Urso e Pichetto favorevoli. Zaia contrario. Il progetto lanciato da Brunetta spacca il centrodestra. E se lo sviluppo della fissione sostenibile è di là da venire, manca solo un anno al voto per la regione e per il comune

Ci voleva un veneziano del sestiere di Cannaregio come Renato Brunetta per lanciare l’idea del nuovo nucleare in laguna. Più precisamente, nell’area dell’ex petrolchimico di Marghera. In una zona inquinata per decenni nell’età ruggente del boom economico, dove è un rischio ambientale serio anche dare un colpo di badile, si potrebbe voltare pagina rispetto ai referendum del 1987 e 2011 che hanno bocciato la produzione di energia atomica.

Dal 2023 Brunetta guida il Cnel, l’ente che Matteo Renzi voleva rottamare con la sua riforma bocciata da un altro referendum nel dicembre 2016. Durante il convegno organizzato in ottobre dalla Venice sustainability foundation (Vsf), Brunetta ha lanciato il progetto di installare piccoli reattori di nuova generazione lungo l’itinerario che ogni giorno porta sulle isole del centro storico 230 mila turisti, quasi cinque volte il numero dei residenti.

Vsf, presieduta da Brunetta, è una fondazione appoggiata dalle maggiori imprese dell’energia ma anche da Leonardo, Poste, Microsoft, Telecom, Sorgente, Ferrovie, Aspi, Generali, Save, Boston consulting, Confindustria e Umana, la holding fondata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Si fa prima a dire chi non c’è.

Per esempio, c’è la Regione Veneto. Eppure il presidente Luca Zaia, che di Vsf è il numero due insieme a Brugnaro, si è espresso in termini molto critici sull’ipotesi. In un derby interno al centrodestra, e che schiera a favore del nucleare a veneziano vari ministri, Adolfo Urso del made in Italy ha ribadito che la politica energetica compete al governo. Zaia ha replicato che il luogo dell’insediamento lo decidono gli amministratori locali. Il dibattito è stato smorzato dal forzista Gilberto Pichetto Fratin. Il ministro dell’Ambiente, con la sua tipica bonomia, ha spostato a un’era remota la questione.

Politicamente, però, la decisione potrebbe essere molto più vicina e proprio per le scadenze elettorali venete. Trevigiano della provincia, Zaia ha un occhio su Ca’ Farsetti, la sede del Comune lagunare. L’impossibilità di accedere a un terzo mandato in regione e la scarsa predisposizione al Palazzo romano lo obbligano a un ricollocamento in tempi brevi. Il Veneto va al voto fra un anno. Idem Venezia dove il sindaco, anch’egli bloccato dal no meloniano al terzo mandato, porta il peso aggiuntivo di un avviso di garanzia per l’inchiesta che ha tenuto agli arresti per quattro mesi il suo assessore Renato Boraso, messo in libertà soltanto la scorsa settimana. L’indagine, peraltro, si occupa anche dello sviluppo immobiliare dell’area dei Pili, rilevata da Brugnaro quasi vent’anni fa per 5 milioni di euro dal Demanio e situata appunto a Marghera, all’inizio del ponte stradale e ferroviario che unisce la terraferma al centro di Venezia.

Che Brunetta possa vedersi sindaco non è da escludere, dopo il tentativo fallito nel 2010 contro il candidato del centrosinistra Giorgio Orsoni. L’ex forzista accumula cariche. Il 19 ottobre scorso il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, lo ha inserito nel cda della Procuratoria di San Marco, l’ente che ha competenza sulla tutela, il restauro e la manutenzione della basilica veneziana.

Fra energia, immobiliare e politica, il fronte è in movimento. Pochi giorni fa Brunetta, che ha una laurea in scienze politiche con indirizzo economico, ha rilanciato le sue posizioni con un intervento di due pagine pubblicato dalla Stampa.

«Le polemiche sollevate riguardo alla generazione di energia elettrica da fonte nucleare», ha scritto Brunetta, «hanno toni e argomenti che appartengono al passato. Proprio a Marghera sono prodotti componenti meccanici necessari ai magneti per le macchine di fusione nucleare 6 che è la prospettiva più pulita in assoluto».

In realtà, il primo punto nella lista degli obiettivi di Vsf, e si presume il più importante, è la trasformazione di Marghera nella H2 Valley, la valle dell’idrogeno che la comunità scientifica mondiale ha individuato fra le principali fonti energetiche rinnovabili nella lotta contro i gas serra.

Un altro aspetto paradossale della controversia è nello scenario generale. Mentre si parla della sicurezza del nuovo nucleare come cosa pacifica, il vecchio nucleare continua a essere usato come spauracchio al rovescio. Esempio: visto che a Krško in Slovenia c’è una centrale che potrebbe minacciare il territorio fra Trieste e la laguna veneta, tanto vale lanciarsi nell’avventura nuke e sfruttare Marghera.

Il buon senso di Zaia, e di chi sa che i lavori di bonifica del Petrolchimico sono un onere finanziario colossale, ha un fondamento di legge che, fino all’approvazione di norme contrarie, l’esecutivo deve considerare. Lo dimostra la vicenda del deposito nazionale delle scorie radioattive che la società di Stato Sogin non riesce a individuare per i vari Nimby (not in my backyard) sparsi nelle amministrazioni locali. Dopo anni di ricerche, mappature e prediche rassicuranti, nemmeno questo governo sta venendo a capo di un enigma che dura da oltre vent’anni e che si sta risolvendo creando una serie di depositi periferici provvisori destinati, molto probabilmente, a restare definitivi.

Sullo sfondo della questione energetica c’è l’attenzione ravvicinata su Venezia dell’Unesco, l’agenzia delle Nazioni unite che si occupa dei beni patrimonio dell’umanità. La sessione numero 45 del World Heritage committee, tenuta a Riad nel 2023, ha evitato che la città sul Canal Grande finisse nella lista nera dei siti in pericolo. La sessione 46 del luglio di quest’anno a Delhi ha confermato il giudizio ma con qualche perplessità in più, se è vero che negli ultimi quattro giorni di ottobre i commissari dell’Unesco si sono presentati in laguna per la terza ispezione dal 2015. Fra visite alle dighe mobili del Mose, incontri con le istituzioni e, giovedì 31 ottobre, con i comitati cittadini di salvaguardia, gli ispettori Unesco hanno raccolto elementi che confluiranno in una relazione, forse da pubblicare nel corso della sessione 47 del World Heritage committee, prevista l’anno prossimo a Sofia.

Gran parte del materiale per costruire la relazione arriva dall’amministrazione Brugnaro e riguarda in parte sostanziale la lotta al turismo selvaggio. Ma include temi ambientali come la chiusura dell’impianto di cracking al Petrolchimico di Marghera, la fine del ciclo a carbone della centrale dell’Enel e il blocco delle grandi navi da crociera che arrivavano fin sotto il campanile di San Marco. Per inciso, battaglie che portano la firma dei comitati. Gli stessi che vedono il nucleare a Marghera come un pericolo per il gioiello della laguna.