Due cugine divise tra Teheran e l'Italia. Due viaggi da Venezia a Lepanto. La riscoperta delle radici di una famiglia fuggita in Francia. E la vera storia della circumnavigazione del globo. Il mix di una galassia culturale arricchita da lingue e religioni diverse in una scelta di volumi in cui immergersi per tutta l'estate

Avevo deciso di iniziare questa carrellata di libri “da spiaggia” legati alla galassia culturale araboislamica con quello che ho letto in questi giorni con grande passione. Ma c’era un problema: è un volume pubblicato più di un anno fa, quindi non d’attualità. Per fortuna poi è arrivato il ministro Sangiuliano, con la sua gaffe su Colombo che voleva circumnavigare il globo perché ispirato dalle teorie di Galileo Galilei, e il mio libro è diventato assolutamente d’attualità: in effetti si tratta di “Magellano. Un uomo e la sua impresa” (Diarkos), magistrale biografia dell’esploratore portoghese che, finanziato dagli spagnoli, tra il 1519 e il 1521 viaggiò dalla Spagna alle Filippine, dove morì, lasciando ai suoi compagni il compito di concludere l’anno dopo il viaggio, che è stato la prova definitiva che la Terra è una sfera.

 

L’autore, Stephan Zweig, famosissimo da vivo e dimenticato per decenni (tranne che per titoli fondamentali come il saggio “Il mondo di ieri” e il racconto “Lettera di una sconosciuta”), negli ultimi anni si sta riaffermando come uno degli scrittori migliori del Novecento. Lo si vede in questo libro scritto nel 1938, dove chiarisce in poche righe critiche al colonialismo che solo negli ultimi anni sono diventate mainstream. E soprattutto mostra che fin dall’inizio alla base dell’odio per gli islamici e della “guerra tra culture” tra Oriente e Occidente c’erano, più che motivi religiosi, il potere e il denaro: in particolare il monopolio, preteso dai cristiani, sul commercio delle spezie che arricchiva arabi, cinesi e indonesiani.

 

Segnato il primo, proseguiamo in ordine sparso. “Arabesco” di Roberto Pasti (Bompiani) racconta le «avventure tangerine di un collezionista» che nella città marocchina intreccia passioni e aspirazioni che solo un alter ego fantasma può capire e condividere. “Hijra” di Saif ur Rehman Raja (edizioni e/o) è il romanzo di formazione di un giovane che cresce in bilico tra società italiana e pachistana, e deve affrontare la diffidenza di entrambe verso la sua identità omosessuale (l’autore lo presenta domenica 7 luglio in Sardegna al festival “L’isola delle storie” di Gavoi). Con “Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare” (Marcos y Marcos) Usama Al Shahmani conclude una ideale trilogia ispirata al suo passaggio dall’Iraq, da cui è dovuto fuggire per colpa di una pièce teatrale troppo critica verso il regime, alla Svizzera, di cui è oggi uno degli scrittori più amati. 

 

Si parla di donne con “La signora Meraviglia” (Sellerio), esordio letterario della cantante e attrice Saba Anglana che tesse una specie di thriller familiare per raccontare il rapporto tra la sua vita in Italia e le radici a Mogadiscio. Due cugine, Pegah e Setarah, sono al centro di “La notte sopra Teheran” (Garzanti), memoir con cui l’attivista Pegah Moshir Pour lega il tema della condizione femminile in Iran alla sua esperienza personale: quella di una bambina nata in un Paese nemico delle donne, cosa che convince i suoi genitori a trasferirsi in Italia. Ed è una linea di zie, madri e madrine che guida Samuel, discendente di ebrei algerini, alla ricerca delle radici familiari perdute nel romanzo “Le Mediterranee” (Astarte), vincitore del Prix du roman historique per l’efficacia con cui immerge il lettore nella ricchezza di un ambiente che lega «retaggio berbero, religione ebraica, lingua araba e cittadinanza francese».

 

Si viaggia senza alzarsi dal lettino con “La rotta per Lepanto” di Paolo Rumiz (Bee, Bottega Errante Edizioni), navigazione a vela da Venezia alla città simbolo dello scontro con l’Islam con un ritmo rilassato che lascia il tempo di condividere la bellezza e la storia delle coste dell’Adriatico. Si spinge all’interno invece Algelo Floramo con la sua “Breve storia sentimentale del Balcani (Bee), un racconto «di popoli, frontiere e utopie», di personaggi mitici (Medea, Re Artù) o storici (Niccolò Tommaseo e Tito, le partigiane della Seconda guerra mondiale e le “costruttrici di pace” di Sebrenica con cui Floramo ha recentemente condiviso il Premio Nonino). E arriva “In Oriente con Tiziano Terzani” Tamara Barbis (Giulio Perrone Editore), che fa rivivere viaggi e reportage dal Giappone o dal Vietnam in un libro pieno di affetti, dettagli e chiacchierate con il grande giornalista.

 

Ci riportano al presente, e al difficile futuro di Israele e Palestina, due romanzi che legano la speranza di uno sbocco di pace alla tragedia che colpisce dei bambini: “Apeirogon” dello scrittore irlandese Colum McCann (Feltrinelli), visto in versione teatrale al Suq di Genova, e “Un giorno nella vita di Abed Salama” di Nathan Thrall (Neri Pozza). Per finire con lo stile tra poesia e favola di una gemma da scoprire, “Abu Avrahàm” di Manuel Bonomo Morzenti (Enrico Damiani Editore): la storia di una famiglia ebraica e di una palestinese che si scoprono unite da un padre comune, rimasto incastrato in una doppia vita di finzione. Un libro ispirato alla realtà e scritto con la delicatezza che merita una storia rivelata «con nel cuore mia madre e il suo sguardo dolce e triste, testimone di un’infanzia trascorsa con un padre affettuoso ma conosciuto per metà, e di una guerra senza fine che le ha frantumato il cuore».