
La Commissione Ue ha esposto un piano per gestire il fenomeno esplosivo dell’immigrazione e in questi giorni gli sbarchi si sono intensificati, qual è la sua opinione sull’emergenza barconi che approdano sulle coste italiane?
“Penso che la responsabilità sia di Sarkozy e del suo maître à penser Bernard Levy, che hanno distrutto lo Stato libico. Gheddafi era un dittatore, ma con la sua eliminazione siamo andati ben oltre il mandato Onu, e ora c’è l’anarchia totale. So di dare un dispiacere a molti, ma l’unico modo per fermare queste morti nel Mediterraneo è di riportare tutti quelli che arrivano in Europa al loro punto di partenza. E’ quello che fa l’Australia: poco dopo essere arrivati al governo nel settembre 2013, i conservatori hanno lanciato l’operazione “No way. You will not make Australia home”. Le navi della marina australiana intercettano i barconi di migranti, spesso di origine siriana, irachena, somala, iraniana, e li riportano verso il loro punto di partenza o confinano i richiedenti asilo su un’isola dell’Oceano Pacifico. Ma nessuno, non importa se donne, bambini o vecchi, mette piede sul territorio australiano, come mostrano gli spot confezionati dal governo stesso. In questo modo le morti sono passate da 1200 del precedente governo a zero dell’attuale”.
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Ma il problema è solo italiano o va condiviso con l’Europa?
“Credo che la soluzione si trovi essenzialmente in una cooperazione tra Francia e Italia, le sole che hanno una marina nazionale e possono prendere rapidamente delle misure. Bisogna fare il blocco delle coste libiche, e poi intervenire militarmente. E’ una situazione catastrofica, noi abbiamo creato tutte le condizioni del caos e dell’odio contro di noi, esattamente come abbiamo fatto in precedenza in Iraq”.
Sempre a proposito di immigrazione, che ne pensa di Schengen?
“Ritengo che sia all’origine di tutti i problemi della Ue. Con questo trattato ogni paese dell'Unione europea delega una parte della propria sovranità e il fatto che si possa passare da un Paese a un altro senza controllo, rende le frontiere un vero e proprio colabrodo. Ogni straniero che riesce a mettere piede legalmente in un qualsiasi punto dello spazio di Schengen può poi stabilirsi in un altro Paese di questo spazio. Evidentemente è un sistema che favorisce l’attuale immigrazione, fenomeno ormai fuori controllo”.
Ma l’immigrazione è una soluzione all’invecchiamento e al problema demografico dell’Europa, come ha affermato proprio in questi giorni Ban Ki-moon.
“Non sono assolutamente d’accordo con le affermazioni del segretario generale delle Nazioni Unite, e in più la Francia non ha problemi di denatalità grazie al fenomeno della doppia nazionalità”.
Mi può spiegare meglio?
“È del tutto normale che un bambino che ha vissuto tutta la sua infanzia in Francia, possa diventare francese, ma una volta adulto dovrebbe scegliere tra la nazionalità d’origine e la nazionalità francese. Un bambino di padre e madre algerini in Francia è considerato francese, pur continuando a essere algerino in Algeria. Secondo la mia opinione, vi sono milioni di casi di doppia nazionalità, ma non esistono statistiche al riguardo: sono un tabù, un fenomeno totalmente occulto, ma notevole. E bisognerebbe intervenire con una riforma”.
Visto che abbiamo parlato di libera circolazione delle persone nello spazio di Schengen, come vede l’Europa il Front National? Perché siete per ristabilire il primato del diritto nazionale sul diritto europeo? Volete solo uscire dall’euro o anche dall’Unione Europea?
“Le do il mio parere, che non è necessariamente identico a quello di altri del mio partito. E’ evidente che se noi avessimo in ambito Ue una maggioranza di partner che condivide le nostre convinzioni fondamentali di riportare la Ue, per esempio, nell’ambito di cooperazioni tematiche ben precise, uscendo così dall’idea sbagliata della costituzione di un super Stato europeo, la nostra posizione potrebbe essere diversa nei confronti della Ue. Non siamo entrati in questa istituzione con un apriori negativo, ma il nostro punto di vista ha avuto un’evoluzione negativa, proprio per colpa della situazione creata dalla maggioranza nella Ue”.
Se ho ben capito vorreste ritornare alle origini.
“Certamente, oggi si osserva una vera e propria deriva: un semplice regolamento europeo ha un valore superiore a quello delle leggi francesi e anche a quello della Costituzione. Attualmente non abbiamo alcuna indipendenza nella gestione delle nostre frontiere, del nostro commercio, perché la Ue gestisce la totalità del commercio estero, incassa la totalità dei diritti di dogana e negozia con la Wto”.
Il Front National parla di una preferenza comunitaria per i prodotti europei e naturalmente francesi, creando quote e imposte sull’importazione di prodotti extra Ue.
