Attualità
13 agosto, 2025Secondo le prime informazioni, un barcone carico di migranti si sarebbe ribaltato a circa 14 miglia dalla costa. Le ricerche sono ancora in corso e il bilancio potrebbe aggravarsi nelle prossime ore
Mercoledì 13 agosto, due imbarcazioni che trasportavano migranti si sono ribaltate a una decina di miglia dalle coste di Lampedusa. Sarebbero almeno 20 le persone che hanno perso la vita durante il naufragio, tra cui una neonata e altri tre minori adolescenti. Un bilancio tragico che potrebbe salire nelle prossime ore, mancano infatti all'appello decine di dispersi e le ricerche sono tuttora in corso.
Secondo quanto emerge dai racconti dei circa sessanta migranti portati in salvo, sarebbero due le carette partite da Zawiya, in Libia. Durante la traversata, una delle due avrebbe iniziato a imbarcare acqua fino a ribaltarsi. Alcuni naufraghi avrebbero tentato di salire sull’altra imbarcazione. Anche il secondo barcone, ormai sovraccarico, sarebbe poi affondato. Questa mattina, intorno alle 11.30, un elicottero della Guardia di finanza lo ha avvistato già capovolto. Quattro superstiti, sbarcati a Lampedusa, sono stati trasferiti al Poliambulatorio per ricevere cure mediche. "Una madre potrebbe aver perso la figlia di circa un anno e mezzo. È intollerabile la conta senza fine di bambini morti nel tentativo di raggiungere l'Europa", scrive in una nota l'Ong Save the Children, i cui operatori sono attualmente impegnati nell'offrire supporto ai sopravvissuti.
"L’ennesima tragedia avvenuta oggi nel Mediterraneo centrale, a 14 miglia nautiche da Lampedusa, ci addolora e conferma l’urgenza di prevenire, sin dai territori di partenza, i pericolosi viaggi in mare e di combattere senza tregua lo spietato affarismo dei trafficanti di esseri umani che alimenta questo fenomeno''. Lo scrive su X il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Stando alle prime informazioni, il naufragio, pur essendo avvenuto in acque internazionali, si sarebbe verificato all'interno della zona di ricerca e soccorso italiana (SAR). In quest'area, l’Italia ha il dovere di intervenire quando c’è un naufragio, monitorare e prevenire situazioni di pericolo, coordinare i soccorsi e assicurare un porto sicuro alle persone salvate.
"Queste tragedie", ha dichiarato il deputato di Avs Angelo Bonelli, "sono il risultato di scelte politiche precise. Il governo Meloni, con leggi ingiuste e disumane, ostacola le operazioni di ricerca e soccorso in mare, sequestra le navi e persino gli aerei delle Ong, impedendo a chi salva vite di intervenire tempestivamente. Serve abrogare subito queste norme, per evitare che il Mediterraneo continui a essere una tomba a cielo aperto". "Queste sono morti annunciate", ha denunicato la coordinatrice del programma Mediterranean Hope Marta Bernardini. "La colpa non può certo essere imputata a chi decide di partire", ha aggiunto, "ma è una precisa responsabilità politica del governo e dell'Europa, che cercano di nascondere quello continua a succedere o di spostare il problema. Il risultato è quello che vediamo: le persone continuano a morire nel Mediterraneo".
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