Il racconto

Andrea Camilleri: «Il mio primo e spaventoso incontro con Luigi Pirandello»

di Andrea Camilleri   15 luglio 2013

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In uno dei racconti inclusi nel volume 'I racconti di Nené', edito da Melampo editore, lo scrittore rievoca la prima volta in cui incrociò il grande autore

Luigi Pirandello l'ho conosciuto di persona. Nel 1935, io avevo 10 anni. Immaginate un pomeriggio nel profondo sud, di giugno, con un gran bel caldo. Mia nonna paterna, che viveva con noi, era andata a letto a farsi la pennichella, e così anche i miei genitori. Erano le tre e mezza del pomeriggio, bussano alla porta, vado ad aprire e mi terrorizzo. Mi trovo davanti un Ammiraglio in grande uniforme. 

 

Ne avevo visti Ammiragli, la feluca, la mantellina, lo spadino e soprattutto una grande quantità di ori su per le maniche. Mi guarda e mi dice: «Tu cu sì?» (tu chi sei?) «Iò sugnu Nené Cammilleri». «To' nonna Carolina unn'è?» «Dorme». «Chiamala. Digli che c'è Luigino Pirandello». Io vado da mia nonna che dormiva, e dico: «Nonna, di là c'è un Ammiraglio che dice che si chiama Luigi Pirandello». «Oh Madre Santa», esclama mia nonna, quasi precipitando dal letto. E rivestendosi. Allora, vado nella stanza dei miei genitori: «Di là c'è un Ammiraglio che si chiama Luigi Pirandello ». E anche loro. «Oh Madre Santa». Un altro macello. Si spaventarono talmente che io mi terrorizzai. Mi nascosi dietro una porta a guardare che cosa succedeva e vidi l'Ammiraglio che stava abbracciato con mia nonna, lei piangeva e lui ripeteva: «Oh Carolina, la nostra giovinezza». Questo è stato il mio incontro con Luigi Pirandello, che era venuto per inaugurare le scuole comunali di Porto Empedocle ed era in divisa d'Accademico d'Italia. 

 

Devo confessare che ne provai un tale rigetto che ho messo in scena Pirandello solo molto tardi rispetto alla mia carriera e proprio tirato per i denti, forse perché dovevo ancora elaborare lo spavento che mi ero preso quando avevo 10 anni. Poi sono entrato nel suo mondo e non finisco di scoprirlo e studiarlo ancora oggi, al punto di avere realizzato un'antologia in cui ho raccolto soltanto le cose di Pirandello che mi hanno colpito particolarmente e che hanno influito nella mia crescita artistica e umana. Ma c'è un'altra storia che vorrei raccontare. 

 

Tra Porto Empedocle e Agrigento c'è stata una lunga diatriba. Pirandello doveva nascere a Porto Empedocle. Aveva già pronta la cameretta, il lettino, tutto, ma capitò la solita passata di malattie spaventose e contagiosissime. Così la madre di Luigi Pirandello decise di isolarsi e se ne andò in una casa di campagna, che era in territorio agrigentino, seppure soltanto per cinque metri. Questa cosa è stata sempre ritenuta dagli empedoclini, la nascita ad Agrigento di Pirandello, come un'offesa personale. Ma si sono rifatti qualche anno fa. In una piazza del mio paese hanno messo una statua di Pirandello, con un'improbabile scritta sotto: «A Luigi Pirandello, la sua seconda città natale». 


Probabilmente non si nasce una sola volta. Ma io sostengo che quello della statua non è Pirandello. Con la caduta del comunismo c'è stata una grossa svendita di statue rappresentanti Lenin, Stalin... Quello della statua ha delle grosse scarpe da contadino, un abito completamente spiegazzato e punta il dito indice in avanti. Beh, Pirandello semmai il dito lo avrebbe puntato verso se stesso, o piuttosto verso il passato, e non certo verso il futuro, vista la sua sfi ducia nell'avvenire. E poi Pirandello era di un'eleganza e di una raffi natezza..., sulle sue scarpe Lucio D'Ambra ci ha scritto addirittura un articolo, perché gliele invidiava. Secondo me, quello è Lenin!