Non succedeva da 600 anni che un Papa si dimettesse. L'annuncio di Benedetto XVI ha colto di sorpresa anche i cardinali. Adesso è il segretario di Stato, nella sua veste di 'camerlengo', a comandare fino al Conclave e all'elezione del nuovo Pontefice. Che potrebbe essere proprio lui, uomo al centro di ogni manovra

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Ora che Benedetto XVI si è dimesso, l'uomo più potente di Santa Romana Chiesa si chiama Tarcisio Bertone. Il cardinale, infatti, non è solo Segretario di Stato del Vaticano, ma anche cardinale "camerlengo". La figura che presiede la sala apostolica e che amministra i beni e i diritti temporali della Santa Sede quando quest'ultima è "vacante". In caso di morte del papa, ovviamente, ma anche in caso di dimissioni: leggendo il secondo libro del "Codice di diritto canonico", in caso di rinuncia il ruolo del camerlengo (a parte l'organizzazione del funerale) resta infatti identico.

Sarà Bertone, dunque, a gestire in prima persona il periodo di transizione, che andrà dal 28 febbraio - data annunciata delle dimissioni di Joseph Ratzinger - alla fine del conclave che eleggerà il nuovo pontefice. Qualcuno sostiene che abbia buone chance anche nella corsa al seggio di Pietro. Si vedrà. Di certo il cardinale resta snodo decisivo del potere vaticano, nonostante lo scandalo Vatileaks, le inchieste sullo Ior e i corvi che da mesi lo attaccavano e lo davano per sicuro dimissionario.

Ma chi è Bertone? Qual è la sua rete di potere e di relazioni? Quali le sue ambizioni personali? Il braccio destro di Joseph Ratzinger, racconta chi lo conosce bene, si presenta come uno alla mano. Amico di Silvio Berlusconi e Gianni Letta (con cui ha creato un idillio durante l'ultimo governo del Cavaliere) è accanito tifoso della Juventus e lui stesso - in passato - buon terzino destro: ha un pallone di cuoio nascosto sotto la scrivania nel suo ufficio con cui palleggia da solo, tra un appuntamento con un cardinale e un'omelia da correggere. Bertone appena può pedala nel parco di Castel Gandolfo, o negli splendidi giardini della Santa Sede. Ma non è uno che perdona.

Bertone è un vendicativo. Negli ultimi anni gli attacchi dei nemici interni (che sono molti, dal cardinale Camillo Ruini al predecessore Angelo Sodano, passando per l'arcivescovo Giovanni Battista Re) sono stati respinti con durezza, e chi s'è permesso di fargli la fronda ha avuto la peggio. Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato della città del Vaticano tra i primi ad aver contestato la sua nomina, viene spedito come nunzio apostolico a Washington (sarà proprio una lettera di Viganò pubblicata sul "Fatto" a dare il là a Vatileaks) mentre ad altri contestatori va ancora peggio, e finiscono a vivere in Africa e Papuasia.

Dopo aver messo il suo sigillo sulla Curia, Bertone si è poi concentrato sui settori strategici del potere temporale della Chiesa: ossia la sanità, lo Ior e il controllo della comunicazione. Rai in primis. Andiamo con ordine, e partiamo dal principio. Bertone nasce nel 1934 a Romano Canavese, tremila anime in provincia di Torino.

Quinto di otto figli, genitori molto devoti (in paese il padre Pietro era l'unico abbonato all'"Osservatore Romano") si diploma in un liceo salesiano. La congregazione fondata da Giovanni Bosco diventa la sua casa: è qui che costruisce, passo dopo passo, la sua scalata ai vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Soprattutto, è dai salesiani che pesca il gruppo di amici e fedelissimi che porterà in Vaticano: come Angelo Amato, nominato prefetto della Congregazione della cause dei Santi nel 2008, Enrico Dal Covolo, promosso rettore dell'Università lateranense; Raffaele Farina, fatto bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Con loro quattro Bertone passa gran parte del proprio tempo libero, organizzando cene durante le quali si esibisce con la sua pianola elettrica Bontempi.

