Secondo Zygmunt Bauman ciò che tiene in movimento la società dei consumi è la perenne insoddisfazione

Consumatori e infelici

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Tra i pensatori che si sforzano di comprendere le condizioni di esistenza della post-modernità, Zygmunt Bauman, dopo la recente prematura scomparsa di Jean Baudrillard, è rimasto uno dei pochissimi che vale la pena di seguire; sia per la penetrazione delle sue analisi, sia per lo stile piano dei suoi scritti, sia anche - come si vede specialmente da questo ultimo saggio in italiano - per l'ampiezza dell'informazione che riesce a concentrare nelle sue pagine. 'Homo consumens' ha il merito non solo di riassumere in un centinaio di pagine le tesi dell'autore (noto per la sua caratterizzazione della postmodernità come 'vita liquida'), ma anche di offrire al lettore una specie di panorama dei testi sociologici contemporanei dedicati al tema della società dei consumi.

Qualcuno ha detto una volta che gli Stati Uniti hanno esportato l'infelicità in tutto il mondo. Anche senza riferirsi alle guerre imperiali che essi stanno combattendo, si può leggere questa tesi come applicabile all'esistenza postmoderna, che Bauman vede appunto caratterizzata essenzialmente dall'infelicità. È infatti l'insoddisfazione permanente ciò che tiene in movimento la società dei consumi. Naturalmente, la tensione verso un'esistenza diversa era anche viva nella società dei produttori, ma in essa era controllata dalla repressione e dal rinvio della soddisfazione immediata dei bisogni. Oggi l'esigenza del consumo ha cancellato ogni forma di ascesi (quella alla base della formazione del capitalismo moderno), e conseguentemente ha dissolto i legami comunitari e le strutture delle identità individuali che vi corrispondevano. Sappiamo, dice Bauman, che tutto questo è conseguenza del capitalismo, compresa la trasformazione del cittadino, homo politicus, in consumatore, con la conseguente crisi della democrazia. Non abbiamo una ricetta per cambiare le cose; almeno, non ce l'ha il sociologo, chissà se i cittadini prima o poi la inventeranno.



Zygmunt Bauman, 'Homo consumens', Erickson, pp. 101,  ª10

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