una sola fabbrica negli Usa, a Chattanooga in Tennessee, dove produce le il Suv Atlas e ID.4. Il resto delle Audi e delle Volkswagen arrivano dagli impianti in Messico, mentre le Porsche sono costruite in Germania. Notevolmente penalizzate anche Bmw e Mercedes: assemblano diversi modelli negli Stati Uniti ma molte componenti come i motori e le trasmissioni arrivano dall’Europa.