Il gruppo Meglioquesto è un piccolo impero creato da zero in dieci anni. Ma dopo la quotazione il gruppo di Felice Saladini ha forzato sullo shopping a danno dello sviluppo industriale. E adesso lotta per sopravvivere

Quei call center perduti tra finanza spericolata e disavventure calcistiche

Poco più di tre anni sono bastati a Felice Saladini, fondatore di Meglioquesto, per passare dalla gloria della quotazione in borsa, dalle acquisizioni, dal miracolo dell’uomo che si è fatto da sé e dalla ribalta del calcio professionistico alla lotta per la salvezza. Il quarantenne imprenditore dei call center o, secondo la terminologia accattivante e oscura dell’anglo-managerese, player di riferimento nella customer experience del phygital marketplace, sta cercando di mandare in porto la procedura di composizione negoziata della crisi (Cnc). Al suo fianco c’è fin dall’inizio dell’avventura Illimity, l’istituto bancario guidato dall’ex ministro Corrado Passera che è azionista di Meglioquesto, in sigla Mq, quotata su Euronext Growth Milan, il listino delle piccole e medie imprese.

Il tentativo di salvataggio ha un carico sociale particolare. L’industria della customer experience è fatta di cose terra terra come scrivanie, terminali, cuffie, lunghi turni di lavoro pagati poco dentro capannoni piazzati nelle aree più depresse economicamente del Mezzogiorno. Risanare un’azienda in questo settore significa passare per riduzioni di personale doppiamente drammatiche perché prive di alternative occupazionali. Soltanto nel gennaio 2024, quando i problemi di Mq erano conclamati, la società dichiarava 706 dipendenti. Erano scesi a 187 lo scorso settembre, quando Saladini si è rivolto con una lettera accorata a collaboratori, clienti, partner, azionisti, per annunciare il piano di tagli indispensabile a ottenere la riammissione del titolo alle negoziazioni di borsa e per avere i fondi necessari ai 10 milioni di aumento di capitale.

Nello stesso mese di settembre, dopo una girandola di amministratori, un nuovo cda ha preso le redini dell’azienda. Il presidente è Alberto Dell’Acqua, professore associato alla Sda-Bocconi. L’ad è Mauro Girardi. Il commercialista, legato alle grandi coop bianche del Trentino, ha conservato la guida di Borgosesia, storica società passata attraverso crisi e trasformazioni, anch’essa quotata all’Euronext. Nel nuovo organigramma Saladini, che rimane l’azionista di riferimento attraverso la sua holding Fs84, si è accontentato della carica di direttore generale. È un sostanziale passo indietro rispetto al ruolo di deus ex machina interpretato in anni di ascesa dal gradino di semplice telefonista fino a clienti come Unipol, E.On, Metlife, Bluenergy, Compass, Telecom, Iliad, con migliaia di contratti al giorno nei tempi migliori.

L’ultima tegola porta la data di giovedì 14 novembre quando la società ha annunciato un accertamento da parte dell’Agenzia delle entrate con il quale – si legge nel comunicato dell’azienda - «è stata contestata l’indebita detrazione di IVA, per l’anno 2018, in misura pari ad Euro 3.516.978 e quantificate le relative sanzioni in Euro 5.106.636». Mq presenterà entro sessanta giorni le sue controdeduzioni. Certo è che la contestazione del fisco è passata inosservata alle verifiche precedenti la quotazione del 2021.

Ironia della sorte, la norma sulla composizione negoziata è stata introdotta nell’agosto del 2021, appena due mesi dopo lo sbarco in borsa di Mq. Quel 28 giugno 2021 il titolo ha debuttato sul mercato a 1,4 euro con una raccolta di 17,2 milioni di euro. Il primo giorno di contrattazioni l’azione è salita a 2,35 euro (+68 per cento). Ai suoi massimi, il 18 ottobre 2021, Meglioquesto è arrivata a valere poco più di 4 euro per una capitalizzazione di 221 milioni. Oggi si viaggia appena sopra 0,2 euro con una capitalizzazione di circa 11 milioni, molto inferiore ai 50 milioni di euro incassati fra giugno 2021 e luglio 2022 sommando quotazione, warrant, un’emissione obbligazionaria e una linea di credito di Illimity da 15,5 milioni.

