La discesa in campo

Il Grande Fratello incassettato

di Giampaolo Pansa   10 gennaio 2022

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Con un messaggio in videocassetta inviato a tutti i telegiornali, Berlusconi annuncia la “discesa in campo”, il suo ingresso in politica: nove minuti e venticinque secondi registrati nella villa di Arcore e preparati secondo le tecniche del marketing politico. Il neonato partito, Forza Italia, è in buona parte affidato a uomini provenienti da Fininvest e Publitalia, le aziende di Berlusconi

Così Giampaolo Pansa descriveva la discesa in campo di Berlusconi nel 1994

«MI SCAPPA LA PIPÌ! MI SCAAAPPAAA LA PIIPIII!...». Comincia con questa marcetta il mio Berlusconi-Day (mercoledì 26 gennaio 1994), ovverosia il giorno del Grande Sbarco di Sua Emittenza in terra d'Italia, un'Italia da liberare dai rossi brutti sporchi e cattivi, un'Italia da miracolare, e poi da bere e da mangiare. Controlliamo gli orologi: sono le 13,40 o giù di lì. Su Canale 5, il pupazzo parlante della Fininvest, l'onorevole Vittorio Sgarbi, ha appena concluso il proprio delirio quotidiano. E mentre la sua risata nevrotica si dissolve nell'etere, ecco esplodere la marcetta: «Mi scappa la pipiii…». La pipì scappante è il Partito popolare dell'avvocato Martinazzoli. E, difatti, ecco la faccia di Mino innestata su un corpaccio di dinosauro. Stacco, si cambia scena e attore.


Adesso tocca a Silvio Berlusconi in persona. Aitante, sportivo, fasciato in una supertuta da saper-ginnastica, ai piedi due enormi scarpe da jogging. Il Super-Uomo in Tuta balza dall'elicottero con mosse da ghepardo. Poi ne fa scendere due bimbetti, due Berluschini piccini picciò. Avanti, per mano, lungo un prato perfetto, tagliato con rasoio bilama. Verso dove? Ma che domanda, verso l’Italia. Sì, “Forza Italia”, ti libereremo! Lo spot è un tormentone che ci avvolge, turbinoso-ossessionante, per la milionesima volta. Ormai l’abbiamo ingoiato, digerito e risputato. Anzi, ce l'hanno ficcato così in profondità nella nostra zucca di italiani refrattari che - accidenti! - lo sappiamo a memoria.

Ecco Roma. Poi una folla che avanza tranquilla. Torino. Giovanotti e ragazze in bicicletta. Innamorati. Venezia. Mare. Di nuovo Roma. Operai. Napoli. Pisa. Un italiano perfetto elegante al telefono. Di nuovo folla. Piazza. Faraglioni di Capri. Bologna la rossa (ancora per poco). Vesuvio. Firenze. Ragazzi felici. Milano. Duomo di Milano. Madonnina sul Duomo di Milano. Monte Bianco. Computer. Trattori al lavoro sulla buona terra che va difesa dai neocomunisti. Parchi. Saldatore in officina. Lanterna di Genova più porto con relative navi. Nonni & nipoti. Ancora ragazzi. Famigliola felice nel soggiorno con tv, il cuore della casa… Su, cantiamo insieme. Su, marciamo insieme. Su, entriamo insieme nel futuro che dobbiamo costruire insieme. Forza Italia! E, signori italiani, venghino, venghino, nel Polo delle Libertà. Che poi è il Luna Park di Arcore (Milano). Con le sue donne barbute. Con i suoi predicatori folli. Con i suoi giocolieri abituati a tutti i giochi. Vedrete Giuliano Ferrara strepitante nel girello di Radio Londra. Ed Emilio Fede che prega. Ed Enrico Mentana che canta “Liberooo! Io sono libero!”. E Funari che sghignazza contro tutto e tutti. E Davide Mengacci che, armato di telecamere, gira le piazze d'Italia per rivelarci una verità prima d'ora nascosta: siamo un popolo di ardimentosi fessi, capaci di gridare, sobillati dal sciur Mengacci, le più fenomenali imbecillità.

