Divani principeschi, specchiere di cristallo, lavandini rifiniti in oro e tappeti persiani. E poi ancora consolle, quadri, poltrone griffate e persino un'affettatrice di salumi che veniva utilizzata a tutte le ore del giorno per faraonici banchetti o spaghettate di mezzanotte.
L'impero di Lele Mora è in vendita, anzi, in svendita. Dopo il fallimento della Immobiliare Diana Srl dichiarato nel 2011, alla quale apparteneva la galassia di beni immobiliari riconducibili all'ex manager dei divi, ora a decretare la fine di un'era è arrivata anche l'asta giudiziaria. il Tribunale di Milano ha infatti messo in vendita gli sfarzosi arredi della casa all'ultimo piano di viale Monza 9, l'edificio che ospitava la maggior parte delle proprietà di Mora. Sul sito delle vendite giudiziarie www.sivag.com, alla categoria "procedure fallimentari" fino a qualche giorno fa campeggiavano in bella vista le fotografie dei beni messi all'asta al miglior offerente, per i quali ora sono già iniziate le trattative partendo da un prezzo base di 25 mila euro. Oltre ottanta pezzi di arredi sontuosi che decoravano il soggiorno, i bagni e le camere da letto in stile barocco e rigorosamente color avorio. I potenziali acquirenti sono top secret.
E in vendita sono finiti anche i celebri uffici della LM Management al primo piano del palazzo. Un tempo quartier generale di attori, soubrette, veline e tronisti, oggi desolate stanze sigillate ormai da due anni. Si tratta di 110 metri quadrati, "confortevoli e luminosissimi", come recita l'annuncio dell'agenzia immobiliare "Sforza Real Estate" incaricata della vendita. Il prezzo di mercato? Dai 340 mila euro di partenza ora la cifra si è abbassata a 300 mila. "Con possibilità di scendere ancora", fanno sapere dall'agenzia. Sui mobili, sono ancora ben visibili le iniziali LM in vernice dorata. E le trattative sono in atto anche per altri appartamenti nel palazzo, che un tempo ospitavano molti degli amici di Mora, e che oggi sono disabitati.
L'ex parrucchiere veneto, condannato a 4 anni e tre mesi per bancarotta fraudolenta, reduce da un anno di carcere, ora vive dunque nella casa a quattordici vani di via Natale Battaglia di proprietà della figlia Diana, da dove aspetta il verdetto dei giudici ormai imminente per il processo Ruby-bis, che lo vede imputato insieme a Emilio Fede e Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione minorile. Affidato in prova ai servizi sociali, lavora come volontario nella comunità di don Mazzi dove si occupa – in particolare – di ristrutturare il locale "la Capanna dello Zio Tom". I giudici lo hanno interdetto per dieci anni dall'attività imprenditoriale.
"Dal giorno in cui la Immobiliare Diana Srl è stata dichiarata ufficialmente fallita", spiega a l'Espresso l'avvocato di Mora, Luca Giuliante, "tutti i suoi beni sono finiti nelle mani del curatore fallimentare del tribunale, che ha deciso per la messa all'asta di alcuni e per la vendita di altri". "Erano oggetti che lui amava, che aveva fatto disegnare e creare di persona", ricorda Giuliante, "ma che di certo ormai non rispecchiano più il suo stile di vita e il nuovo corso che ha preso la sua esistenza".