“Se non possiamo proteggere ragionevolmente i nostri interessi nell’ambito europeo, così ci toccherà procedere. Se l’Europa non vuole, agiremo a livello del nostro territorio. In partenza la Ue era un mercato comune tra sei Stati praticamente sullo stesso piano sociale. Si possono dunque aprire le frontiere, perché a parte qualche piccolo svantaggio si crea un grande mercato dove le condizioni di concorrenza sono normali. Con l’estensione indefinita dell’Europa e con la riduzione delle protezioni finiamo senza rete verso il resto del mondo, compresa una concorrenza che non ha regole sanitarie, sociali, né norme sul lavoro. Contro questo tipo di concorrenza non è possibile lottare, e allora chiediamo da tempo un ritorno al patto iniziale”.
Intende lo spazio europeo ridotto a sei Paesi?
“Forse un po’ più esteso, ma non così com’è ora”.
Se si mettono quote e dazi sui prodotti extra Ue, ciò costituirebbe una sfida per Paesi come la Cina o l’India e si metterebbe così a repentaglio le nostre esportazioni in quei Paesi. Qual è allora la soluzione?
“C’è un sistema di equilibrio, molto antico, che si chiama diritti di dogana, vale a dire ci sono dei diritti compensatori che vanno negoziati tra le diverse parti. Diversamente da quel che pensano i nostri avversari politici, non siamo nemici del commercio internazionale, ma la Comunità pratica una politica assolutamente folle a nostro avviso: da un lato aumenta in modo pesante il peso dei regolamenti, dei vincoli dell’industria europea, e dall’altro apre le frontiere a Paesi che non hanno vincoli o norme. Il risultato è la rovina delle nostre imprese o la loro delocalizzazione in Paesi con costi di produzione più bassi; in questo modo aumenta la disoccupazione. Applicare un protezionismo intelligente non significa isolazionismo”.
A proposito di disoccupazione e disagio sociale, in una recente intervista a Hollande, è stata mostrata una città di minatori del nord della Francia a maggioranza di sinistra, dove ora ci si orienta verso il Front National. Vorrei capire come persone di sinistra possano passare alla destra nazionalista?
“In realtà quelle persone erano comuniste non per questioni ideologiche, ma per desiderio di una maggiore equità sociale. Sono stati completamente abbandonati dai loro dirigenti, e questo li porta oggi a simpatizzare per il Front National, visto come un partito contestatario. Le persone di cui parlava non sono stupidi, ma guardano ai risultati: lavoravano nelle miniere, nelle acciaierie, nella metallurgia, vivevano grazie a questi settori che ora sono spariti”.
Pensa che grazie a questo malcontento diffuso Marine Le Pen abbia serie possibilità alle elezioni presidenziali del 2016? E sempre a proposito di Marine Le Pen qual è la sua opinione sul conflitto apparentemente insanabile creatosi con il padre: è un gioco delle parti o si tratta di una visione strategica effettivamente diversa del partito?
“Rispondo subito alla seconda domanda. Non è un gioco delle parti. Personalmente deploro la situazione e spero che Jean-Marie Le Pen resti presidente onorario del partito e che Marine possa continuare il suo lavoro lasciando il padre libero di esprimersi, mettendo magari in chiaro ufficialmente che le dichiarazioni di Jean-Marie non sono vincolanti per il Front National. In quanto alle chances di Marine Le Pen alle prossime elezioni presidenziali, la maggior parte dei nostri avversari sostiene che arriverà al secondo turno”.
Il suo partito sfrutterà le contraddizioni tra la destra e la sinistra?
“Sfortunatamente non vi sono sufficienti contraddizioni tra loro, perché nella misura in cui noi avanziamo, loro si avvicinano”.
Allora come otterrete i voti di chi di solito vota a destra o a sinistra?
“Ritengo che gli elettori di sinistra possano essere sensibili all’aspetto sociale del nostro programma, e per quelli di destra dovremmo essere più espliciti su due punti: la difesa dei valori tradizionali, e la lotta contro l’eccesso di burocrazia e fiscalità”.
Meglio avere la destra o la sinistra come controparte al secondo turno?
“Sarebbe meglio avere la sinistra, perché nel confronto con Sarkozy, anche se la sinistra lo detesta, lo voterà.”.
E’ soddisfatto del risultato delle elezioni dipartimentali di fine marzo?
“Sì, il 27% dei suffragi non è male in uno scrutino dove contano molto la notorietà e la personalità dei candidati. Del resto il risultato fornito dal Ministero degli interni ci consacra primo partito di Francia, essendo la destra tradizionale costituita da più formazioni”.
Che cosa pensa in genere dei movimenti autonomisti? Per esempio della Lega Nord di Salvini?
“Non siamo per le autonomie, siamo per il mantenimento dell’unità dello Stato. Ciò non ci impedisce di essere in sintonia con queste formazioni in questioni riguardanti la società, l’economia, l’Europa, dove abbiamo lo stesso approccio. Con la Lega di Salvini abbiamo buone relazioni, anche se non siamo partigiani dell’indipendenza della Padania, e, a mio avviso, anche i leghisti lo sono sempre meno”.