L'ex ministro l'ha fatto costruire con 50 milioni di euro pubblici nella sua Albenga. Ma serve solo per alimentare la sua rete di potere e di clientele locali

Il pilota di Formula Uno Robert Kubica si schianta durante un rally vicino ad Andora lo scorso febbraio. L'elicottero del soccorso arriva presto. I medici fanno fatica a estrarre il corpo, avvolto dalle lamiere di una Skoda ormai distrutta. Appena riescono a tirarlo fuori, volano a una trentina di chilometri di distanza. Superano l'ospedale Nostra Signora di Misericordia di Albenga e atterrano sull'eliporto del Santa Corona di Pietra Ligure. Il pilota è svenuto; tendini, muscoli e nervi del braccio destro sono dilaniati. L'intervento dura sette ore, in sala operatoria due squadre di chirurghi si alternano senza pausa. Ricostruiscono tutto, dalla spalla al polso. Due mesi e mezzo dopo Kubica lascia il Santa Corona per iniziare una lunga riabilitazione, che forse gli permetterà di correre ancora. Il manager del campione, Daniele Morelli, non risparmia lodi: "Non dimenticheremo mai l'aiuto e il sostegno che qui a Pietra ci hanno dato. Robert sarà ambasciatore internazionale di questo ospedale".

A chiunque conosca questa fetta d'Italia intorno al savonese, in estate affollata di piemontesi e lombardi in ferie, la corsa a Pietra Ligure è parsa l'unica soluzione possibile. Perché tutti i casi più disperati, dal confine francese alla provincia di Savona, finiscono lì. Dove c'è un Trauma Center di assoluta avanguardia. Non dovrebbe nemmeno esistere competizione con il pur moderno e pulito, ma piccolo ospedale di Albenga. Eppure fra le due strutture, distanti la miseria di 12 chilometri e 20 minuti di macchina, è in atto una guerra infinita. Una delle tante faide di campanile scatenate in tutta la Penisola dall'esigenza di razionalizzare la rete ospedaliera, aggravata oggi dai tagli alla sanità, una scure che dalla Sicilia al Veneto sta radendo al suolo 200 ospedali giudicati minori o amputandone alcuni reparti. E ha acceso la mobilitazione di comitati civici, padrini politici e medici più o meno di rango, pronti a difendere il loro nosocomio con motivazioni più o meno fondate. Proteste a volte clamorose, come le donne scese in piazza con il pancione a Domodossola per difendere la locale maternità o la folla di Torre del Greco che è arrivata a bloccare l'autostrada Salerno-Reggio Calabria per tutelare il nosocomio campano.

Ma il conflitto che oppone Albenga a Pietra Ligure è una vicenda che permette di leggere in filigrana la commedia degli equivoci e delle malafedi che va in scena in molte zone del Paese. Perché quello di Albenga è un ospedale nuovo di zecca, inaugurato solo tre anni fa, costato oltre 50 milioni di euro e voluto dal vecchio asse di potere regionale che univa il ministro Claudio Scajola al governatore Sandro Biasotti. Il tutto nonostante si trovasse a una manciata di chilometri - collegati da un'autostrada, una statale e una linea ferroviaria - dal munitissimo centro di Pietra Ligure. Appena un anno dopo l'apertura, è arrivato l'ordine di ridimensionarlo. Colpa del taglio di 142 milioni al fondo sanitario regionale nel biennio 2010-2011. Troppi soldi vengono così a mancare, in questa Liguria che nel capitolo "salute" ha conti in bilico. L'attuale giunta di centrosinistra guidata da Claudio Burlando ha cominciato la caccia ai risparmi. Ecco allora il primo passo, pensano il governatore e l'assessore alla sanità Claudio Montaldo: declassare il pronto soccorso di Albenga a punto di primo intervento. Il ragionamento pare logico: visto che i pazienti più gravi, come Kubica, già oggi finiscono a Pietra Ligure, tanto vale depotenziare il vicino pronto soccorso del Santa Misericordia, che come punto di primo intervento non avrebbe bisogno di medici specializzati, anestesisti e addetti alla diagnostica reperibili 24 ore su 24. Figure, tra l'altro, carenti ad Albenga. In realtà questa trasformazione è solo l'inizio di una riorganizzazione generale che vorrebbe trasformare radicalmente le due realtà, oggi unite sul piano amministrativo nel Presidio ospedaliero di Albenga - Pietra Ligure.

