Il 22 ottobre il premier aveva giurato: "Entro dieci giorni tutto a posto". Siamo andati a vedere se la promessa è stata mantenuta. L'immagine qui sotto, scattata lunedì a Napoli, rende l'idea del risultato (Immagini di Giuseppe Carotenuto)

Rifiuti, l'ultima bugia di B.

"Prevediamo che in dieci giorni la situazione possa tornare nella norma. Entro dieci giorni dalla discarica di Terzigno non proverranno odori o miasmi, che giustamente hanno preoccupato e preoccupano la popolazione". Così parlò il premier Silvio Berlusconi, uscito sorridente dal Consiglio dei ministri del 22 ottobre scorso, mentre attorno alla discarica infuriavano gli scontri. "Le cave saranno coperte di terra e si potrà impiantarvi boschi o parchi", aveva aggiunto rassicurante il presidente del Consiglio.

Sulla situazione a Napoli, invece, il Cavaliere si era espresso il 28 ottobre, nel giorno della sua visita all'impianto di Acerra, dov'era andato a presiedere una riunione sull'emergenza con Guido Bertolaso: "Entro tre giorni Napoli sarà ripulita".

Entrambi gli appuntamenti, dunque, erano per il primo novembre: doveva essere il giorno del nuovo miracolo.

Ebbene, lunedì Napoli si è svegliata trovando per strada 2.200 tonnellate di sacchetti, coreografia maleodorante di questo ponte di Ognissanti. E le immagini che si ripetono lungo le diverse zone sono sempre le stesse: cumuli, enormi, che coprono interi tratti di strada. Solo nella notte tra domenica e lunedi'. sono stati 40 gli interventi dei Vigili del Fuoco per spegnere gli incendi dati ai cassonetti.

L'Asia, l'azienda comunale che si occupa della raccolta in città, è costretta a tenere 50 camion pieni di spazzatura stipati nei depositi: "Non sappiamo dove andare a scaricare", spiega a "L'espresso" l'assessore Paolo Giacomelli. "Ci avevano indicato Taverna del Re ma la situazione, ora, non lo permette: meglio tenerli dentro ed evitare quel che ci è successo a Terzigno due settimane fa".

Il piano del Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, prevede che per i prossimi 30 giorni i rifiuti di Napoli vadano a Giugliano, ammassati nella mega-piattaforma creata per accogliere 5 milioni di rifiuti impacchettati nelle ormai famigerate ecoballe. Due anni fa, il sottosegretario e il Presidente del Consiglio, avevano chiesto l'ultimo sforzo a quella terra martoriata da sversamenti, leciti e illeciti: "Successivamente si procederà alla definitiva chiusura del sito di Taverna del re senza ulteriori conferimenti se non in virtù di un espresso provvedimento di legge", è scritto nero su bianco su un protocollo di intesa siglato dal capo della Protezione Civile.

Così, dopo l'annuncio della riapertura dell'impianto, da tre giorni il sito è presidiato dai cittadini e ora, anche le "mamme vulcaniche", animatrici della protesta sul Vesuvio, hanno attraversato l'intera provincia, da parte a parte, per essere accanto alla popolazione di Giugliano.

Una protesta pacifica, dove però non sono mancate le tensioni con le forze dell'ordine: un manifestante, lunedì mattina, è finito all'ospedale con il setto nasale fratturato. Alla fine, solo cinque camion carichi di rifiuti son riusciti a passare. Il resto è stato costretto a tornare indietro.

A Terzigno, intanto, c'è attesa per l'arrivo dei rifiuti dei comuni della provincia. Al presidio della Rotonda Panoramica di Boscoreale cresce l'attesa. L'ala più intransigente pretende di bloccare il passaggio, nonostante sembra ormai scongiurata l'ipotesi di apertura di una seconda discarica. Blocchi, tensioni, spazi insufficienti e sacchetti per le strade, l'inceneritore di Acerra ancora a mezzo servizio e gli impianti di tritovagliatura dei rifiuti praticamente out: è crisi vera.

Meno male che per Berlusconi l'emergenza doveva finire il primo novembre.

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