Questi 50 milioni sono durati poco nei bilanci dell’azienda di Saladini. Pochi giorni dopo la quotazione, l’imprenditore ha versato 12 milioni come anticipo fornitori alla Benchmark people, amministrata dal figlio del suo braccio destro Giuseppe Gentile, titolare di una pompa di benzina a Catanzaro. A dicembre 2021 c’è stata la prima acquisizione: oltre 7 milioni per Omnia Service, che vende carte di credito negli aeroporti. Ad aprile 2022 Mq ha comprato Eureweb per 18,8 milioni di euro, poi Smart contact per 7 milioni di euro e la quota di minoranza di Mq Human per oltre 2 milioni. Nell’autunno del 2022 si è fatta viva la Consob, l’organo di vigilanza sulle quotate, che ha chiesto lumi sui 12 milioni dell’anticipo fornitori. La società ha replicato che il rientro era previsto in due o tre anni e l’ispezione non ha avuto seguito. Si saprà poi che le acquisizioni sono state condotte con grande dispendio di parcelle per consulenze e un intreccio di conflitti di interesse messi in evidenza da un rapporto Deloitte firmato da Antonio Cattaneo, da settembre consigliere di Mq.

Al fervore dello shopping aziendale si è aggiunta la variante calcistica, più croce che delizia di molti imprenditori ambiziosi. Dopo l’acquisto e la fusione contestata di due club dilettantistici di Lamezia Terme, la sua città natale, e dopo un tentativo con l’Arezzo, a giugno 2022 Saladini ha comprato la Reggina, al tempo in serie B. Il venditore era l’imprenditore romano Luca Gallo, sommerso di debiti, accusato di bancarotta e arrestato un mese dopo nel luglio 2022. Per salvare il club, Saladini ha avviato una procedura concorsuale con il tribunale di Reggio Calabria che gli ha procurato accuse di slealtà da parte dei concorrenti sportivi. L’accordo con il tribunale, che ha spazzato via oltre il 90 per cento dei debiti del club, ha scatenato la guerra con la Lega di serie B e con la Federcalcio di Gabriele Gravina. Dopo la penalizzazione in classifica, la società amaranto ha mancato l’iscrizione al torneo 2023-2024 per poco più di 700 mila euro. Saladini, che pure aveva versato nelle casse del club milioni di euro, ha dovuto cedere le sue quote. Su questa vicenda è in corso un’inchiesta penale affidata al pm Stefano Musolino mentre la procedura fallimentare è stata aperta a marzo 2024. «La Reggina aveva così tanti debiti», dice Saladini all’Espresso, «che a breve sarebbe fallita, prima del mio ingresso. Abbiamo provato a salvarla con un accordo di ristrutturazione omologato dal tribunale ma purtroppo non è bastato perché la federazione, con sentenza del consiglio di Stato, l’ha esclusa dal campionato in quanto l’omologa era esecutiva e non definitiva. Le sentenze si rispettano ma un intero territorio è rimasto incredulo e migliaia di tifosi furiosi. La procedura di liquidazione sta facendo il suo corso. Personalmente è un’esperienza che ancora oggi mi lascia amareggiato».

Il tentativo di crescita accelerato dell’imprenditore oggi fa i conti con la realtà. I 93 milioni di ricavi registrati da Mq nel consolidato 2023 si sono ridotti ai circa 30 milioni del nuovo piano industriale. Secondo voci interne al gruppo, parte del business è migrato verso altre società gestite da imprenditori vicini a Saladini ma esterne al gruppo Mq. «L’unica contrazione di ricavi inaspettata», continua Saladini, «ha origine alla fine del 2023, in tempi non sospetti, quando la società guidata dal vecchio management ha perso un’importante attività nel mercato delle telco. A giugno 2024, il nuovo cda ha avviato il piano di ristrutturazione del business in cui il gruppo si focalizza sulle attività commerciali online e retail, cessando definitivamente le attività di call center customer care. Questo ha generato una immediata riduzione del fatturato ma soprattutto un aumento dei margini, prioritario nel piano della società. Dopo l’estate, il gruppo è tornato a crescere anche sui ricavi».

Nel frattempo, qualche centinaio di famiglie fra Calabria, Puglia, Sardegna è rimasto senza reddito. In quanto alla Reggina, è finita a giocare fra i dilettanti.

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