"Non credo che il delitto c'entri con gli eventuali abusi e ricatti sessuali nella caserma dell'Esercito di Ascoli Piceno", spiega l'avvocato della famiglia Rea, Mauro Gionni. L'omicidio della moglie del caporal maggiore Salvatore Parolisi ha fatto scoprire gli intrecci tra istruttori e reclute. L'uomo adesso è in cella. E nella ricostruzione dell'accusa il movente del delitto sarebbe la relazione tra il sottufficiale e un'allieva, ora in servizio in un altro reparto. Ma secondo il legale potrebbe esserci altro.

La chiave si potrebbe racchiudere in quelle parole di Melania al marito: "Mi fai schifo, il nostro rapporto è finito, sei una monnezza, ti rovino". La giovane donna - stando a quanto le amiche hanno riferito al magistrato - le avrebbe pronunciate quando venne a sapere dei tradimenti di Parolisi. Forse la donna avrebbe potuto informare i suoi superiori, danneggiando la carriera militare. Tuttavia "c'era un gran movimento di donne e uomini dentro quella caserma", confermano avvocati e magistrati. E forse c'è un segreto inconfessabile, contenuto in una frase dello zio di Melania, che parlando del computer usato da Parolisi dice: "Ho trovato roba incredibile, c'erano foto che non posso descrivere".

Gli inquirenti seguono anche questa pista: la donna avrebbe scoperto che il marito chattava e avrebbe intrattenuto rapporti con transessuali. Qualcosa che per Melania avrebbe significato il superamento di ogni limite.

P. T.

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