Dopo un'esperienza come arcivescovo a Vercelli (qui conosce un altro uomo-chiave della sua squadra, Paolo Ambrosini, un imprenditore che si occupa di sanità, immobiliare e rifiuti finito in varie inchieste della magistratura) Bertone viene chiamato da Ratzinger a fare il vice alla Congregazione per la dottrina della fede: il suo nome è raccomandato al futuro papa da Gianfranco Girotti, che apprezzava le qualità di giurista dell'amico Tarcisio. Bertone, arrivato a Roma, comincia a fare quello che sa far meglio: tessere relazioni. Il rapporto con Ratzinger è ottimo, vorrebbe rimanere a Roma, ma Giovanni Paolo II lo manda a fare l'arcivescovo a Genova. Sotto la Lanterna conosce altre due pedine oggi fondamentali nel suo sistema di potere: Giuseppe Profiti, che chiama a dirigere l'ospedale Galliera e che è oggi il vero "ministro della Salute" del Vaticano, e il lobbista di Sanremo Marco Simeon, che diventa il suo uomo di punta prima nella finanza (Simeon ha ottimi uffici con Cesare Geronzi, al tempo ras di Capitalia), poi dentro la Rai.

Quando Ratzinger diventa papa, rivuole subito Bertone al suo fianco. Ruini e la cordata dei "diplomatici di carriera" fa di tutto per evitare la sua nomina a segretario di Stato. Sodano manda persino una lettera a Bertone, sconsigliandogli di accettare la carica. Gliela dà in mano, attraverso il suo segretario, Piero Pioppo. Ma non ci fu nulla da fare. Diventato braccio destro di Benedetto XVI, Bertone fa a pezzi la vecchia struttura di Wojtyla. I nemici vengono isolati. Sarà un puro caso, ma nel 2010 Pioppo viene "promosso" nunzio apostolico in Camerun (deve viaggiare anche in Guinea equatoriale). Crescenzio Sepe viene defenestrato dagli incarichi romani e mandato a Napoli, il segretario del Governatorato Renato Boccardo spedito a Spoleto. Un altro vescovo molto vicino a Sodano, Antonio Guido Filipazzi, lo scorso marzo è stato invece "premiato" e inviato in Indonesia.

Le tensioni interne sono tali che il Papa, per la prima volta nella storia, è costretto per ben tre volte a sottolineare ufficialmente, sull'"Osservatore Romano", la sua stima e fiducia per Bertone. I corvi dello scandalo Valitealks hanno proprio Bertone come loro principale obiettivo. Nonostante tutto, non riescono a defenestrarlo: è di luglio 2012 l'ultima conferma fatta in pubblico da Benedetto XVI.

Se le ambizioni sono tante, e i successi pure, Bertone ha anelato anche parecchi fallimenti: nel 2011 il progetto di conquistare il San Raffaele di Milano per creare un unico, grande impero sanitario controllato direttamente dalla Santa Sede non decolla. La partita per il controllo del Gemelli viene persa: la fondazione Toniolo, che possiede l'Università Cattolica e l'ospedale, nonostante tutti i tentativi resta nelle mani dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola, altro papabile che con il segretario di Stato non ha mai avuto grande feeling. Anche allo Ior le cose non vanno lisce: Ettore Gotti Tedeschi - l'ex presidente voluto da Bertone in persona nel 2009, al posto di Angelo Caloia dimissionato - è stato cacciato su due piedi dallo stesso Tarcisio, ma non è ancora riuscito ad imporre il successore (Bertone vorrebbe per quella poltrona l'americano Carl A. Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo). Ora, con ogni probabilità, sarà il nuovo papa a nominare i nuovi vertici della banca di Dio e occuparsi della faccenda. Bertone si consola con Paolo Cipriani, direttore dell'istituto di cui si fida ciecamente. Anche in Rai il suo potere traballa.

L'ex numero uno Lorenza Lei che doveva la nomina all'amico salesiano (Bertone ama suonare Giuseppe Verdi, ma se è in vena può cantare anche "Io vagabondo" dei Nomadi) è infatti saltata, e il nuovo dg Luigi Gubitosi non ha rapporti così stretti con il Vaticano. Il camerlengo godere comunque di ottima stampa: Giovanni Maria Vian, suo amico, dirige l'"Osservatore Romano", mentre il giornale dei vescovi Avvenire, seppur vicino al numero uno della Cei Angelo Bagnasco, non gli è avverso come ai tempi di Dino Boffo, ruiniano di ferro fatto fuori da Bertone con l'aiuto (involontario?) del "Giornale" di Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti.