Pubblicità
Attualità
ottobre, 2011

E Parolisi chattava anche con i trans

"Non credo che il delitto c'entri con gli eventuali abusi e ricatti sessuali nella caserma dell'Esercito di Ascoli Piceno", spiega l'avvocato della famiglia Rea, Mauro Gionni. L'omicidio della moglie del caporal maggiore Salvatore Parolisi ha fatto scoprire gli intrecci tra istruttori e reclute. L'uomo adesso è in cella. E nella ricostruzione dell'accusa il movente del delitto sarebbe la relazione tra il sottufficiale e un'allieva, ora in servizio in un altro reparto. Ma secondo il legale potrebbe esserci altro.

La chiave si potrebbe racchiudere in quelle parole di Melania al marito: "Mi fai schifo, il nostro rapporto è finito, sei una monnezza, ti rovino". La giovane donna - stando a quanto le amiche hanno riferito al magistrato - le avrebbe pronunciate quando venne a sapere dei tradimenti di Parolisi. Forse la donna avrebbe potuto informare i suoi superiori, danneggiando la carriera militare. Tuttavia "c'era un gran movimento di donne e uomini dentro quella caserma", confermano avvocati e magistrati. E forse c'è un segreto inconfessabile, contenuto in una frase dello zio di Melania, che parlando del computer usato da Parolisi dice: "Ho trovato roba incredibile, c'erano foto che non posso descrivere".

Gli inquirenti seguono anche questa pista: la donna avrebbe scoperto che il marito chattava e avrebbe intrattenuto rapporti con transessuali. Qualcosa che per Melania avrebbe significato il superamento di ogni limite.

P. T.

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità