Squali della finanza, serial killer, religione e tabù. Alcuni dei film più attesi alla rassegna veneziana

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L'ultimo grande acquisto, 18mo in concorso è: "The Master" di Paul Thomas Anderson su una setta religiosa stile Scientology che verrà proiettato in sala grande, versione 70 mm, alla presenza di regista e star (Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Laura Dern). Non passerà inosservato, così come si noteranno l'atteso "To the Wonder" di Malick o "Passion" di De Palma, Mira Nair, che apre il festival con "The Reluctant Fundamentalist" o il Michael Jackson di Spike Lee nel documentario "Bad 25". E già si è parlato molto di "The company you keep" firmato Robert Redford, mentre la "Bella addormentata" di Marco Bellocchio sappiamo tutti non essere una favola bensì film sullo sfondo del caso Englaro pronto a scatenare polemiche. Sotto i riflettori sono già "Un giorno speciale" di Francesca Comencini e "È stato il figlio" di Daniele Ciprì che completano la squadra italiana. Ma tra opere prime, registi esordienti e titoli meno esplosivi ecco alcuni film che potranno diventare le vere sorprese del festival.

Aprés Mai di Olivier Assayas. Dove si narra di un giovane che nel '68 era troppo piccolo e negli Ottanta troppo vecchio. Tipica storia di un rappresentante della generazione di mezzo (il regista stesso) tra l'utopia politica e l'edonismo reaganiano a cui non resta che diventare un creativo.

Sinapupunan di Brillante Mendoza. Commovente e tenera vicenda di "amor coniugale". Sorprendente per il cantore del sottoproletariato delle metropoli filippine.

Spring Breakers di Harmony Korine. Quattro ragazze (una è la teen star Selena Gomez) disposte a tutto. James Franco nei panni di un rapper pusher. Regia di un bad boy del cinema Usa che a 21 anni ha sceneggiato "Kids" di Larry Clark e a 23 debuttò con "Gummo".

Cherchez Hortense di Pascal Bonitzer. Sulla crisi, una commedia francese di alto profilo, scrittura perfetta e interpreti al di sopra d'ogni sospetto da Jean Pierre Bacri a Isabelle Carrè e Kristin Scott Thomas.

Boxing Day di Bernard Rose. Ispirato a Tolstoj viaggio senza scrupoli nell'America della crisi di uno speculatore immobiliare (vero squalo) e del suo autista (povero cristo) tra vendite fallimentari, espropri e affari.

Den Skaldede di Susanne Bier. L'amore fra un uomo d'affari vegetariano (Pierce Brosnan) e una donna in chemioterapia (Trine Dyrholm). Preparate i fazzoletti, questa volta la danese Bier gioca duro.

Fill the void di Rama Burshtein. Uno dei numerosi film con cui Israele (tra concorso, fuori concorso e orizzonti) si presenta in forze a Venezia dimostrando la vitalità della sua cinematografia. Qui si narra di una rigida famiglia di ebrei osservanti: un po' troppo osservanti...

Pietà di Kim Ki-duk. Grande ritorno sugli schermi del regista coreano con un film girato in un mese. Protagonisti uno strozzino e sua madre: anima e crisi. Wadjda di Haifaa Al Mansour. Da tener d'occhio. È il primo film prodotto in Arabia Saudita. E parla dell'illecito desiderio da parte di una ragazza di possedere una bicicletta in un Paese in cui pedalare è vietato alle donne. Un tema sovversivo, insomma.

Enzo Avitabile Music Life di Jonathan Demme. Avreste mai immaginato un documentario di uno dei più prestigiosi nomi del cinema americano indipendente sulla musica di Avitabile e il chiaro-scuro di Napoli? E invece eccolo. Fuori Concorso.

La Nave Dolce di Daniele Vicari. Affresco di realtà che parte dall'agosto del 1991 quando la Vlora stracarica di albanesi attraccò al porto di Bari, per poi seguire le vicende di alcuni di loro e di chi li aiutò a integrarsi nel nostro mondo.

The iceman di Ariel Vromen. Con Winona Ryder, Michael Shannon, Chris Evans, Ray Liotta e James Franco tutti insieme a raccontare la vera storia di un uomo che fu killer professionista ma anche affettuoso "family man": uccise 250 persone ma non si perse un compleanno dei figli.

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