Forse.
L'intellettuale è spesso stato, del resto, uno dei più accaniti donnaioli nella storia del sesso, come attesta la presenza in giuria del navigato uomo-oggetto (in quanto appunto intellettuale ) Vittorio Sgarbi. Le immagini con cui si palesano i protagonisti, però, sono ben lungi dal ripristinare un equilibrio maschio-femmina tradizionale. La cornice è quella di un continuum sessuale che va dal lesbismo apparente di Paola Barale (spalle da militare, capelli alla maschietta, taglio asimmetrico che appunto parla almeno di due profili possibili anche nelle preferenze sessuali), al travestitismo esplicito di Platinette, alla virago (ma con chioma iperfemminile) Alba Parietti.
Sono le pupe, comunque, insieme sexy e bambine, a raccontarla più lunga. Niente di più lontano dal modo saggio di essere oca di Marilyn Monroe, dietro ai cui fianchi larghi rimaneva la promessa di un'agognata fedeltà coniugale e di tanti bambini. Qui la pupa sa usare più che osare. Non è per niente inconsapevole di sé. Dietro alle gambe secche da adolescente (non cosce tonde come furono le quattro delle Kessler) si nasconde un nuovo genere di ragazzina, preconizzato dalla Lolita di Vladimir Nabokov alla protagonista de "L'amante" di Marguerite Duras; la giovane donna sembra potere stuzzicare senza pagarne il pegno molti aspetti della libido, compresi il versante pedofilo e quello di un'omofilia latente.
Del resto, come dice il collettivo francese Tiqqun, «La Jeune-Fille è attualmente il più lussuoso dei beni che circolano nel mercato delle derrate deperibili, la merce-faro della quinta rivoluzione industriale che serve a vendere tutte le altre» .
Una delle sue caratteristiche principali è un continuo rammemorare l'infanzia che coinvolge e consola chi la frequenta: «Alla Jeune-Fille piace parlare con emozione della sua infanzia, per suggerire che non l'ha superata, che in fondo è rimasta ingenua. Come tutte le puttane sogna il candore. Ma a differenza di queste ultime esige che le si creda e che le si creda sinceramente».

In Occidente così come in Giappone siamo di fronte a un nuovo tipo di ninfa, non più sacra agli dei ma al mondo della merce e della comunicazione. E il maschio guarda e ci casca, non sapendo se per piacere e piacersi gli è più consono farsi una lampada o mandare a memoria un'intera enciclopedia. L'importante è che paghi al ristorante. Finché può, perché quando la sua jeune fille avrà trent'anni e forse un primo divorzio alle spalle, i soldi li avrà lei. E così lui si scoprirà un po' gay.