
Qualcuno ha detto una volta che gli Stati Uniti hanno esportato l'infelicità in tutto il mondo. Anche senza riferirsi alle guerre imperiali che essi stanno combattendo, si può leggere questa tesi come applicabile all'esistenza postmoderna, che Bauman vede appunto caratterizzata essenzialmente dall'infelicità. È infatti l'insoddisfazione permanente ciò che tiene in movimento la società dei consumi. Naturalmente, la tensione verso un'esistenza diversa era anche viva nella società dei produttori, ma in essa era controllata dalla repressione e dal rinvio della soddisfazione immediata dei bisogni. Oggi l'esigenza del consumo ha cancellato ogni forma di ascesi (quella alla base della formazione del capitalismo moderno), e conseguentemente ha dissolto i legami comunitari e le strutture delle identità individuali che vi corrispondevano. Sappiamo, dice Bauman, che tutto questo è conseguenza del capitalismo, compresa la trasformazione del cittadino, homo politicus, in consumatore, con la conseguente crisi della democrazia. Non abbiamo una ricetta per cambiare le cose; almeno, non ce l'ha il sociologo, chissà se i cittadini prima o poi la inventeranno.
Zygmunt Bauman, 'Homo consumens', Erickson, pp. 101, ª10