Vedi, caro amico che aspetti come me l’ora X del Berlusconi-Day, quanto siamo stati preveggenti nella nostra battaglia contro il Cavaliere? Ma sì, diciamolo con il candore dei semplici: abbiamo visto giusto prima di tanti cervelloni italici. E quel che abbiamo visto, l’abbiamo gridato senza che nessuno dei nostri Illustrissimi Superiori ce l’ordinasse: né l’ingegner De Benedetti Carlo, né il dottor Scalfari Eugenio, né i capi segreti della nota lobby editorial-finanziaria, altrimenti detta Partito Irresponsabile dei Nemici di Berlusconi. Non c’era mai piaciuto, il Cavaliere. E con il passar degli anni ci era piaciuto sempre di meno. Ci appariva come un alieno dentro un’astronave, sospesa minacciosa sopra i cieli d'Italia. Ma adesso l'astronave è  in procinto di atterrare. E l’Alieno di Arcore ce l'avremo, finalmente, davanti a noi.

 

L'astronave atterra alle 17,30 dentro l’astroporto più protetto, il Tg4 di Fede. “Forza Italia per noi!”: adesso godetevi l’Alieno Incassettato e il suo messaggio siderale, ma soprattutto solitario, senza contraddittori, senza domande. Mio Dio, quant’è orribile il Berlusconi nel suo primo giorno da capo-partito. Meglio, molto meglio, più umano, più vivo il Berlusca delle ultime apparizioni dall'astronave. Quello col maglione e le coppe del Milan sullo sfondo. Persino quello che, davanti alla stampa estera raccolta a Roma, inveiva al limite dell'infarto contro il comunismo che aveva fatto milioni di morti. Il Berlusca Incassettato, invece, è lui a sembrare un morto. E forse il Silvio in carne ed ossa è davvero defunto. Assassinato dal suo gemello Fedele Confalonieri, contrario alla seconda vita del Cavaliere. E dopo l’Assassinio, Fedele l’ha sepolto nel Mausoleo di Arcore. Così, adesso, quel che la cassetta ci trasmette è soltanto un corpo imbalsamato e reso semovente-concionante da qualche trucco televisivo. Oppure è un sosia. Un attore scelto con maniacale perfidia da Confalonieri per atterrire gli italiani e renderli refrattari al piano di Forza Italia. Sennò perché mandare in video quel replicante torvo, dalla fissità quasi robotica, i tratti tirati e smagriti da un chirurgo plastico cresciuto alla scuola del dottor Frankenstein? E le mani? Mani come artigli. La sinistra a serrare la destra in una morsa ferrea, quasi ad impedirle scatti innaturali e incontrollabili. Un Cavaliere da horror-film: questo ci svela la cassetta del Berlusconi-Day. Con un effetto tragicamente moltiplicato dalle repliche su tutte le reti pubbliche & private. Un'ossessione. Un incubo sempre ritornante. Un fantasma mummioso che risulta impossibile scacciare.

E se fai lo zapping col telecomando, la mummia robotica ti sì avvinghia addosso, sprizzando da ogni canale. E con un ringhio ti spiega che, come San Francesco, ha rinunciato alle pompe e agli averi. E che adesso, povero e ignudo, combatterà i comunisti. E che dopo averli vinti, regalerà all'Italia un nuovo miracolo: economico, politico e televisivo. È il Grande Fratello orwelliano di 1984? Peggio: è la Grande Mummia di questo 1994 pronto alla dittatura della tv. Una mummia capace di gridarci che lui, l'Horror Berlusca, viene dal nulla. E non porta per niente le piaghe, le tare, i vizi della partitocrazia che l'ha costruito e ingrassato. Al punto da fargli urlacchiare, spudorato-minaccioso: «Non voglio vivere in un paese governato da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare». Piacerà agli italiani la Mummia Robotica che giura e spergiura di venire soltanto dal futuro? E se può dirlo. Se l'Italia è quella che il furbastro Mengacci, nella sua “mezz'ora dello scemo”, va disseppellendo tra fiere e mercati, può anche essere. E a questo mira la liturgia messa in scena dalle reti Fininvest. Il più chiesastico è Fede. Lui non dirige un telegiornale: celebra ogni dì una funzione religiosa. E nel Berlusconi-Day prega, a mani giunte, più estatico che mai: «Arcore è  una località vicino a Milano diventata famosa. Qui c’è il quartier generale…».

