Chiedere. All'infinito

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Il 18 marzo 2006 lo scrittore Peter Handke si recò a Požarevac, città serba, in occasione dei funerali di Slobodan Miloševic e pronunciò un breve discorso. Le violentissime polemiche a cui fu sottoposto lo scrittore austriaco sono giunte a investirlo fino a oggi, dopo il conferimento del Nobel per la letteratura. Ci sarebbe da chiedersi se chi polemizza sulla sua supposta presa di posizione sia andato realmente a leggersi il testo del discorso effettuato in occasione di quelle esequie o, in alternativa, le note stesse che Handke pubblicò qualche tempo dopo, sull’edizione tedesca di Focus. Vi si leggono queste parole: «La necessità principale che mi ha spinto a recarmi sulla tomba di Miloševic era quella di essere testimone. Né testimone a carico né testimone a difesa. Ormai, non voler essere testimone a carico significa essere testimone a difesa? “Senza alcuno dubbio”, per riprendere una delle espressioni principali del linguaggio dominante».

Handke consegna in questo punto, a tutti noi, un compito vertiginoso: non enunciare una verità, ma essere testimoni non a carico e non a difesa. È, in pratica, il mandato che costringe la nostra contemporaneità a una verifica dei poteri, a partire da quello che si incarica di parlare il linguaggio dominante.

Si tratta di perforare nella direzione che Pier Paolo Pasolini indicò nel settembre 1974 su un organo che parlava e parla il linguaggio dominante, ovvero la testata più letta del Paese, il Corriere della Sera, quando a proposito della possibilità di golpe enunciò di sapere, non avendo le prove e nemmeno gli indizi. «Io so»: inizia così quell’intervento. Se il nostro presente è un tempo più evoluto o devoluto di quello in cui parlava Pasolini, è possibile adottare uno spostamento ulteriore e non enunciare di sapere, ma nemmeno denunciare di non sapere - si tratta, semplicemente, di chiedere. Il punto di domanda è l’inizio e la fine del tempo, sempre, e costituisce il momento sintattico più spirituale dell’intera organizzazione dei linguaggi. Servono strappi rispetto a se stessi, strappi di libertà pura, irriverenza che può tramutarsi in una condanna sociale o in una restituzione in forma di risposta alla domanda che si è lanciata. Il testimone non a carico e non a discolpa equivale a un avvocato, non dell’accusa e non della difesa.

È forse in questo punto, letteralmente al calor bianco, che si rende notabile la mutazione del ruolo di chi deve tornare a occuparsi anzitutto del pensiero, prima che dei contenuti del pensiero stesso. Sono qui convocati, esattamente come ai giorni di Pasolini o a quelli paradossalmente più silenti e pavidi di Handke, i politici, i giornalisti, gli intellettuali, i preti, le donne, i morenti, i lavoratori, chi chiede diritti di genere, di scolarizzazione, tutti gli indigenti - un ordine non casuale, ma reso più accettabile a favore dei timori del presente. Procedere per domande, porre domande, sbalzare il valore del punto di domanda. Se i vangeli sono, anche, il regesto di tutte le domande possibili, c’è una concessione da fare a chi pretende di interpretare apostolati nella società: porre domande. Eccone alcune, non a carico e non a difesa.

Perché avete smesso di chiedere cosa sia davvero la morte, cosa sia davvero l’amore, e pretendete di legiferare sulla morte e sull’amore? Quando sarò nella fase estrema e incurabile, cosa chiederò io? Come si esercita il potere eticamente, con il coraggio di andare fino in fondo? L’ignavia è tradire se stessi, e noi stiamo davvero evitando di tradire noi stessi? Da quando avete perduto il grammo di utopia e di sogno, intorno a cui si formulavano le azioni? Il potere corrompe? Dio salva? La sopravvivenza è messa a rischio qui e ora? Perché Pier Paolo Pasolini parlava di fatti e nomi storici, mentre io formulo domande di altro genere? Ho forse in mente di essere Pasolini? Se devo proprio essere una porzione di filosofo in meno e una percentuale di storico in più, posso chiedere cosa facesse a Roma in ottobre la direttrice della Cia, Gina Haspel? Perché esistono un Russiagate che coinvolge il premier Conte e un altro Russiagate che coinvolge l’ex ministro Salvini?