In Regione però non hanno fatto i conti con la reazione del territorio. L'agguerrita sindaco leghista di Albenga Rosy Guarnieri ha riunito i primi cittadini di altri 20 piccoli comuni del circondario e ha bloccato tutto fino all'autunno. Nessuno vuole dispiacere il proprio elettorato, né veder sparire personale dal proprio ospedale: la riorganizzazione sanitaria è diventata subito lotta di campanile. E intorno alla rivolta dei sindaci si è cementata una maggioranza trasversale forte del sostegno dei consiglieri regionali di centrosinistra eletti a Savona, Nino Miceli del Partito democratico e Stefano Quaini dell'Italia dei Valori. Tanto che la maggioranza di Burlando ha deciso di rinviare il provvedimento, usando come scusa l'emergenza estiva che decuplica il numero dei residenti. Ma in spiaggia gli ombrelloni non ci sono più mentre i due ospedali stanno lì, a 20 minuti l'uno dall'altro. Oltre al pronto soccorso, i reparti fotocopia sono tanti.

Quando nel 2003 si decise di far nascere il Santa Misericordia, o meglio di ricostruirlo da zero alle porte di Albenga (25 mila abitanti, il secondo Comune per popolazione nella provincia di Savona), più voci fecero presente l'inutilità di creare un duplicato del più dotato polo di Pietra. Ma Scajola e Biasotti andarono avanti, fino all'inaugurazione solenne dell'ottobre 2008.

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Asl locale (risalenti a luglio 2009), nei suoi moderni cinque piani, Albenga conta 123 posti letto più altri 34 posti "tecnici". È vero che negli anni scorsi tanti ortopedici di fama si sono spostati in Piemonte e Lombardia, e che i cittadini li hanno seguiti, ma oggi la Regione ha fatto in modo che i medici rientrassero ad Albenga e conta che i pazienti li seguiranno a ruota. Non solo: il Santa Misericordia ha un costoso reparto di rianimazione 24 ore su 24 appena entrato in funzione. Secondo la Guarnieri, insomma, ha addirittura le carte in regola per diventare l'ospedale unico del Ponente ligure.

Peccato che a 12 chilometri di distanza, percorribili su due strade diverse (autostrada A10 e via Aurelia) o con il treno, c'è il Santa Corona. Che è un grande ospedale, "hub" nel linguaggio tecnico che ricalca quello aeroportuale, con tutti i pregi e i difetti della vecchia impostazione fatta di padiglioni. Alcuni vecchi, sporchi e fatiscenti. È però l'unico in tutta la Liguria, insieme al San Martino di Genova, ad avere il massimo di attrezzature e personale che un pronto soccorso possa offrire. E non solo: al Santa Corona oltre al Trauma Center c'è un moderno reparto di Malattie infettive e ortopedia settica (si occupa anche di infezioni causate da protesi), unico insieme all'ospedale pediatrico Gaslini di Genova capace di attirare il 50 per cento dei suoi pazienti da fuori regione. C'è il centro di neuroscienze, la medicina nucleare, la chirurgia vertebrale e l'unità spinale unipolare, dove vanno a fare la riabilitazione le persone con lesioni del midollo spinale. Sempre secondo i dati 2009 della Asl, conta 512 posti letto più 18 posti tecnici, oltre quattro volte il Santa Misericordia.

Insomma i due ospedali sono imparagonabili e la giunta Burlando ha scoperto le carte. Il Santa Corona dovrà diventare centro di emergenza/urgenza e allo stesso tempo punto di riferimento per interventi iper specializzati. Il Santa Misericordia sede per medici di base e operazioni cosiddette d'elezione, cioè programmate. Prima tappa, il declassamento del pronto soccorso di Albenga. Dove, peraltro, il 25 per cento dei pazienti soccorsi è da codice bianco.

La lotta per il territorio, però, rischia di mandare tutto in fumo. Da una parte il sindaco leghista di Albenga e i piccoli, fedelissimi alleati, dall'altra la giunta regionale di sinistra alle prese con una misura fra le più impopolari. Non a caso l'Idv in Regione non vuole votare a favore del declassamento, oltre a tutta l'opposizione. In mezzo al guado il sindaco di Pietra Ligure (lista civica con maggioranza di centrodestra) Luigi De Vincenzi, attento a difendere la posizione di vantaggio. Poi Franco Bonanni, direttore generale prima e ora commissario straordinario dell'influente agenzia regionale sanitaria della Liguria, ma anche ex direttore della Asl di Savona. E in mezzo gli interessi in termini di poltrone, posti da primario, dipendenti e forniture: insomma, una bella quantità di voti. Tanto che adesso la partita a scacchi tra gli schieramenti potrebbe chiudersi con lo stallo. I due ospedali fotocopia, seppur su scala ridotta, continuano ad andare avanti come al solito.

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