Dietro il successo tivù di stagione - "La Pupa e il Secchione" - ci sono le dinamiche contemporanee tra i sessi. Con una "lei" sempre più scaltra - dea consacrata alla merce e alla comunicazione - e un "lui" sempre più indeciso e perdente

Una pupa ti fregherà

La pupa si fa spargere la crema sulle cosce dal secchione di turno. Lei è un'erede delle ragazze "Drive In" degli anni Ottanta, con un push up perfezionato dopo l'arrivo del wonderbra di ultima generazione. Lui è confezionato sul nerd di ultima generazione, da Eljiah Wood nel film "Ogni cosa è illuminata" (2005) al compositore nostrano Giovanni Allevi: pigiama o quasi, ma soprattutto occhiali dalla montatura forte che non suggeriscono velocità (quelli nel programma li indossa Papi), ma lentezza e approfondimento, quelli ormai pervasivi a New York e sdoganati a Sanremo dalla cantante Arisa. Lui "ce prova" e per fortuna porta un velo di speranza sui nuovi valori del maschio, che riprendono a comprendere la cultura.

Forse.

L'intellettuale è spesso stato, del resto, uno dei più accaniti donnaioli nella storia del sesso, come attesta la presenza in giuria del navigato uomo-oggetto (in quanto appunto intellettuale ) Vittorio Sgarbi. Le immagini con cui si palesano i protagonisti, però, sono ben lungi dal ripristinare un equilibrio maschio-femmina tradizionale. La cornice è quella di un continuum sessuale che va dal lesbismo apparente di Paola Barale (spalle da militare, capelli alla maschietta, taglio asimmetrico che appunto parla almeno di due profili possibili anche nelle preferenze sessuali), al travestitismo esplicito di Platinette, alla virago (ma con chioma iperfemminile) Alba Parietti.

Sono le pupe, comunque, insieme sexy e bambine, a raccontarla più lunga. Niente di più lontano dal modo saggio di essere oca di Marilyn Monroe, dietro ai cui fianchi larghi rimaneva la promessa di un'agognata fedeltà coniugale e di tanti bambini. Qui la pupa sa usare più che osare. Non è per niente inconsapevole di sé. Dietro alle gambe secche da adolescente (non cosce tonde come furono le quattro delle Kessler) si nasconde un nuovo genere di ragazzina, preconizzato dalla Lolita di Vladimir Nabokov alla protagonista de "L'amante" di Marguerite Duras; la giovane donna sembra potere stuzzicare senza pagarne il pegno molti aspetti della libido, compresi il versante pedofilo e quello di un'omofilia latente.

Del resto, come dice il collettivo francese Tiqqun, «La Jeune-Fille è attualmente il più lussuoso dei beni che circolano nel mercato delle derrate deperibili, la merce-faro della quinta rivoluzione industriale che serve a vendere tutte le altre» .

Una delle sue caratteristiche principali è un continuo rammemorare l'infanzia che coinvolge e consola chi la frequenta: «Alla Jeune-Fille piace parlare con emozione della sua infanzia, per suggerire che non l'ha superata, che in fondo è rimasta ingenua. Come tutte le puttane sogna il candore. Ma a differenza di queste ultime esige che le si creda e che le si creda sinceramente».

Siamo dentro all'estetica del Kawaii (termine che indica il carino, il grazioso, l'ingenuo), particolarmente attivo in Giappone. Il successo dei prodotti Hello Kitty (borse, portapenne, gonnelline e quant'altro, tutto segnato dall'infantilismo) vive di queste ed è nato dall'incontro tra la sh?jo bunka (cultura delle adolescenti) e la cultura euro-americana del cute, l'estetica del ludico-disimpegnato. Sh?jo è un termine che significa letteralmente «ragazza a metà » e indica le ragazze sospese tra pubertà e matrimonio. Le troviamo svolazzare, piene di tette gonfiate e giubbini rosa bebé, tra le sh?jo manga, protagoniste dei fumetti per ragazze per male che fanno finta di esser per bene.

In Occidente così come in Giappone siamo di fronte a un nuovo tipo di ninfa, non più sacra agli dei ma al mondo della merce e della comunicazione. E il maschio guarda e ci casca, non sapendo se per piacere e piacersi gli è più consono farsi una lampada o mandare a memoria un'intera enciclopedia. L'importante è che paghi al ristorante. Finché può, perché quando la sua jeune fille avrà trent'anni e forse un primo divorzio alle spalle, i soldi li avrà lei. E così lui si scoprirà un po' gay.

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