Arrivano i primi obblighi per le web tv e web radio e a metà dicembre si passerà a discutere di regole più severe contro la pirateria su internet. Sono queste le decisioni prese oggi dall'Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), in conseguenza del decreto Romani sull'audiovisivo (di Paolo Romani, all'epoca viceministro allo Sviluppo Economico). "Un decreto la cui pericolosità è stata allora ampiamente sottovalutata. Adesso se ne vedono i frutti", commenta Vincenzo Vita (PD). Romani infatti chiedeva ad Agcom, con il decreto, di stabilire i regolamenti su web tv/web radio e pirateria.
E' stato un iter colpito da forti polemiche provenienti dal mondo politico. L'accusa, ad Agcom e a Romani, era di voler soffocare la libertà di espressione su internet e di mettere a rischio l'esistenza di emittenti web, potenziali minacce per le tv tradizionali.
Le decisioni di Agcom risentono delle polemiche dei giorni scorsi. Il nuovo regolamento su web tv e web radio infatti è più moderato rispetto alle precedenti versioni. Sono soggetti ai nuovi obblighi solo le emittenti che fatturano, da quest'attività, oltre 100 mila euro annui. Per cominciare, dovranno comunicare all'Autorità l'inizio delle trasmissioni, poi versare 500 (web tv) o 250 euro (web radio).
Agcom ha ridotto questi importi, rispetto alle prime versioni, dove peraltro le regole riguardavano anche i soggetti minori. Quelle che fatturano oltre 100 mila euro dovranno rispettare inoltre tutti gli obblighi delle emittenti tradizionali: tetti pubblicitari, obbligo di rettifica, tutela dei minori, iscrizione a un registro, registrazione dei programmi, tra le altre cose. Il tutto vale sia per le emittenti con video/audio on demand sia per quelle con palinsesto. Il regolamento dice che i siti tipo YouTube, cioè con video generati dagli utenti, sono soggetti alle norme se c'è una responsabilità editoriale da parte del portale e se questo fa concorrenza alla tv tradizionale. Due criteri che non sarà facile determinare, caso per caso.
Sono contrari al nuovo regolamento Vita, Paolo Gentiloni (Pd) e i consiglieri Agcom Nicola D'Angelo e Michele Lauria, che infatti vi hanno votato contro. Il motivo è che considerano sbagliato comunque estendere a internet gli obblighi delle emittenti tradizionali.
Questo è quanto richiesto, tuttavia, dal decreto Romani, quindi il margine di manovra di Agcom era limitato. Il Romani le lasciava invece carta bianca per stabilire norme più severe contro la pirateria online. L'Autorità aveva redatto una bozza di regolamento, trapelata online e subito fortemente contestata da molti esponenti dell'opposizione, tra cui Gentiloni, Roberto Rao (Udc), Antonio Di Pietro (Idv). Si leggevano infatti norme giudicate "incostituzionali" e "inapplicabili o pericolose per il funzionamento stesso di internet".
Sono giudizi presenti, tra l'altro, nella lettera di protesta inviata da tre consiglieri Agcom (D'Angelo, Lauria, Sortino) al loro presidente Corrado Calabrò. Tra le altre cose, l'Autorità si arrogava il diritto di oscurare i siti associabili alla pirateria, senza passare da un'autorità giudiziaria, e di bloccare le "porte ip del peer to peer", cioè quelle usate dagli utenti per scambiare file.
Questo testo è destinato quindi a subite modifiche sostanziali, che saranno discusse a metà dicembre, per arrivare poi a un regolamento che sarà sottoposto a consultazione pubblica, durante la quale Agcom ascolterà i pareri dei soggetti interessati. Solo alla fine di quest'iter, giungerà al provvedimento finale. Ma, per adesso, anche solo il rinvio deciso oggi è considerabile una vittoria per chi contestava le nuove regole.
Tasse15.01.2016
Canone Rai, guida al pagamento