Poi biascica, virtuoso, al telecronista appostato sul limitare della villa-sacrario: «Ma Silvio Berlusconi c'è o non c'è?». E il chierico-reporter risponde salmodiando: «È un piccolo mistero. Non si sa dove sia, il cavalier Berlusconi…». Allora, monsignor Fede prosegue nella messa cantata. E gorgoglia che è una messa del tutto normale: «Se Giovanni Agnelli avesse deciso di entrare in politica, avremmo fatto la stessa cosa. Anzi, un cicinino di più». Sul Tg5, invece, Mentana-Mitraglia pensa alla propria faccia. E canta: sono libero, libero, liberooo! Diciamo grazie al Berlusconi editore. Lui sì che è buono! Lui sì che è liberal! Ci ha lasciato fare il tigì in assoluta autonomia. E così faremo nei secoli dei secoli. Facciano tutti come noi! Questo sia l'impegno di tutti! Che non si ripeta, mai più, l'orrore delle altre campagne elettorali». «Ve le ricordate le campagne precedenti in tv?», strilla, impavido, l'ex mitraglista craxiano, «Teleforlani, Telecraxi, Telekabul». Oggi ci siamo noi, campioni della tv imparziale che più imparziale non si può. «E ve lo dimostreremo alle 22.30, nel nostro speciale. Con un'incursione - senza preavviso! - nelle sedi di Forza Italia».

La notte scende sul Berlusconi-Day fra estenuanti dibattiti sul perché e sul percome la Mummia Robotica sia indispensabile alla salvezza d'Italia. Poi, alle 22,30, arcipuntuale, ecco il commando di “Mitraglia” irrompere nella centrale itala-forzista di Milano. «Possiamo entrare?», chiede, giulebboso, Andrea Pamparana. «Perché no? Se vi manda l'Ingegnere di Ivrea, siete i benvenuti. Se vi manda Berlusconi, ci farete il santo piacere di lasciarvi perquisire…». Che rassicurante profumo di soldi, nei lindi uffici forzisti. Centralini intasati dalla folla di aspiranti salvatori d’Italia. Computer per schedare la marea di supporter. Toh, l’organizzatore del partito berlusconiano, Codignoni Angelo: naso pendulo, occhioni golosamente umidi, il tricolore all'occhiello. «Ci paghiamo tutto noi», giura il Nasone Forzista, «aderire costa una miseria!».

Ecco due forzisti della prima ora, un professar Padroni e un architetto De Caro. Cantano: «Siamo tutti entusiasti del nuovo corso!». E quella testa da naziskin chi è? Ma come, è Gianni Pilo, il sondaggista della Diakron. Lui le elezioni le ha già vinte: «Siamo al 16 per cento in tutta Italia. E con un consenso potenziale ancora più ampio». Si passa ad un ginecologo di Tradate. Poi ad un venditore di auto in Varese. «Ma come? Ha avuto il tupè di aderire a Forza Italia proprio nella tana del lupo leghista?» E lui: «Si, perché mi è  piaciuta subito l’idea liberal-democratica del Dottore». Idea che ha trovato un guerriero, lo spaesato generale in pensione Luigi Caligaris. E anche dei ripetitori imparziali. “Mitraglia” ci mostra Andrea Monti, direttore di “Panorama”, e il suo assistente romano, Pino Buongiorno: «Prepariamo le domande per l'intervista al Dottore! E Pino mi accompagnerà in questa avventura!».

Per il momento eccovi, in anteprima, la vignetta di Forattini. «Meglio la tivù spazzatura che la spazzatura di Stato» strillano Berlusconi e Bossi armati di scope. E nel cassonetto dell'immondizia chi si vede? Occhetto e Martinazzoli, naturalmente. Andrà così? La campagna elettorale avrà questo look da gentiluomini? È possibile. Sì, addosso ai neocomunisti. Trinariciuti. Trimammelluti. Frontagni. Col cervello all'ammasso. «In cabina elettorale Dio ti vede, Occhetto no». Ma potrebbe anche andare tutto al contrario.

La Mummia Robotica ci ha fatto un grande regalo: ci ha dato un avversario da battere. Fino a ieri, Silvio Berlusconi l’avevamo visto da lontano, ben protetto dalle mura della fortezza Fininvest. Ma adesso è sceso tra noi. Tra i tartari che non vogliono finire berlusconizzati. Che errore, Sua Emittenza! Potrà capitarle di essere sbranato. Pacificamente, s’intende. Da milioni di voti contrari. Dunque, si prepari a perdere, o impopolare miliardario di Amore. Ha presente il suo amichetto Bettino Craxi? Temo che a lei andrà peggio. Molto peggio.