La sua ultima vittoria l'ha celebrata l'11 dicembre scorso. Quel giorno, Loreno Bittarelli, caporione dei 7.800 tassinari romani, ha potuto inviare ai suoi una lettera di quattro pagine fitte con la quale li rassicurava: la manovra del governo Monti, che ufficialmente sarebbe stata varata solo 72 ore più tardi, non avrebbe intaccato la loro rendita di posizione. Bittarelli, presidente della cooperativa del 3570, la più grande centrale di radio-taxi d'Europa, s'era mosso per tempo per scongiurare ogni rischio. E, come sempre, aveva giocato di sponda con il suo principale referente politico, Maurizio Gasparri. Il capo dei senatori del Pdl si era assunto il compito di lavorare ai fianchi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, che pure da numero uno dell'Antitrust non era stato tenero con la categoria degli autisti di piazza. Poi aveva portato Bittarelli dal presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Alla fine, il padre-padrone del 3570 era stato ricevuto dal segretario generale della presidenza del Consiglio, Manlio Strano che, a nome di Catricalà, gli aveva annunciato con congruo anticipo: "Per ora non se ne fa nulla". Davanti alla minaccia di uno sciopero nei giorni cruciali dello shopping natalizio, la strombazzata liberalizzazione del settore era così tornata prontamente nel cassetto. I tassinari italiani avevano rinfoderato le armi. E, mentre Bittarelli, umbro di Castiglione del Lago, era andato a godersi la vittoria nel suo buen retiro, Monti aveva dovuto incassare una magra figura davanti all'opinione pubblica.
Cinquantadue anni, cacciatore incallito ed esperto informatico, una passione per la fisarmonica, l'ex "Siena 13", che oggi cerca di aggirare il traffico cittadino con uno scooter e si presenta ai giornalisti scortato da un'addetta-stampa, accetta di buon grado la definizione di falco. E politicamente dice di sé: "Sono un anticomunista e un tempo mi riconoscevo nella vecchia Dc. Poi, come il 90 per cento della categoria, mi sono spostato a destra, più per legittima difesa che per convinzione". Nel 2008 i suoi colleghi hanno chiesto a Silvio Berlusconi di portarlo in parlamento. Lui s'è ritrovato nella lista del Lazio per il Senato. E non ce l'ha fatta solo per poco, risultando il secondo dei non eletti. Così, è tornato nel quartier generale del 3570, una proprietà di 12 mila metri quadrati con al centro una villa di 1.200 metri e una piscina, appartenuti all'attore Roger Moore e comprati nel 2003 per 2 milioni e mezzo ("Un affarone", si frega le mani). Al vertice della compagna Bittarelli è arrivato nel 1999. L'anno successivo ha organizzato il giubileo dei tassisti, trascinandone a Roma migliaia da tutta Europa e ottenendo di essere ricevuto dal papa, cui ha consegnato le chiavi di un fuoristrada per le missioni in Africa.
Da allora Bittarelli, che nel 2006 ha fondato il maggiore sindacato di categoria, l'Uritaxi (12 mila tessere), non s'è più fermato.
S. L.