L’Afd è un partito “decisamente di estrema destra”. E fin qui niente di nuovo, considerato che la formazione tedesca è stata addirittura espulsa, per via dei suoi riferimenti al neonazismo, dal gruppo dei Patrioti in cui, al Parlamento europeo, siede la Lega, Fidesz di Orbán, Rassemblement National di Le Pen e Bardella, gli spagnoli di Vox, eccetera. Ma la nuova classificazione dei servizi segreti della Germania, dopo un’inchiesta durata quattro anni, è una bomba che cade sulla politica tedesca perché potenzialmente può aprire le porte a una messa al bando del partito, che è passato subito al contrattacco definendo le conclusioni dell’intelligence “una manovra politica contro di noi”. “Contro” un partito che alle elezioni dello scorso febbraio è stato, con il 20,8 per cento, il secondo più votato e che secondo gli ultimi sondaggi è in testa alle preferenze degli elettori tedeschi, testa a testa con la Cdu del cancelliere in pectore Friedrich Merz.
Le ragioni della classificazione
L’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), l’intelligence interna di Berlino, in un rapporto di oltre mille pagine ha definitivamente bollato l’Afd “una minaccia diretta all'ordine democratico” a causa del “carattere estremista del partito nel suo complesso e che ignora il rispetto della dignità umana”. Il partito guidato da Alice Weidel era già stato classificato come “caso sospetto” di estremismo (ed era già stato definito in questo modo per alcune sue articolazioni regionali) perché “erano presenti numerose attività volte a minare l'ordine democratico liberale. Questi indizi sono stati successivamente confermati e si sono consolidati in larga parte come certezze”, si legge nella nota degli 007.
“La visione del popolo, basata su criteri etnici e di discendenza, predominante all'interno del partito, è incompatibile con l'ordine democratico liberale. Mira a escludere determinati gruppi di popolazione dalla partecipazione paritaria alla società, a sottoporli a discriminazioni contrarie alla Costituzione e ad attribuire loro uno status giuridico inferiore. In concreto, l'Afd non considera ad esempio cittadini tedeschi con storia migratoria provenienti da paesi a maggioranza musulmana come membri paritari del popolo tedesco, definito etnicamente dal partito", affermano i servizi segreti. “Questa visione esclusiva del popolo è il punto di partenza e la base ideologica di una continua campagna di agitazione contro determinate persone o gruppi, i quali vengono diffamati e denigrati in modo generalizzato, alimentando paure e rigetto irrazionali nei loro confronti. Questo si manifesta nelle numerose dichiarazioni ostili agli stranieri, alle minoranze, all'Islam e ai musulmani da parte dei dirigenti del partito. In particolare, la costante propaganda contro rifugiati e migranti favorisce la diffusione e il rafforzamento di pregiudizi, risentimenti e paure nei confronti di queste persone. Il disprezzo verso tali gruppi si manifesta anche nell'uso generalizzante di termini come 'migranti con il coltello' e nell'attribuzione di una presunta inclinazione alla violenza fondata su criteri etnico-culturali da parte di membri di spicco dell’Afd", si legge ancora.
L'analisi del Bfv ha incluso le attività dell'Afd durante le ultime tre campagne elettorali regionali, la ristrutturazione del rapporto tra il partito e la sua giovanile dichiaratamente estremista di destra, la “Junge Alternative”, nonché la campagna elettorale per le elezioni federali anticipate e la successiva formazione del gruppo parlamentare Afd nel nuovo Bundestag.
Afd: "Intervento politico, ci difenderemo"
Per l’Afd, “la decisione dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione è un duro colpo per la democrazia tedesca”, si legge in un comunicato pubblicato sui social dai due portavoce federali, Alice Weidel e Tino Chrupalla. “Poco prima del cambio di governo - continuano - l’Afd viene pubblicamente screditata e criminalizzata. Si tratta di un intervento chiaramente motivato politicamente”. Poi hanno annunciato che faranno ricorso in tribunale: “L’Afd continuerà a difendersi per via giudiziaria da queste diffamazioni che mettono a repentaglio la democrazia”. Per il vicepresidente, Stephan Brandner, la classificazione dell’intelligence è una “completa idiozia” che “non ha nulla a che fare con il diritto e la legge ed è puramente politica nella lotta dei partiti di cartello. Tuttavia - ha aggiunto - c’era da aspettarsi una misura ingiusta contro l’unica forza di opposizione”.
La politica frena sulla messa al bando
La messa al bando è una possibilità che però, allo stato attuale, non sembra volersi percorrere. La ministra dell’Interno, Nancy Faeser, ha ribadito che, “nonostante non si dovrebbe escludere nulla”, “non c’è alcun automatismo”, per poi ribadire come “non vi è stata alcuna influenza politica sul nuovo rapporto”. Anche l’ormai ex cancelliere, Olaf Scholz, frena sulla possibilità. “Penso che che sia una questione in cui non dovremmo affrettarci”, ha dichiarato, ricordando che “la Corte costituzionale ha respinto tutte le recenti richieste di vietare” Afd. Ma il populismo di destra”, ha aggiunto Scholz, “non è un fenomeno esclusivo della Germania” e va preso “molto sul serio”.
Sul caso è intervenuto anche l’ex presidente russo, Dmitry Medvedev, che - non è un mistero - è uno dei “falchi” di Mosca e guarda di buon occhio al boom dei partiti di estrema destra del Vecchio Continente. “L’Afd è ora considerata un’organizzazione estremista che minaccia la democrazia - ha scritto su X -. Parole forti da usare contro un partito parlamentare. A quanto pare - ha scritto, ironizzando - la Cdu/Csu, la Sed e altri partiti tedeschi di basso livello considerano estremisti quelli con i voti più alti”.