Che lo Stato italiano sia molto generoso con la Chiesa Cattolica non è un segreto: otto per mille, esenzione di Ici e Ires, fondi alle scuole paritarie, stipendi agli insegnanti di religione e ai cappellani militari sono solo alcune delle voci note. Quasi sconosciuta è invece la generosità dei singoli comuni verso le locali diocesi, che da questi ricevono ogni anno decine di milioni di euro attraverso una quota degli oneri di urbanizzazione secondaria: una torta che, secondo una stima prudente dell'Espresso, vale non meno di 70-80 milioni di euro in tutta Italia.
Per capire come funziona questo sistema serve fare un passo indietro. Ogni volta che un cittadino si appresta a edificare una struttura o a ristrutturarla, versa al Comune una serie di tasse, tra cui gli oneri per l'urbanizzazione primaria e secondaria. I primi sono legati a quei servizi per il funzionamento della struttura: dall'allacciamento alla rete fognaria a quello alla rete elettrica. Sono invece opere di urbanizzazione secondaria i servizi sociali indispensabili per una comunità: dagli asili nido ai mercati, dalle scuole agli uffici comunali, passando appunto per le chiese e gli edifici di culto.
Questo balzello sull'edilizia è una delle principali fonti di entrata per gli enti locali che però, nonostante i conti sempre più in rosso, devono anche dividere con gli enti religiosi. L'Espresso è andato allora a verificare nei bilanci dei più grandi comuni italiani a quanto ammontano questi fondi, in modo da poter stimare per la prima volta l'entità di questa spesa.
Il comune più generoso con la Chiesa risulta essere quello di Milano, che dal 2006 al 2010 ha versato alla curia meneghina quasi 15 milioni di euro e, nel solo 2010, ha sborsato 3 milioni e seicentomila euro. Un po' meno fondi arrivano invece dal Comune di Roma, che nel 2008 (ultimo anno di cui abbiamo ottenuto i dati) ha versato oltre 2 milioni e mezzo di euro. Più staccate le altre città, con Torino che dal 2006 ha versato 7 milioni e mezzo di euro (un milione nel 2010), Firenze quasi mezzo milione nel 2009, Bologna quasi 380mila euro nel 2010, Venezia 300mila euro nell'ultimo anno, Bari 269mila euro nel 2009, fino a Genova con 100mila euro nel 2010.
A stabilire la quota di oneri che ogni comune deve versare agli enti di culto sono le diverse leggi regionali, che nella gran parte dei casi specificano una percentuale degli oneri complessivi sotto la quale non è possibile scendere o, raramente, delegano ai consigli comunali la scelta di quanto destinare. La percentuale di oneri che va alle religioni oscilla di norma tra il 7 e il 9% delle tasse sull'urbanizzazione secondaria.
Non esistendo una normativa nazionale però, ogni regione decide da sola: si scopre così che quella più generosa è la "rossa" Toscana, che stabilisce per legge una quota non inferiore al 9% degli oneri agli edifici di culto. Lombardia e Veneto destinano l'8%, mentre Emilia-Romagna, Puglia e Liguria si fermano al 7%. Il Piemonte prevede invece che ogni consiglio comunale decida per sé, mentre la Campania non risulta avere destinato per legge una quota fissa degli oneri all'edilizia di culto, anche se la regione non manca di finanziare attraverso formule diverse questo settore (per cui nel 2006 ha stanziato 3 milioni di euro ).
Analizzando le varie leggi regionali si scopre poi che la definizione di "edifici di culto" può essere piuttosto estensiva. La Regione Lombardia ad esempio, all'articolo 73 della legge del 11/2005, specifica che tra le "attrezzature di interesse comune per fini religiosi" rientrano anche gli "immobili destinati all'abitazione dei ministri di culto", cioè le case dei preti.
Dando un'occhiata ai singoli bilanci poi, quando i i comuni forniscono il dettaglio delle voci, si viene a conoscenza di spese quantomeno originali. A Venezia sono stati erogati alla chiesa di San Giovanni Battista in Bragora 10mila euro per "ripristino parte lignea finestre, vetri piombati e protezioni antipiccioni", 30mila euro per il "campo da calcio del patronato di Santo Stefano protomartire", o 20mila euro per "adeguamento cucina e servizi igenici" del patronato di San Giuseppe.
La destinazione degli oneri di urbanizzazione secondaria non riguarda comunque solo la Chiesa Cattolica, ma tutte le confessioni in qualche modo presenti sul territorio. Dai bilanci consultati dall'Espresso emerge però come gli altri culti ricevano poche migliaia di euro del totale, mentre alla Chiesa sono riservati una percentuale tra il 95 e il 100% dei fondi destinati all'edilizia di culto. Fondi di cui, vale la pena sottolinearlo, gran parte dei cittadini non è eppure a conoscenza e che l'associazione Uaar sta cercando da alcuni anni di ricostruire nel dettaglio.
Ma oltre al danno economico per i comuni, sempre più a corto di fondi per garantire servizi ai cittadini, questi oneri hanno anche il sapore di una beffa. Si, perché quei 70 - 80 milioni di euro stimabili che vengono versati ogni anno dagli enti locali in realtà la Chiesa Cattolica, e la Cei nello specifico, potrebbero senza difficoltà recuperarli dalle proprie casseforti. E questo può essere dimostrato dando un'occhiata ai bilanci della Conferenza Episcopale Italiana.
Nel 2011 infatti, i vescovi hanno messo a bilancio oltre un miliardo e cento milioni di euro di entrate derivanti dall'otto per mille destinato alla Chiesa Cattolica. Di questo tesoro, 190 milioni di euro solo nell'ultimo anno sono stati destinati all'edilizia di culto: 120 milioni per le nuove costruzioni e 65 milioni per le ristrutturazioni. Cifre già superiori a quanto erogano i comuni direttamente quindi. Ma sul miliardo abbondante di entrate dall'otto per mille, la Cei nel 2011 ha anche previsto un accantonamento di 55 milioni di euro "a futura destinazione, per culto pastorale e carità", voci che al loro interno prevedono anche l'edilizia.
Utilizzando i fondi accantonati, la Chiesa potrebbe quindi fare a meno di quanto concessole dai Comuni e, magari con qualche altro sacrificio (costruire una decina di cappelle in meno), potrebbe provare a rinunciare anche a quei 50 milioni di euro aggiuntivi che finiscono nella ristrutturazione di beni ecclesiastici e vengono invece presi dall'otto per mille destinato allo Stato (come già scritto dall'Espresso).
Resta ora da capire se il presidente della Cei Angelo Bagnasco, disponibile a parlare di Ici, mostrerà "disponibilità" a rivedere anche questi privilegi.
Attualità
12 dicembre, 2011Non ci sono solo finanziamenti ed esenzioni a carico dello Stato. Ci sono anche le decine di milioni che gli enti locali versano alla Chiesa. Ecco, in esclusiva, i casi di otto città, da Milano a Roma, da Torino e Firenze
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