Tredici anni fa la performance finita tragicamente in Turchia. Oggi una nuova versione, gioiosa e condivisa. Firmata da un’artista che si sente «un ponte tra luoghi diversi». Dalla newsletter de L'Espresso dedicata alla galassia araba

C'è una donna che va in giro per strada vestita da sposa. E di quella sua sorprendente passeggiata solitaria fa un'opera d'arte. Tredici anni dopo la “Sposa in viaggio” di Pippa Bacca, fermata da un finale tragico che ha reso quella performance ancora più indimenticabile, la sua idea riprende vita in giro per diverse città europee. Un omaggio firmato da una giovane artista italiana, Antoanetta Marinov, nata a Latina ma ora residente a Berlino.

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Con il suo vestito da sposa, Pippa Bacca si era proposta di arrivare in autostop fino a Gerusalemme partendo da Milano, passando per i Balcani e il Medio Oriente per portare un messaggio di pace a tante zone di guerra, e un messaggio di rispetto – era partita l'8 marzo 2008 - in Paesi in cui i diritti delle donne sono calpestati ogni giorno. Una prova della forza di volontà femminile espresso da un'artista che usando fuori contesto un vestito da sposa spezzava le catene del luogo comune sulla donna destinata “per natura” al matrimonio e alla vita di famiglia. Che la sfida dell'autodeterminazione fosse ancora attuale lo ha dimostrato tragicamente il suo destino: dopo tre settimane di viaggio tranquillo, accompagnato solo dalla curiosità delle persone che incontrava, in Turchia l'artista milanese accetta un passaggio da un camionista che poco dopo si ferma in un luogo deserto, la violenta e la uccide.

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Quel viaggio incompiuto è rimasto come una sfida aperta al mondo dell'arte. Una sfida che ora Antoanetta ha raccolto, ridisegnandola però a modo suo. Si intitola “Sì lo voglio” la sua performance a puntate, un viaggio a tappe che l'ha portata finora in Italia e in Baviera. Lo ha iniziato a Latina nel giugno scorso, pochi giorni dopo la morte di sua madre. Il significato? «Nel 2021 a me interessa il rito del dire “Sì, lo voglio” pubblicamente. Il sì della sposa è un sì che trasforma, che segna un passaggio, sancisce l’impegno a legarsi fortemente, nel bene e nel male, fino a che morte non ci separi», spiega. La accompagna un fotografo – a Latina erano Angelo Palombo e Jonas Johannes Schmitt, a Memmingen Holger Herin, a Bologna Valentina Chelli, a Roma invece ha incontrato Alice Valente Visco - che scandisce con le sue immagini i momenti più strani o significativi: in metropolitana o mentre corre per prendere un tram, alla Stazione Termini o al Mattatoio, davanti a un murale o mentre si riposa sulla panchina di un parco.

 

«Penso a più di una sposa quando indosso il mio vestito bianco», continua Marinov. «Le spose delle favole che trasformano la tragedia iniziale in un “tutto è bene quel che finisce bene”; penso a diverse donne che conosco ma anche alla sposa malinconica prima della fine del mondo nel film di Lars von Trier; al “Sì” di Molly che chiude l’“Ulisse” di Joyce. E naturalmente alle spose nell’arte: quella di Duchamp, per dirne una. So dunque che indossando un abito bianco mi inserisco in un preciso contesto culturale e sociale all’interno del quale esiste l’interpretazione estrema di Pippa Bacca. Lei mi accompagna nel mio lavoro: mi confronto con le sue intenzioni, i suoi movimenti, le sue parole e l’esito tragico, insopportabile del suo agire».

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La performance del 2008 ha segnato con evidenza drammatica un doppio scontro di difficile soluzione, spiega Marinov: «Occidente ed oriente si incontrano in maniera tragica nel lavoro di Pippa Bacca. Ma soprattutto tragico è l’incontro tra il maschile ed il femminile. Nel mio lavoro il maschile manca, è sottinteso: è superato? O è esteso alla vita tutta intera? Con la mia performance non progetto, come Pippa Bacca, un viaggio di pace verso terre in guerra, ma percorro il quotidiano, anche appena fuori casa: un quotidiano che spero di rendere extra-ordinario così vestita, dando un’idea di cosa possa fare ancora l’arte». Arte che può costruire ponti, come racconta anche sulla base della sua esperienza biografica: «Mio padre, bulgaro, fuggì dal suo Paese sotto il regime, ma anche mia madre aveva lasciato il suo paese per lavorare in città. Mia madre, mio padre erano ponti tra luoghi diversi: e anche io sono un ponte tra luoghi diversi. Nella mia creazione artistica ritorna spesso il tema dello scambio e della creazione corale e collettiva di un lavoro artistico».

 

A Latina è seguita Roma, poi Memmingen, e nei prossimi mesi sono in programma Friburgo e Berlino. Che sia Italia o Germania, la “sposa single” di Antoanetta non lascia indifferenti, ma scatena empatia e allegria: «Come gli altri miei lavori, questo è un lavoro interattivo. È importante quello che dicono i passanti, e cosa dico io, e cosa dicono poi loro e cosa dico poi io. Cosa vedono loro e cosa scopro io - di volta in volta. Io ho scoperto per prima cosa che mi piace rievocare la gioia di un momento biografico importante», spiega. «Mi piace focalizzare l’attenzione su momenti di generosità tra noi esseri umani, momenti di empatia per cui perfetti estranei sono felici per me e mi augurano ogni bene – che io poi auguro di nuovo a loro… Ma la sposa non è soltanto sposa e donna, è anche artista: e mi interessa scoprire i momenti di un possibile contatto tra l’artista e il pubblico. A Latina, a Roma, anche a Bologna ho fatto esperienza di un contatto spontaneo e gioviale: sorrisi, auguri di buona vita, domande (“dov’è lo sposo?”, “sei una sposa vera?”), battute (“sei già scappata via?”, “pensaci bene!”)… Le reazioni in Baviera, a Memmingen – dove mi trovavo per una mostra – sono state più riservate, ma forse perché la sposa stessa in Baviera era più riservata».

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Prossima tappa della performance è quindi Berlino: «Presto la mia sposa racconterà anche di questa città, che per me non è una sola città ma tante messe insieme. Credo che avrò bisogno di più riprese per dare un’idea, e per farmi un’idea concreta dei tanti contesti che convivono da queste parti».

 

Per l'artista, laureata in Lingue e letterature straniere moderne a Roma e diplomata all'Accademia di belle arti di Karlsruhe, “Sì lo voglio” è solo una delle strade per entrare in comunicazione con sconosciuti, che è uno dei punti chiave della sua ricerca. Come quando offre a chiunque incontri bastoncini di legno da usare come bacchette magiche, o espone, nella mostra che si è appena chiusa al museo di Hüfingen intitolata “Die Beschaffenheit der Wünsche/Sulla natura dei desideri”, un distributore di oggetti artistici gratuiti. Come gratuiti sono gli auguri che accompagnano le sue passeggiate vestita da sposa. Auguri ai quali l'artista risponde sorridendo: «Anche a te!».

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