Quando abbiamo assistito a una così conclamata attività da parte dei servizi segreti nelle faccende dei governi mondiali (da Trump a Putin all’Italia) negli anni passati? Gli stati si erigono su un fondamento più opaco, che viene etichettato come “stato profondo”, capace di persistere al di là dei governi e delle amministrazioni democraticamente eletti? L’organizzazione Gladio è esaurita? Il “lodo Moro” è ancora attivo nel paese? Quando l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, dichiara all’Huffington di «non avere curato le relazioni internazionali, trascurando dati fondamentali della politica», si riferisce a interessi americani? Russi? Cinesi? Chi ricorda il ruolo dell’inviato dal dipartimento di stato Usa durante il caso Moro, Steve Pieczenik, che straparlava di intelligence americana, sovietica, vaticana? Oggi la spia è umana? Lo “spy power” è “psy power”? Siamo entrati nell’era dello “sharp power”, in cui la guerra alle democrazie si fa cyber, oppure viviamo in epoca di controllo mentale di massa? La massa è sufficiente o i big data ci dicono che da ora in poi si ha a che fare con una super massa? La crisi è locale? Nazionale? Continentale? Planetaria? La Tangentopoli italiana fu scontro tra magistratura e classe politica? Csm nello scandalo e classe politica in stallo o in repentina mutazione configurano una crisi di sistema come nel 1992? Perché a Palermo il 30 ottobre, su un muro in salita Santa Caterina, sono apparsi manifesti effigiati con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino crocefissi, firmati Al Fayeth, che pare una versione araba di La Fayette, protagonista della rivoluzione americana e di quella francese? Dove si colloca la nostra nazione sul piano internazionale?

L’Italia ha firmato davvero in solitaria i protocolli della Nuova Via della Seta? Perché Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook, ritiene che la moneta sia un’unità di informazione e sta cercando una divisa elettronica per il suo network? Perché non riesce a realizzarla? Cosa dice di questo il progressismo? E il progressismo italiano? Esiste il progressismo italiano? Cosa pensa dell’economia il progressismo italiano, nel caso esistesse?

L’economia è fondata sulla concorrenza o sulla cooperazione? Che cosa si pensa che debba fare lo stato? A oggi serve una dottrina dello stato o è un vecchio arnese da buttare? Chi oggi è un apostolo né laico né cattolico? I massimi rappresentanti sono apostolici? Per quale effettiva debolezza delle forze parlamentari il predecessore dell’attuale presidente della Repubblica fu rieletto al di fuori di ogni protocollo? Il predecessore dell’attuale pontefice si è dimesso davvero perché troppo anziano e debole, oppure perché forte spiritualmente? Perché questo tempo non comprende a fondo che si è dimesso un pontefice e ciò non era mai accaduto, il che segna irrevocabilmente il nostro presente? L’Italia non si rivolta, quando esistono tutte le ragioni per una vasta ribellione come in altre nazioni, perché il popolo è passivo? Perché è rimbecillito dalla tv prima e dal digitale poi? Il fatto di non scendere in piazza è esso stesso la via italiana alla rivoluzione? Cosa è un popolo? La Costituzione è da cambiare perché, se si va nelle aziende, si incontrano esigenze nuove? Non è che all’interno della carta costituzionale ci sono tutti gli elementi per interpretare e dare gli strumenti a qualunque nuovo tempo? Perché la repubblica italiana è fondata sul lavoro e non, per esempio, sul futuro o su coloro che verranno? In quale senso una democrazia è fondata su un valore? Che cosa è a oggi un fondamento? Andare a fondo significa affondare o raggiungere profondità? L’impossibile è possibile? Si può continuare all’infinito a chiedere? Chi risponderà? Saremo prima o poi servi inutili? È servito a qualcosa chiedere?

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